L’indulto non ha risolto i problemi di sovraffollamento delle carceri e soprattutto in quelle dei capoluoghi, in primis Firenze ma anche Livorno e Pisa, la situazione, dopo le scarcerazioni per il provvedimento di clemenza effettuate nei mesi scorsi, sono gradualmente tornate critiche. È quanto emerge a margine della presentazione, in Palazzo Vecchio, del rapporto sulle carceri italiane stilato dall’Associazione Antigone. Secondo i dati forniti da Alessandro Margara, presidente della Fondazione Michelucci, e da Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti di Firenze, sono usciti dal carcere in Toscana 1499 persone (i dati sono aggiornati alla fine di ottobre), di cui 680 stranieri e 819 italiani, su un totale italiano di oltre 24 mila beneficiari. Le persone rientrate in carcere dopo aver usufruito dell’indulto sono oltre 1300 a livello nazionale, mentre in Toscana sono state 121, di cui 113 uomini (80 stranieri) e 8 donne (due straniere). Di questi, circa 100 sono stati riarrestati in flagranza di reato.
"Al momento - ha spiegato Margara - è a Sollicciano che si registra la situazione più critica: l’istituto ha una capienza massima di 500 persone, ne ospitava circa il doppio prima dell’indulto e dopo la scarcerazione della metà adesso i detenuti sono già risaliti a 650. E i problemi derivano anche dal fatto che le tipologie dei detenuti sono le più varie: dalle donne ai transessuali ai malati psichici, senza dimenticare le precarie condizioni igieniche e di salubrità".
"Sull’indulto stiamo assistendo a polemiche senza senso - ha affermato Corleone - visto che non si può abrogare né tornare indietro. Il problema è che questo provvedimento ha messo in evidenza il malfunzionamento delle misure alternative al carcere, cosa che del resto si presenta ogni volta che un detenuto esce e non solo in caso di indulto".
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