Carceri. Antigone: “il Parlamento emendi il decreto Cura-Italia. C'è bisogno di agire subito”

Poggioreale“Ieri abbiamo inviato ai parlamentari delle commissioni bilancio e giustizia e a tutti i capigruppo parlamentari una serie di proposte emendative (che è possibile leggere qui) degli articolo 123 e 124 del decreto Cura-Italia. Si tratta di proposte che vogliono far accrescere la possibilità di avere provvedimenti di detenzione domiciliare, liberazione anticipata e affidamento al servizio sociale. Ciò che chiediamo è che vengano approvate affinché le carceri possano tornare ad una situazione di legalità che consenta di affrontare al meglio il diffondersi dei casi di coronavirus. Quello di cui abbiamo bisogno sono posti in terapia intensiva e non nuovi focolai”. Queste le parole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a proposito delle proposte che l'associazione ha avanzato insieme a Cgil, Anpi, Arci, Gruppo Abele, Ristretti, Cnvg, Diaconia Valdese, Uisp Bergamo e InOltre Alternativa Progressista. 

“Abbiamo appreso dalla relazione in Parlamento del ministro della Giustizia Bonafede che i casi di detenuti trovati positivi al Covid-19 sono 15, mentre oltre 200 sono quelli in quarantena. Un dato che ci preoccupa, specialmente guardando quanto accaduto nel mondo libero in particolare riferimento alla crescita esponenziale dei contagi che, in un ambiente come il carcere, dove le persone sono tenute forzatamente a stretto contatto, sarebbe ancor più difficile da controllare e arrestare” prosegue Gonnella. 

“Dal 29 febbraio sono oltre 2.500 i detenuti scarcerati. Attualmente quelli presenti negli istituti di pena sono poco più di 58.000. Tuttavia, sapendo che i posti regolamentari sono 50.000, a cui vanno sottratti varie altre migliaia di posti conteggiati ma non disponibili si può dire che ad oggi ci sono ancora 12.000 detenuti che non hanno un posto regolamentare. Una situazione di sovraffollamento che può trasformarsi in un veicolo drammtico di contagio” sottolinea ancora il Presidente di Antigone. 

“Attraverso le nostre proposte emendative, dunque, vogliamo fare in modo che ancora altri detenuti possano uscire dal carcere e terminare di scontare la loro pena in detenzione domiciliare, anche a protezione di tutto lo staff carcerario. Lo Stato deve avere a cuore la salute di tutti e, in questo momento, la realtà delle prigioni italiane non può garantirla, né alle persone recluse, né agli operatori. Purtroppo – conclude Gonnella – il tempo per agire è sempre meno. In questa direzione si tenga almeno conto del parere del Csm per non condizionare l’accesso alla detenzione domiciliare all’uso di braccialetti elettronici che nella realtà non ci sono. Inoltre chiediamo un piano straordinario di protezione igienico-sanitaria della polizia penitenziaria, dei direttori, degli educatori, dei cappellani, dei medici e degli infermieri che operano nelle carceri”.