Medici Senza Frontiere (MSF), dopo cinque anni di attività, annuncia la chiusura dei suoi progetti in Sicilia, fatta eccezione per Lampedusa dove MSF continuerà ad operare fino alla metà del 2008. MSF svolge dal 2003 attività di primo soccorso medico per i migranti che arrivavano sulle coste della Sicilia sud occidentale e di Lampedusa, e attività di assistenza sanitaria in collaborazione con le ASL negli ambulatori dedicati agli stranieri senza permesso di soggiorno. Il primo ambulatorio gestito da MSF è stato avviato in provincia di Siracusa; esperienze analoghe sono state poi realizzate a Ragusa, Trapani e Agrigento. Grazie alla disponibilità e all’impegno delle ASL e delle istituzioni locali, i sedici ambulatori dedicati, precedentemente gestiti da MSF, sono stati presi in carico dal Servizio sanitario.
In concomitanza con la chiusura delle attività in Sicilia, MSF promuove un convegno per la giornata di domani in collaborazione con le ASL di Agrigento, Ragusa, Siracusa, Trapani e Palermo. L’incontro vedrà gli interventi degli attori istituzionali coinvolti in questi anni di attività di MSF nella regione.
“Nonostante la legge italiana garantisca le cure agli stranieri irregolari, MSF ha riscontrato un’applicazione frammentaria della normativa, la carenza di ambulatori dedicati e l’assenza di servizi di mediazione culturale all’interno delle Asl”, dichiara Antonio Virgilio responsabile dei progetti italiani di MSF. “Per rispondere a questi bisogni, MSF ha scelto di affiancare, con il proprio personale medico, il Servizio sanitario nella gestione dei servizi rivolti agli stranieri irregolari, informare, attraverso attività mirate, i migranti dei diritti loro riconosciuti e organizzare attività formative per gli operatori sanitari”.
In cinque anni di collaborazione con le ASL, MSF ha effettuato oltre 8 mila visite mediche a pazienti stranieri sprovvisti di documenti.
MSF ha inoltre prestato assistenza sanitaria ad oltre 44 mila migranti sbarcati a Lampedusa (dal 2005 al 2007), 5366 arrivati sulle coste ragusane (dal 2003 al 2007) e 2349 sulle coste agrigentine (da dicembre 2005 a ottobre 2007).
“Le patologie riscontrate nei pazienti che sbarcano sulle coste siciliane sono principalmente ricollegabili alle difficili condizioni del viaggio”, afferma la dottoressa Francesca Faraglia, coordinatrice medica dei progetti italiani di MSF. “Le patologie degli stranieri residenti nel territorio sono invece soprattutto legate alle precarie condizioni di vita e di lavoro, interessando per lo più l’apparato respiratorio gastroenterico e osteomuscolare, come recentemente denunciato nel rapporto di MSF "Una stagione all’inferno" sulle condizioni di vita e di salute degli immigrati impiegati come lavoratori stagionali nelle campagne del Sud Italia”.
“Nel corso di questi 5 anni, MSF, in collaborazione con le istituzioni locali, ha raggiunto obiettivi significativi rispetto all’accesso alle cure dei migranti - conclude Virgilio -. Restano tuttavia diversi problemi irrisolti. Anzitutto MSF chiede una responsabilizzazione delle istituzioni nei confronti dei migranti che arrivano sull’isola di Lampedusa. Infatti, nonostante l’attività pluriennale svolta da MSF sull’isola, non vi è stata ancora una presa in carico dell’assistenza sanitaria sul molo da parte del servizio sanitario competente. In secondo luogo, occorre garantire la piena tutela dei minori stranieri non accompagnati che hanno diritto al rilascio del permesso di soggiorno e, dunque, all’assistenza di un medico di base.
Infine MSF chiede che venga pienamente garantito il diritto alla salute dei cittadini neocomunitari, attraverso il recepimento della recente comunicazione del Ministero della Salute che garantisce l’accesso alle cure urgenti e indifferibili nei confronti di queste persone”.
MSF continua a lavorare per garantire l’accesso alle cure per i migranti presenti nel nostro paese in diverse regioni del Sud Italia.
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