"Dove sei, papà?". Un racconto su quando un genitore è in carcere

90 bigAlla fine dello scorso anno erano oltre 62.000 i figli che avevano almeno un genitore recluso nelle carceri italiane. Sono più di due milioni nell’intera Europa. In carcere, così come accade nella vita libera, quello della genitorialità non è un argomento circoscritto, bensì di una questione ordinaria, che riguarda la vita quotidiana di moltissime persone, detenute o libere a seconda che siano genitori o figli. È quindi proprio con gli strumenti dell’ordinarietà e della normalità che tale questione dovrebbe essere affrontata.

Il Consiglio d’Europa ci insegna che la vita penitenziaria dovrebbe svolgersi il più possibile nella normalità, vale a dire in modo conforme alla vita libera. Ogni differenza che non derivi direttamente dai limiti che la reclusione impone è ingiustificata. La relazione tra le persone detenute e i loro figli deve essere una relazione normale, come quella che padri e madri instaurano con i figli al di fuori delle mura del carcere. La facilità delle comunicazioni, la possibilità di essere presenti non solo in momenti topici della vita dei figli ma anche in momenti quotidiani, la possibilità di creare atmosfere famigliari e non carcerarie durante gli incontri: tutto questo andrebbe affrontato con strumenti innanzitutto normativi. Quando invece anche la riforma penitenziaria dell’ottobre 2018 ha perso grandiosamente l’occasione.

Eppure è proprio il 2018 l’anno del primo strumento normativo sovranazionale specifico sul tema dei figli delle persone detenute. Le Mandela Rules delle Nazioni Unite, le Regole Penitenziarie Europee del Consiglio d’Europa, la risoluzione Onu del 2008 sui diritti del bambino dedicano all’argomento solo pochi articoli, e per di più contenenti indicazioni solo su singoli aspetti. Indubbiamente la straordinaria Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia dell’89 esprime la sua grande forza nel principio del superiore interesse del fanciullo e non in indicazioni specifiche. Ma è solo il 4 aprile del 2018 che il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato la Raccomandazione 2018 sui figli di genitori detenuti, offrendo per la prima volta uno strumento normativo interamente dedicato al tema. La raccomandazione deve moltissimo alla Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, promossa e firmata in Italia dall’associazione Bambinisenzasbarre.

In estate la vita in carcere è ancora più dura che in inverno, quando un numero maggiore di attività ravviva la vita interna. L’emergenza sanitaria di questo 2020 ha acuito a dismisura l’ansia e la nostalgia delle persone detenute. Ci auguriamo che le indicazioni racchiuse nella Raccomandazione del 2018 possano essere ascoltate e recepite. Ci auguriamo che a un argomento che riguarda così tante persone come quello dei figli delle persone recluse vengano dedicate attenzione e riflessione.

Un bambino con un genitore in carcere ha bisogno di entrambe. Il racconto di Franca Cicirelli che potete leggere qui lo fa emergere con la delicatezza della fiaba.