Ministero della Solidarieta' sociale: il programma 2007, asgi.it, 13/03/07

Ministero della Solidarieta' sociale: il programma 2007

Priorità politiche del Ministero della Solidarietà sociale per l’anno 2007. Il documento di programmazione strategica. Immigrazione in primo piano

Si segnala il documento di programmazione strategica per l'anno 2007 elaborato dal Ministero della Solidarieta' sociale.
Come secondo punto del programma il ministro pone la Revisione della disciplina riguardante l’immigrazione e realizzazione di misure dirette a favorire la piena integrazione delle persone provenienti dai paesi extracomunitari.
Di seguito il testo.

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Attualmente l’Italia, come molti altri Stati dell’Unione Europea, è un paese di immigrazione ed il tema dell’integrazione delle persone provenienti da paesi extracomunitari occupa una posizione prioritaria nel programma politico delle istituzioni comunitarie. La Commissione europea, nella Comunicazione “Un’agenda comune per l’integrazione. Quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea” in data 1° settembre 2005, sottolinea che il rispetto dei diritti fondamentali, la non discriminazione e le pari opportunità per tutti sono elementi fondamentali dell’integrazione effettiva dei migranti, di rilevante importanza per il conseguimento degli obiettivi di Lisbona. D’altro lato, il Parlamento europeo nella risoluzione del 6 luglio 2006 sottolinea come il processo di integrazione abbia un carattere bilaterale, fondandosi sulla volontà e responsabilità dei cittadini extracomunitari ad integrarsi nel paese ospite e di quelli europei ad accettare ed integrare gli immigrati, ed implichi un impegno reciproco fatto di diritti e di doveri.
In questa prospettiva, è indispensabile, prima di tutto, la ricostituzione della Consulta nazionale per i problemi degli immigrati e delle loro famiglie, con una attenzione specifica ai giovani di origine straniera, che sia sede di confronto e dialogo interculturale.
Le azioni e le misure relative a questa priorità politica devono essere impostate, in stretto coordinamento con le altre istituzioni interessate, secondo un’ottica multisettoriale, tenuto conto dei diversi profili del fenomeno e per un arco temporale di medio-lungo
periodo. In particolare, si sottolinea la stretta connessione tra l’aspetto sociale e quello lavorativo nella condizione di immigrazione. Il regolare inserimento nel mondo del lavoro, infatti, costituisce il presupposto essenziale per evitare il rischio di emarginazione sociale e per realizzare pienamente una positiva integrazione nella collettività. In proposito, occorre ricordare quanto espresso dalla Commissione europea nella comunicazione su immigrazione, integrazione e occupazione del 2003 circa la positiva incidenza dell’attività degli immigrati, anche in vista delle future esigenze del mercato del lavoro, considerate le previsioni sulla diminuzione della popolazione in età lavorativa nell’Unione europea.
In primo luogo, è necessario procedere, congiuntamente alle altre Amministrazioni competenti, ad una radicale riforma della normativa in materia di immigrazione che permetta di affrontare adeguatamente le problematiche del settore, a partire dalla definizione di meccanismi di ingresso che favoriscano la regolarità; a tal fine, dovranno anche essere rafforzati i rapporti di cooperazione con gli Stati di provenienza dei flussi migratori.
A tale proposito, considerate le criticità verificatesi a causa degli attuali sistemi di accesso e nell’intento di contribuire alla riduzione del fenomeno della clandestinità, si ritiene, altresì, indispensabile un forte impegno di tutti gli attori istituzionali e sociali, per la definizione di un’efficace politica di determinazione e gestione delle quote di ingresso di extracomunitari nel nostro Paese, per motivi di lavoro; ciò nell’ottica di assicurare una maggiore aderenza delle quote medesime all’effettivo fabbisogno di manodopera espresso da tutti i settori del mercato italiano, con conseguenti riflessi positivi in termini di selezione dei flussi.
In questo contesto, e comunque nell’ambito dei limiti fissati annualmente dalle quote in parola, occorrerà considerare, non solo le esigenze del mondo imprenditoriale, ma anche quelle proprie delle famiglie, in relazione alla richiesta di una percentuale significativa di lavoratori come collaboratori domestici o come soggetti da adibire alle molteplici attività di cura e di assistenza.
Per un pieno ed attivo inserimento delle persone immigrate è indispensabile favorire le opportunità di istruzione e di apprendimento linguistico; la mancanza di un’adeguata conoscenza dell’italiano è uno dei fattori che determinano l’emarginazione dalla vita sociale e che contribuiscono all’isolamento delle persone provenienti da altri stati. Inoltre, dovrà essere rafforzata la capacità di fornire servizi in grado di interagire con i cittadini di paesi terzi, anche mediante attività di intermediazione e strumenti di informazione multilingue, nonché assicurando una idonea preparazione professionale al personale impiegato nel settore.
Rilevante attenzione dovrà essere dedicata ai minori immigrati, programmando uno specifico complesso di interventi, anche con la previsione di una figura-guida educativa (mentoring). Inoltre, con particolare e costante impegno dovranno essere affrontati i delicati problemi che investono gli immigrati di seconda e terza generazione, mediante un programma a carattere multidisciplinare, in collaborazione con le altre Amministrazioni coinvolte, volto alla piena integrazione sociale, che tenga conto particolarmente dei profili dell’istruzione, in modo specifico del contrasto della dispersione scolastica, della prevenzione di forme di devianza. Infine, si sottolinea la necessità di mettere a punto un sistema di monitoraggio costante degli interventi e delle misure avviate, per poterne valutare il grado di efficacia e procedere, eventualmente, al loro perfezionamento, prevedendo anche meccanismi di consultazione dei soggetti interessati.
Al fine di favorire l’inclusione sociale degli immigrati e delle loro famiglie, sarà necessario elaborare specifici interventi finanziati con appropriate risorse e finalizzati, principalmente, al superamento dei “ghetti urbani”, alla promozione ed al sostegno di azioni volte a promuovere l’accesso all’alloggio, all’istruzione ed alla formazione da parte di tali soggetti. Particolare attenzione, infine, dovrà essere rivolta alle donne immigrate, in considerazione dei delicati compiti di cura che le stesse svolgono in favore dei minori, anziani e disabili nell’ambito familiare.
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