#QualeGiustizia. La nostra guida ai programmi elettorali: il Partito Democratico

matteo renziDopo aver analizzato i programmi di Movimento 5 stelle e Centrodestra, oggi ci occuperemo del Partito Democratico. Trattandosi del principale azionista dell'attuale maggioranza, la nostra analisi prenderà in largo conto le politiche attuate nell'ultima legislatura. Non essendo stato dato nel programma elettorale ampio spazio alle questioni da noi affrontate, riteniamo che le politiche messe in campo negli ultimi anni potranno costituire il solco in cui il Partito intenderà muoversi anche nel futuro. 

La riforma dell'ordinamento penitenziario 

Nella piccola parte di programma dedicata alla giustizia si parla soprattutto carcere. Le priorità indicate sono: attuazione della riforma dell'ordinamento penitenziario, finalità rieducativa della pena, misure alternative, formazione e lavoro. La riforma è il punto più sostanzioso. Nonostante si parli di attuazione, non è ancora stata approvata e rischia fortemente di non esserlo.

Per il momento c'è un importante progetto di riforma organica promosso dal Ministro Andrea Orlando con un percorso iniziato nel 2015 con gli Stati Generali sull'Esecuzione Penale, un insieme di tavoli tematici durati sette mesi e che ha prodotto numerose proposte volte alla promozione delle misure alternative, dei diritti religiosi in carcere, del diritto alla comunicazione (i detenuti sono l'ultima categoria sociale a scrivere masse di lettere), di quello alla sessualità (presente un po' dappertutto meno che da noi, almeno in Europa) e con altre proposte che mirano a un carcere più aperto verso la società. Parte di queste proposte sono diventate dopo vari passaggi decreti legislativi che però rischiano di restare lettera morta anche per un mancato sostegno da parte del PD, che pure se n'era fatto promotore. 
Se da un lato il programma del PD sposa questa visione, dall'altro tra le 100 proposte per il futuro si trova lo stanziamento di fondi per la costruzione di nuovi istituti. Al di fuori della riforma dell'ordinamento penitenziario, c'è poi da dire che con la riforma del codice penale sono stati allungati i tempi di prescrizione: la maturazione della prescrizione è stata interrotta per 18 mesi dopo una sentenza di condanna in primo grado e per altri 18 dopo la sentenza d'appello, aspetto che allunga i processi e indebolisce le garanzie poste a protezione dell'imputato.

Come abbiamo detto e ridetto, il sovraffollamento di questi anni non ha alcun legame con l'aumento dei reati (che sono diminuiti) e si combatte con misure alternative e depenalizzazione.   

L'istituzione del Garante Nazionale 

Nel corso di questa legislatura è stata istituito il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà, che ha il compito di monitorare luoghi come carceri, stazioni di polizia, CPR (ex CIE), voli charter utilizzati per il rimpatrio, ospedali in cui si effettua il TSO e simili. Ha poteri ispettivi e  la sua presenza serve a prevenire violazioni dei diritti umani e a garantire il loro rispetto. La sua creazione era un obbligo a cui l'Italia da molto tempo era tenuta in base alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Per tanti anni ci siamo sottratti a quest'obbligo. Nel 2016 è stato nominato Mauro Palma, ex presidente del Comitato per la Prevenzione della Tortura. 

Tortura 

La stessa convenzione prevedeva l'obbligo per gli stati di introdurre nei propri ordinamenti un reato specifico che punisse la tortura. Per oltre vent'anni l'Italia è stata inadempiente, il che ha implicato l'impunità dei torturatori del G8 di Genova (i capi d'imputazione sono stati lesioni o simili, fattispecie meno gravi andate in prescrizione), degli agenti di polizia penitenziaria che torturarono due detenuti ad Asti e numerosi altri casi di torturatori a cui si imputavano reati minori. Antigone ha battagliato per oltre 25 anni per la sua introduzione. La Corte Europea dei diritti dell'Uomo e la Cassazione hanno sottolineato più volte l'impossibilità di procedere di fronte all'assenza di una legge. In questa legislatura si è arrivati ad avere una legge: una vittoria, ma una vittoria con l'amaro in bocca. Il Partito Democratico ha ceduto assieme ai suoi alleati alle pressioni dei settori più conservatori delle forze dell'ordine, dando della tortura una definizione diversa da quella presente nella Convezione (il senatore del Manconi, promotore della legge, l'ha infatti disconosciuta). La nuove legge prevede infatti che affinché ci sia tortura le condotte debbano essere reiterate (chi tortura una volta sola non è un torturatore?) e che il trauma psichico della vittima sia verificabile. Il reato è stato definito reato comune, ovvero un reato di cui tutti possono essere imputati, mentre nella Convezione era pensato come reato specifico che punisse gravi violazioni del diritto esercitate dalle forze dell'ordine (che avendo in custodia le persone possono talvolta torturarle al fine di estorcere informazioni). La legge insomma è stata depotenziata e resa applicabile con più difficoltà. 

carceri

 

Rimedi compensatori e giurisdizionali della post Torreggiani 

Nel 2013 l'Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a causa sovraffollamento e delle condizioni delle sue carceri (con la famosa sentenza Torreggiani). Le sono stati “imposti” alcuni provvedimenti in seguito adottati con l'appoggio del Partito Democratico (non era scontato: in altri casi la Corte è stata ignorata). Sono stati introdotti i rimedi compensatori per i detenuti vittime di trattamenti disumani, il che vuol dire che adesso un detenuto può chiedere un risarcimento monetario per le condizioni in cui è stato custodito. Sono stati inseriti anche i rimedi giurisdizionali: vuol dire che il reclamo di un detenuto rispetto alle condizioni di detenzione è stato formalizzato, con un passaggio di fronte al Magistrato di Sorveglianza (che si occupa di detenzione) che l'amministrazione penitenziaria è tenuta ad ascoltare. 

Più in generale, dopo la sentenza Torreggiani sono stati presi dei provvedimenti che hanno diminuito la pressione sul sistema carcerario, sebbene più d'uno siano stati provvisori, dettati più da logiche emergenziali che da preoccupazioni strutturali, come quello che consentiva sconti di pena di 45 giorni ogni 6 mesi di detenzione, valido solamente fino al 2015 e da cui erano stati esclusi i cosiddetti 4-bis, autori di categorie di reati considerati considerati di particolare allarme sociale. 

Tra i provvedimenti strutturali c'è stata invece invece l'introduzione della messa alla prova, istituto che consente la sospensione del processo le persone imputate per reati minori (per cui la pena massima è di 4 anni). In cambio di questa sospensione l'imputato si impegna a effettuare un percorso di reinserimento o riparazione (ad esempio con lavori di pubblica utilità, o con attività volte alla riparazione del danno), che poi viene valutato dal giudice. In caso di esito positivo si ha l'estinzione del reato. Questa misura ha il vantaggio di evitare che vengano fatti lunghi processi per fatti di lieve entità, evitando al contempo agli imputati di incappare nella macchina della giustizia penale.  

I decreti Minniti-Orlando 

Se tra le misure sostenute dal PD diverse sono andate nel senso di un maggiore garantismo penale, altre sono chiaramente di segno opposto, come le leggi su sicurezza e immigrazione che hanno preso il nome del ministro Minniti. 

La legge sulla sicurezza aha dato più ampi poteri ai sindaci in materia di libertà di circolazione: in accordo con i prefetti, i primi cittadini possono disporre i cosiddetti DASPO (ordini d'allontanamento da alcune zone della città) a chi “ponga in essere condotte che [ne] limitano la libera accessibilità e fruizione”. Le aree in questione sono le stazioni, i centri turistici, le zone delle scuole e università e altre ancora. Tra i soggetti presi di mira - considerati lesivi del “decoro urbano” - ci sono anche barboni, questuanti, prostitute e marginali d'altro tipo contro cui alcuni sindaci avranno gioco facile nel costruire consenso con ordinanze da “sceriffi” e divieti di varia natura, come quello di chiedere l'elemosina durante le vacanze di Natale, emanato di recente a Como. Se nel programma del PD si parla di stato sociale da sostituire allo stato penale, queste leggi non sono andate in quel senso. 

La legge ha poi introdotto la possibilità per il questore di vietare l'accesso a locali e zone della città a chi abbia una condanna (anche non definitiva) per reati connessi alle sostanze stupefacenti. Ciò vuol dire che anche delle persone innocenti fino a prova contraria possono essere colpiti da questi provvedimenti, rischiando multe di decine di migliaia di euro se contravvengono al divieto. 

Oltre alla legge sulla sicurezza è stata emanata una legge sui migranti che ha ridotto notevolmente importanti garanzie giurisdizionali.

Ogni richiedente asilo che presenta domanda di protezione  internazionale lo fa davanti a una commissione territoriale (di cui fanno parte funzionari, psicologi, poliziotti; ma nessun giudice). Se la domanda è rigettata il richiedente aveva diritto a presentare ricorso di fronte al giudice e poi eventualmente a fare appello. La legge Minniti-Orlando ha da un lato sostituito la presenza fisica del richiedente con una registrazione audiovisiva e dall'altro abolito l'appello per rendere più rapide le procedure. Se per questioni minori come le liti di condominio i gradi di giudizio cui si ha diritto sono tre, per l'asilo, ossia per una questione di vita o di morte, per un diritto sancito solennemente in Costituzione, uno è stato abolito e l'altro fortemente menomato. La stessa legge ha esteso a tutta l'Italia il modello detentivo per i migranti: si è passati da 4 Centri per il rimpatrio (ex CIE) a uno per regione, per un totale di 1600 posti (nonostante gli altri non siano ancora stati costruiti). Questo malgrado l'inefficacia comprovata di questo modello, che priva della libertà senza rendere più facili le espulsioni. 

Chiusura degli Opg 

Un'altra misura importante adottata nel corso di questa legislatura con l'appoggio del PD è la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari, dentro cui fino a poco tempo fa venivano internate le persone giudicate incapaci di intendere e di volere ma socialmente pericolose. E' stato un percorso lungo più di 10 anni, per cui non è facile attribuire meriti e demeriti precisi. Tuttavia è con questa legislatura che sono stati definitivamente chiusi e rimpiazzati dalle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), in cui all'approccio cosiddetto custodiale si è sostituito un approccio di tipo medico.

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