Abdul Salam Guibre, 19 anni, originario del Burkina Faso ma cittadinno italiano morto dopo essere stato assalito a colpi di spranga in via Zuretti a Milano.
Si discute se questo sia o meno un omicidio a sfondo razziale, se le cause di questo pestaggio abbiano a che vedere con coincidenze sfortunate o vadano ricercate nelle politiche securitarie sfoderate in grande stile dal nuovo governo capace di solcare il tracciato già abbondantemente percorso dal precedente.
A parlare è la realtà: un ragazzo morto, un padre con il figlio in galera, l’amministrazione meneghina che discute di escludere i figli degli immigrati privi dei documenti dagli asili nido, o gli “irregolari” dall’accesso al Pronto Soccorso. Il governo della metropoli fatica a dare il giusto peso a questo episodio che, lungi ormai dal rappresentare un campanello d’allarme, è il segno della miseria del presente: è davanti a tutto questo che si misura l’efficacia delle scelte politiche.
Città più insicure e tensioni che sfociano in omicidi, non sono certo un ottimo risultato per chi con il pugno di ferro voleva farci sentire tutti più tranquilli.
Era giovane Abdul, portava con se, come molti ormai suoi coetanei, la ricchezza e la drammaticità del percorso migratorio dei genitori, degli anni passati a sopportare ogni cosa pur di vedere realizzato il progetto, la speranza, messi in moto partendo dal paese d’origine. Ed insieme Abdul era la rabbia di chi qui è cresciuto, di chi “è un immigrato per sempre” nonostante sia italiano. "Un immigrato di seconda generazione" si dice.
Ed è proprio tra i giovani che non manca la risposta a questo avvenimento drammatico. Segno che forse sta proprio nel futuro, nella società che viene, il terreno di confronto di ogni politica messa in campo sul piano della convivenza, della società multiculturale e meticcia.
Già nelle prime ore del pomeriggio di ieri si organizzato presidi e sit-in, fiaccolate e assemblee.
Oggi gli studenti delle scuole scendono in piazza per un corteo contro ogni razzismo lanciato dal coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia.
Sull’omicidio di Abdul, e la non applicazione dell’aggravante di omicidio a sfondo razziale riportiamo le parole dell’Avv. Mirco Mazzalli
“Le frasi urlate durante il pestaggio farebbero propendere per l’applicabilità dell’aggravante di omicidio a sfondo razziale, in realtà il contesto è forse più complesso e dal punto di vista giuridico possiamo dire che la legge richiede dei presupposti più complicati e questo è forse il problema. Ma il problema vero rimane un altro. E’ il contesto in cui è maturato questo episodio. Quasi che il pestaggio trovi una sua giustificazione in un clima di odio e di “giustizia fai da te” alimentato dalle fobie securitarie bi-partisan di questi anni. Questi ragazzi, e anche questa circostanza è ancora tutta da verificare, rubavano biscotti. Questo è folle.
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