Unioncamere: nel 2006 boom di imprese extracomunitarie
Agli imprenditori immigrati si deve un terzo dell'intero saldo attivo delle imprese registrato lo scorso anno
ROMA - Nel 2006 la vivacità demografica del tessuto imprenditoriale del nostro paese ha registrato un +1,2%, un dato positivo che segna però un lieve calo di ritmo rispetto al +1,6% registrato nel 2005.
Tra tutti i dati raccolti è soprattutto il contributo fondamentale dato dall'imprenditoria extracomunitaria a saltare agli occhi. Proprio agli extracomunitari si deve infatti poco più di un terzo dell'intero saldo attivo delle imprese registrato nel 2006: 25.184 unità su 73.333, il 34,3%, oltre 9 punti percentuali in più rispetto al 2005.
E' quanto emerge dai dati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione sul movimento demografico delle imprese condotta da Infocamere.
Lo scorso anno la base imprenditoriale italiana si è accresciuta di 73.333 unità, risultato di 423.571 nuove iscrizioni e di 350.238 cancellazioni. Lo stock di imprese iscritte alle Camere di Commercio è così arrivato a 6.125.514.
"I dati - commenta il presidente di Unioncamere Andrea Mondello - sono positivi. Il saldo cresce meno che negli anni precedenti, ma è avvenuta una specie di selezione darwiniana", in cui a vincere sono state "le imprese più forti, più grandi, più efficienti e in grado di competere sui mercati internazionali". La riduzione del tasso di crescita è infatti stata determinata essenzialmente dall'accentuarsi del numero delle cessazioni (+7,9% rispetto al 2005), non sufficientemente compensate da un incremento delle nuove iscrizioni (+0,5%).
Imprese extracomunitarie, è boom
Il numero assoluto delle imprese extracomunitarie attive in Italia è arrivato a 227.524 (più che raddoppiate rispetto alle 105.000 del 2001) e l'impatto è ancora più evidente se si considera il forte rallentamento della dinamica delle imprese individuali che, in assenza del contributo extracomunitario, avrebbe fatto registrare una perdita secca di 23.366 unità (+1.818 il saldo effettivo registrato).
A livello territoriale il Lazio è la regione che presenta la crescita più elevata (+2,41%), un valore doppio rispetto a quello della media nazionale. E' stata in particolare Roma a registrare un aumento quasi "anomalo", ha spiegato Mondello, con un aumento del numero delle imprese del 2,9%. Tuttavia non é alla capitale che spetta il primato assoluto tra le province: più di Roma è infatti cresciuta Prato, uno dei poli manifatturieri principali del Paese (che sta peraltro cominciando ad accogliere anche molte imprese extracomunitarie), con un +3,49%. Sopra il 3% anche la crescita di Crotone.
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