Generazione "2g", giovani stranieri in Italia alla ricerca di integrazione, La Repubblica, 14/03/07

Il primo studio a livello nazionale sulla seconda generazione degli stranieri
Sono i ragazzi nati nel nostro Paese o arrivati in età prescolare

Generazione "2g", giovani stranieri
in Italia alla ricerca di integrazione

Lo studio dell'Università di Padova ha coinvolto 20 mila studenti
Sono 51 mila i nati in Italia nel 2005, 40 mila quelli arrivati
di CLAUDIA FUSANI

ROMA - I maschietti sognano Beckham, Ronaldo e il dio pallone. Le femminucce, più serie, vogliono diventare medici, per l'esattezza dottoresse col camice bianco, più o meno quelle che vedono in tv. Tutti condividono un desiderio forte di riscatto, sociale ed economico. Ce la vogliono fare. Almeno ci provano. Accanto a questi sogni, però ci sono anche le storie come quella di Hina, 21 anni, pakistana, in Italia da una dozzina d'anni, uccisa la scorsa estate dal padre che non poteva sopportare il suo fidanzamento con un ragazzo italiano. O di quei ragazzini di neppure quattordici anni che il racket porta in Italia per spacciare o rubare, tanto sotto i 14 anni non rischiano nulla. O quasi.

La chiamano "seconda generazione", sono i minorenni figli di immigrati nati in Italia o - che è la maggior parte - arrivati qua quando avevano pochi anni, frequentano scuole italiane ma in famiglia vivono ancora regole e riti del loro paese di origine. I numeri fotografano un fenomeno enorme: nel 1992 i figli di stranieri nati in Italia erano seimila; nel 2005 sono diventati 51 mila. I ricongiungimenti di minorenni con famigliari che già abitano in Italia sono stati 40 mila nel 2006 (tremila nel 1982).

"In Italia ci sono circa 500 mila minorenni stranieri in età scolare e senza cittadinanza" ha detto Franco Ippolito presentando oggi in Campidoglio una tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Lelio Basso su "G2", generazione seconda, i figli degli immigrati. "E nelle nostre scuole - ha aggiunto - ci sono 192 nazionalità. Pensiamo solo che alle Nazioni Unite sono poco più di duecento...". Per lo più sono albanesi, marocchini, egiziani, tunisini, cinesi, rumeni, asiatici. La netta maggioranza di religione musulmana.

Nel testo della nuova legge-delega del governo sull'immigrazione l'integrazione è l'obiettivo politico e sociale che sovrintende regole e divieti, permessi e autorizzazioni fino alla cittadinanza e al diritto al voto. Ora, non c'è dubbio che l'integrazione con la "I" maiuscola passa da questi ragazzi e ragazze che sognano Beckham o dottor House. E che se l'Italia perde questa scommessa, il melting-pot e miscuglio di razze o il Romanistan, che già esistono tra di noi, sono destinati prima a fallire e poi a diventare un problema. E senza per questo dover per forza pensare al fallimento del Londonistan inglese che ha prodotto terroristi nati e cresciuti nelle scuole dei sobborghi di Londra.

Il fenomeno "Seconda generazione" è stato studiato per la prima volta a livello nazionale dal Dipartimento di Statistica dell'università di Padova in collaborazione con numerosi altri atenei italiani e l'Ismu (Iniziative e studi della multietnicità di Milano). Il professor Gianpiero Dalla Zuanna ha coordinato il lavoro in 48 province, tutte con la caratteristica di avere scuole con alte percentuali di studenti immigrati. "Il campione prescelto - spiega Dalla Zuanna - riguarda diecimila ragazzi stranieri e altrettanti italiani, un campione misto per misurare veramente sul campo il livello di integrazione. Ci siamo poi concentrati sui tre anni delle medie inferiori perchè ritengo che sia in questa fascia d'età che possiamo ancora intervenire. Oltre è già troppo tardi". L'indagine sul campo è durata sei mesi.

Chi è la "seconda generazione" - Lo studio divide in tre gruppi i giovani della seconda generazione: la "Generazione 2" riguarda i figli di immigrati nati in Italia; la "Generazione 1.75" i bambini arrivati in Italia prima di cominciare la scuola; la "Generazione 1,25" i ragazzi che emigrano tra i 13 e i 17 anni. Quelli per cui l'integrazione sembra più difficile.

Uguali & diversi
- "Mi ha colpito molto - spiega il professore - come la percezione della differenza e gli elementi di disagio siano forti pur tra ragazzini così piccoli anche in apparenza integrati nella scuola, negli abiti, nei sogni". Alla domanda se il colore della pelle conta, "la netta maggioranza degli stranieri - spiega il professore - risponde sì. E spiegano di avvertire forte il disagio legato a questo tipo di differenza in un'età, tra l'altro, cruciale per la scoperta del corpo". Netta maggioranza di risposte positive, sempre tra gli stranieri, anche alla domanda "se ti senti imbarazzato per il comportamento dei tuoi genitori".

Integrati da un punto di vista economico - Un'altra sopresa della ricerca, rivela il professore, è che "l'integrazione è molto più compiuta a livello economico che non culturale". Ad esempio la forbice tra la percezione della propria ricchezza che hanno i ragazzi stranieri rispetto a quelli italiani è minima: il 29,9 per cento degli stranieri si sentono, diciamo così, ricchi e agiati; la percentuale degli italiani è del 35, 6 per cento. Una differenza, appunto, minima.


Sogni e voglia di riscatto - E' la sezione più ricca della ricerca. Sognano tutti i ragazzi, ma se è possibile sognano più in grande quelli stranieri specie se sono femmine. "La voglia di riscatto e di crescita sociale è molto forte" spiega Dalla Zuanna, "dietro ci sono genitori che vedono nei figli una possibilità di riscatto personale. Così i ragazzi stranieri sono ancora più sbilanciati verso un sogno di crescita sociale legato al consumismo, alla ricchezza, all'affermazione". I ragazzi, tutti, italiani e stranieri, sognano di voler fare i calciatori. Gli stranieri puntano soprattutto a specializzazioni tecniche: l'architetto e l'ingenere più che il medico o il professore. La differenza - e la novità - arriva con le ragazze: resta molto ambita, per tutte, la parrucchiera e la modella. Ma le straniere sembrano più in carriera. Spiega Dalla Zuanna: "Quando alle bambine abbiamo chiesto se preferiscono l'esempio di Lucia che si è sposata o quello di Giovanna che invece studia per fare carriera, la netta maggioranza delle straniere indica il modello Giovanna". E tra i loro sogni c'è la dottoressa che gira in corsia col camice bianco.

Gli ostacoli più gravi - Sono, secondo lo studio dell'Università di Padova, la lingua e la percezione diffusa tra i ragazzini italiani che gli stranieri portino via lavoro e ricchezza.
Per il 70 per cento dei ragazzi stranieri intervistati quello della lingua resta "un ostacolo effettivo per l'integrazione": non lo parlano bene loro e spesso non lo parlano affatto in famiglia. L'utilizzo massiccio, poi, anche tra gli stranieri, di tv e video-giochi, non facilita certamente l'alfabetizzazione.
L'altro problema serio, avverte il professore, "è che solo il 50 per cento degli studenti italiani ha la percezione di sentirsi superiore rispetto a un coetaneo straniero. Questo deve preoccupare perchè lo sviluppo del questionario dimostra che la metà dei ragazzi italiani, per lo più figli della fascia sociale medio bassa, ha la percezione che gli sranieri vengano a comandare in casa nostra".