Misure di sicurezza psichiatriche. Antigone: “Pronuncia della Corte salva la riforma, ora però servono nuovi investimenti”

opgA pochissimi giorni dalla decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condannava l’Italia per avere tenuto una persona in carcere senza titolo, nonostante le sue precarie condizioni psichiche (caso Sy contro Italia), arriva l’attesa pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità del sistema delle Rems e delle “misure di sicurezza psichiatriche”. La Consulta, interrogata dal giudice di Tivoli, aveva dapprima emesso un’ordinanza in cui chiedeva dati e elementi di valutazione ai ministeri competenti. 

Sulla base anche delle informazioni fornite, il ricorso è stato rigettato, dunque “salvando” l’intero sistema delle misure di sicurezza psichiatriche, ma sollevando alcune criticità che richiederanno un intervento legislativo. 

“Queste due decisioni, quella della Corte europea e della Corte Costituzionale danno indicazioni su un percorso che Governo e Parlamento devono seguire per evitare altre condanne e nuove violazioni dei diritti fondamentali. È molto significativo che entrambi le Corti sottolineando l’esigenza di aumentare il dialogo tra la magistratura e gli operatori sanitari per trovare le soluzioni migliori per i singoli casi. Troppo spesso tra magistratura e servizi psichiatrici si crea un inutile braccio di ferro. Il senso della riforma è chiaro, non esistono solo le Rems, così come non esistevano solo gli Opg, vanno prese in considerazione anche altre soluzioni, di tipo comunitario o residenziale. Ora Governo e parlamento hanno a disposizione tutti gli elementi per mettere in campo alcuni correttivi. Oggi è chiaro che nessuno può pensare di risolvere la questione semplicemente aprendo più Rems. Uno dei passaggi più significati scritti dalla Corte riguarda la grave mancanza di risorse che colpisce, in tutta Italia, i servizi di salute mentale, destinatari di meno del 3% dell’intero budget del Servizio sanitario nazionale. Una scelta che pone l’Italia agli ultimi posti nel panorama europeo. Senza investimenti, è difficile fare le riforme”. 

Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

Carceri. L’Italia condannata per aver tenuto in carcere uomo con gravi patologie psichiatriche

carceriNonostante i tribunali nazionali e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) avessero ordinato il trasferimento in un centro dove potesse essere curato, un uomo con gravi problemi psichiatrici è stato trattenuto in carcere. Per questo la stessa Corte Europea ha oggi condannato l'Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea, ovvero per trattamenti inumani e degradanti. Oltre all’articolo 3 il nostro Paese è stato condannato anche per la violazione dell’articolo 5 comma 1, riguardante il periodo di detenzione illegittima; la violazione dell'articolo 5 comma 5, relativamente al mancato riconoscimento del diritto al risarcimento); dell’articolo 6 comma 1 (diritto a un processo equo) e l’articolo 34 (diritto di ricorso individuale). 

“Non si può tenere una persona in carcere senza titolo, se il suo stato di salute è incompatibile con la detenzione e se ha bisogno di cure. La decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è solo uno dei tanti casi simili pendenti che riguardano la questione delle persone con patologie psichiatriche nel circuito penale. E a giorni si aspetta anche la sentenza della Corte Costituzionale (ordinanza 131/2021)”, ricorda Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, il cui lavoro, insieme a quello della società civile in generale, è stato molto intenso sul tema e viene esplicitamente citato dalla Corte nella sua decisione. 

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I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021

cop-RAPPORTO-CRC-724x1024Il Gruppo CRC pubblica la seconda edizione del Rapporto “I dati regione per regione 2021”, a distanza esatta di tre anni dalla prima. 

La pubblicazione - a cui anche Antigone ha collaborato - affianca l’analisi nazionale sviluppata nel Rapporto annuale di monitoraggio con l’obiettivo di offrire una fotografia regionale attraverso una serie di indicatori che sintetizzano le principali informazioni ad oggi disponibili a livello regionale. Partendo dai contenuti dei rapporti annuali di monitoraggio, sono stati individuati sette raggruppamenti tematici, due in più rispetto alla prima edizione. 

Fin dall’inizio questa pubblicazione è stata vista come un nuovo modo per il Gruppo CRC di sollecitare e dare un contributo alle istituzioni locali, attraverso informazioni utili a comprendere le condizioni in cui vivono i bambini e gli adolescenti nelle nostre regioni al fine di migliorare la capacità di tutela e di effettiva promozione dei diritti dell’infanzia su tutto il territorio nazionale. 

La pubblicazione è organizzata in schede regionali che offrono dati sintetici e comparabili relativi alle aree tematiche individuate. Ciascuna scheda illustra il dato relativo a ogni regione mettendolo a confronto con quello nazionale, per evidenziare le specificità regionali rispetto alle tendenze medie  presenti nel nostro Paese. 

Per facilitare la comprensione dell’andamento nel tempo dei diversi indicatori, è stata aggiunta la tendenza del dato rispetto a quelli raccolti nella precedente edizione, sia a livello regionale che a livello nazionale.

Qui il rapporto completo

Carceri: oltre 1.500 detenuti positivi al Covid-19. Antigone: "misure urgenti su sovraffollamento e riforme"

carcere centro medicoSono oltre 1.500 i detenuti positivi al Covid-19 negli istituti di pena italiani (per la precisione 1.532). Erano meno di 200 all'inizio di dicembre. A loro si aggiungono i quasi 1.500 operatori (agenti e funzionari), anch'essi contagiati dal coronavirus. La variante Omicron ha portato ad un'impennata dei contagi anche in carcere, dove la popolazione detenuta non ha ancora ricevuto nella sua interezza la terza dose del vaccino (va ricordato che i detenuti, alla partenza della campagna vaccinale furono inseriti tra le categorie prioritarie) e la cui situazione di salute, in molti casi, non è ottimale a causa di patologie pregresse. 

A questo quadro si aggiungono le informazioni che arrivano da alcuni istituti, dove pare sia saltata la possibilità di separere positivi e negativi per l'assenza di spazi dove spostare proprio chi risulta contagiato. Inoltre, in altri casi, pare che le direzioni abbiano smesso di fornire mascherine nuove ai reclusi.  Aumenta la preoccupazione, anche a fronte di un numero di persone ristrette che, dopo il calo registrato allo scoppio della pandemia, ha ripreso lentamente a salire fino a tornare stabilmente sopra i 54.000 reclusi, a fronte di una capienza ufficiale di 50.000 posti (ma quella effettiva sappiamo essere inferiore per via di reparti chiusi o in ristrutturazione). 

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Commissione Ruotolo, le proposte che ridanno un senso al carcere

16616189218 441c0ed5e5 odi Patrizio Gonnella da il manifesto del 30 dicembre 2021

Finalmente!Nelle pagine della relazione conclusiva resa pubblica dalla «Commissione per l’innovazione penitenziaria» voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia e presieduta dal prof. Marco Ruotolo si intravede quella visione della pena che invece ci è sembrata drammaticamente smarrita negli ultimi anni. 

La Relazione si muove su più piani: quello delle proposte di riforma legislativa, quello delle proposte di riforma regolamentare e quello della gestione amministrativa. Nel nome di un pragmatismo, che non è in contraddizione con un’idea di pena fondata sul pieno rispetto della dignità umana, vengono nel dettaglio delineate le norme che dovrebbero essere approvate, a tutti i livelli, affinché il carcere non sia luogo di mera sofferenza, di vessazioni ingiustificate, di violenza. Indico qui, a scopo esemplificativo, tre proposte elaborate dalla Commissione che potrebbero avere un impatto significativo in termini di riduzione del danno prodotto dalla carcerazione. 

1) Viene prevista la possibilità per lo straniero di accedere dalla detenzione alle procedure per il rinnovo del permesso di soggiorno e per chiedere la protezione internazionale, pratica che oggi in non pochi istituti è vietata così aprendo la porta a espulsioni ingiustificate. Inoltre viene proposta la modifica della legge Bossi Fini nel senso che l’espulsione non dovrebbe essere mai disposta quando va a pregiudicare i risultati del percorso di reinserimento sociale del condannato. Un bel segnale in contro-tendenza rispetto alle tante cattiverie dette e fatte sul corpo dei migranti. 

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Carceri. Il 2021 nei nostri dati: "fondamentale rilanciare la strada delle riforme"

8197402220 564af88270 oIl 2021 è stato un anno di attesa per quanto riguarda il sistema penitenziario italiano. Colpito e sconvolto dal Covid-19 nel corso del 2020, quello che abbiamo potuto verificare nel corso di quest'anno è stato un tentativo di ritorno alla normalità che, purtroppo, non in tutti gli istituti è stato tale e non in tutti con la prontezza necessaria. 

Nel corso del 2021 l'osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione ha visitato 99 carceri per adulti, più della metà di quelli presenti in Italia, da Sciacca in Sicilia a Bolzano in Alto-Adige. Il più grande Napoli Poggioreale, con oltre 2.200 presenze, i più piccoli Lanusei in Sardegna e Grosseto in Toscana, entrambi con 28 presenti. Tra gli istituti visitati alcune delle situazioni più difficili da segnalare sono state rilevate nel carcere fiorentino di Sollicciano, dove sono stati registrati in media in un anno 105 atti di autolesionismo ogni 100 detenuti, o nel Lorusso Cotugno di Torino, dove nel reparto Sestante erano ristretti in condizioni inaccettabili 17 pazienti psichiatrici.   

Dalle nostre visite è emerso che in un terzo degli istituti visitati c'erano celle in cui i detenuti avevano meno di 3 mq a testa di spazio calpestabile, quindi al di sotto del limite per il quale la detenzione viene considerata inumana e degradante. Ma non è solo il dato dei metri quadri a destare preoccupazione. Nel 40% delle carceri che abbiamo monitorato c'erano infatti celle senza acqua calda e nel 54% celle senza doccia, come pure sarebbe previsto dal regolamento penitenziario ormai in vigore dal 2000. Mentre in 15 istituti non ci sono riscaldamenti funzionanti e in 5 il wc non è in un ambiente separato rispetto al luogo dove si dorme e vive. Altro dato importante è il fatto che il 34% degli istituti non abbia aree verdi per i colloqui nei mesi estivi.   

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Tante le proposte importanti dal lavoro della Commissione per l'innovazione penitenziaria

270230362 4382459825193878 3000347388503170235 nNel pieno rispetto dei tempi e del mandato ministeriale, la Commissione per l’innovazione penitenziaria presieduta dal prof. Marco Ruotolo ha chiuso i propri lavori e presentato, lo scorso mercoledì, la relazione finale. Tante le proposte che condividiamo e che avevamo inserito anche noi nel nostro documento propositivo sulla riforma del regolamento penitenziario. Le supporteremo con decisione affinché vengano approvate e applicate. Dalla previsione di più contatti telefonici e visivi con l’esterno al maggiore spazio assegnato alle tecnologie, dalla previsione di garanzie nei procedimenti disciplinari nei confronti delle persone detenute fino all’attenzione prestata alla sofferenza psichica. Sicuramente si tratta di un documento che va nella direzione auspicata della modernizzazione della pena e del rispetto del dettato costituzionale.

Chiediamo alle autorità politiche e amministrative di muoversi in tempi brevi per non disperdere questa grande opportunità che abbiamo di fronte.

La relazione è consultabile a questo link.

Iniziato il processo per le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

carcere-santa-maria-capua-vetere-ansaIeri si è tenuta nell’aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere l’udienza preliminare del processo sui fatti accaduti il 6 aprile del 2020 nell’istituto di pena sammaritano.

Sono gravissime le contestazioni mosse ai 108 imputati. I legali degli imputati erano tutti presenti. In particolare, tre difensori hanno eccepito difetti di notifica e per questo la loro posizione è stata momentaneamente stralciata e differita ad altra data per ulteriori verifiche. 

Purtroppo, hanno risposto all’appello del dott. D’Angelo un numero esiguo di difensori delle persone offese.  A fronte delle 178 persone offese individuate dalla Procura della Repubblica, infatti, soltanto 56 difensori hanno chiesto di costituirsi parte civile. 

In tal senso, Antigone ha lavorato nel corso di quest’anno, coordinandosi con l’Ambasciata d’Italia ad Algeri e con l’Ambasciata algerina in Italia, per consentire anche ai familiari di Lamine Hakimi, il ragazzo algerino deceduto il 4 maggio del 2020 nel carcere F. Uccella di Santa Maria Capua Vetere, di costituirsi parte civile.   Oltre ad Antigone ci sono sei persone giuridiche che hanno chiesto di costituirsi nel processo: l’Ufficio del Garante dei detenuti nazionale, il Garante dei detenuti della Regione Campania, le associazioni il Carcere Possibile Onlus, Yairaiha Onlus e l’Associazione Contro gli Abusi in Divisa. 

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Zaki: ora la fuga è legittima, l'Italia lo aiuti

Patrick Zakidi Patrizio Gonnella su il manifesto dell'8 dicembre 2021

A Patrick Zaki hanno rubato, negato, indebitamente sottratto dalla sua giovane vita trecentottantamila minuti di libertà. Ora Patrick è libero, seppur provvisoriamente, fino alla prossima udienza del febbraio 2022. Dovrà essere impegno del nostro Paese e del nostro Governo trasformare quella libertà a tempo in libertà definitiva. Si tratta di consentire a Patrick di attendere l’esito del processo non in forma semi-reclusa nell’Egitto di Al Sisi, bensì dove lui preferisce, preservandone la libertà di movimento. Essendo il processo nei confronti di Zaki un processo politico, anche in questo delicato momento, conterà la pressione diplomatica che dovrà essere esercitata allo scopo di sottrarre Patrick ai rischi di un giudizio che nulla ha a che fare con le regole dello Stato di diritto. 

Lo scorso 19 novembre 2020 il Consiglio dell’Unione Europea ha autorizzato l’avvio di negoziati per accordi tra la Ue e l’Egitto sulla cooperazione giudiziaria penale. Nel testo della decisione del Consiglio, con eccessivo realismo politico, si affermava che l’Egitto è un partner importante per la stabilità nella regione del vicinato meridionale. In quello stesso Atto si ribadiva anche quanto siano deficitarie in Egitto la libertà di espressione, di informazione, di riunione pacifica e di associazione e quanto sia necessario porre fine alla riduzione indebita dello spazio concesso alla società civile, perseguita anche attraverso il congelamento dei beni, divieti di viaggio e lunghi periodi di detenzione preventiva. Pertanto, di fronte alla consapevolezza internazionale del deficit di democrazia in Egitto, non ha nulla di immorale il sottrarsi, con decisione concordata, al processo. Non è giuridicamente, né eticamente, né politicamente fondata una detenzione che sia del tutto sganciata da accuse circostanziate. 

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Tre suicidi in un mese nel carcere di Pavia. Antigone: "necessario indagare cause di tipo sistemico"

Carcere Pavia"Siamo sgomenti per il terzo suicidio avvenuto in un solo mese nel carcere di Torre del Gallo di Pavia, il secondo nell'ultima settimana". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.   

L'osservatorio sulle condizioni di detenzione dell'associazione era stato in visita nell'istituto di pena lunedì 29 novembre, poche ore prima di questo ennesimo gesto estremo. "Il carcere di Pavia - sottolinea Valeria Verdolini, presidente di Antigone Lombardia e una delle osservatrici che ha effettuato la visita - presenta moltissime criticità: strutturali, di sovraffollamento, legate al personale sottodimensionato (medico, in primis, ma anche penitenziario e trattamentale); infine criticità connesse ad una popolazione detenuta particolarmente sofferente che si trova ristretta tra quelle mura, in parte composta da detenuti cosiddetti ‘protetti’, ovvero isolati dagli altri per tutelarli dai rischi di aggressione (uno dei più grandi reparti protetti del nord Italia con oltre 300 presenze) e in parte portatrice di una fragilità sociale e psichica, situata nella struttura per la presenza dell'articolazione di salute mentale lombarda".   

"Certo ogni suicidio è un caso a sé e va considerato nella sua complessità, valutando anche la disperazione individuale di chi commette questo atto - ricorda Patrizio Gonnella. Ma è anche vero che quando il numero dei suicidi supera una certa soglia è necessario indagare oltre, per capire se ci sono delle cause di tipo sistemico". 

Venerdì l'osservatorio di Antigone sarà di nuovo nel carcere di Pavia, a breve distanza dalla precedente visita.

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