Immigrazione
Al via alla Camera l'esame del pdl sulla cittadinanza
Il relatore Bressa: "Con questa legge si misura la cultura democratica"
ROMA - Con la relazione di Gian Claudio Bressa (Dl) ha preso il via ieri l'iter parlamentare della proposta di legge per l'acquisizione della cittadinanza.
Il relatore deve ora raccogliere in un unico testo le varie proposte di legge presentate a Montecitorio sulla materia.
L'ultima delle quali (in ordine di tempo), quella della Lega, prevede che per concedere la cittadinanza ad uno straniero questo debba conoscere non solo l'italiano, ma anche il dialetto del luogo dove vive e lavora.
"Cercherò di prendere il meglio di tutte le varie proposte - spiega Bressa - per farne un unico testo" che potrebbe essere esaminato a breve dalla commissione Affari Costituzionali della Camera. "Affrontare il tema della cittadinanza - aggiunge il relatore che è vicepresidente del gruppo Ulivo alla Camera - mette a nudo la propria visione della forma di Stato, dei modi in cui si estrinseca la potestà sovrana e quindi dei rapporti che intercorrono tra cittadini e detentori del potere. Per questo quella sulla cittadinanza non è una tra le tante, ma è una legge che misura la nostra cultura democratica, la nostra consapevolezza giuridica, la nostra misura di umana civiltà...". E modificare l'attuale disciplina, prosegue, "significa restituire loro quell' uguaglianza di opportunità" garantita dalla Costituzione.
"Nelle dichiarazioni dell'opposizione - afferma ancora Bressa - si continua a immaginare che rendere più difficile l' acquisizione della cittadinanza per uno straniero residente in Italia possa essere uno strumento utile per bloccare o rallentare i flussi migratori". Invece, sottolinea il parlamentare, è solo un modo per "ostacolare l'inserimento nella comunità proprio di quegli immigrati che sono necessari all'avanzamento della comunità stessa...".
Il deputato dell'Ulivo ricorda quindi che l'Italia è il fanalino di coda in Europa per il riconoscimento della cittadinanza. Nel nostro Paese solo 3 stranieri regolari su 100 diventano cittadini italiani. Mentre in Francia acquisiscono la cittadinanza 29 stranieri su 100; in Gran Bretagna 25 su 100; in Olanda 17, in Germania 12 e in Spagna 10. Quasi tutte le proposte di legge all'esame della commissione, oltre al ddl del governo, spiega ancora Bressa, "fanno diventare centrale e prevalente lo jus soli sullo jus sanguinis". L'esatto contrario di quanto si prevede oggi.
Tra le proposte di legge in esame, come si sottolinea in una nota dei Dl, anche quella presentata da Rino Piscitello e Franco Piro e che punta a "integrare il testo presentato dal governo".
Nel testo proposto dai due deputati della Margherita viene "facilitata l'acquisizione della cittadinanza in Italia per i figli degli immigrati, si limitano i matrimoni di comodo e si riduce da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza legale per poter presentare la domanda di cittadinanza". "Per ricevere la cittadinanza - spiegano però Piscitello e Piro - lo straniero non deve avere condanne penali per reati che prevedono l'arresto in flagranza, deve giurare fedeltà alla nostra Costituzione, deve dimostrare, mediante appositi test, di conoscere l'italiano, e frequentare corsi di educazione civica finalizzati all'effettiva integrazione sociale e culturale dell"immigrato".
La proposta di legge, infine, prevede la revoca della cittadinanza entro i tre anni successivi alla concessione nell'eventualità di gravi ipotesi come la partecipazione ad associazioni eversive.
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