La parola d'ordine di Ferrero: «Il governo supererà i ghetti», Il Manifesto, 06/11/07

La parola d'ordine di Ferrero: «Il governo supererà i ghetti»

Il ministro per la Solidarietà sociale: è un problema sociale, non di ordine pubblico. Bisogna uscire dalla logica dell'emergenza e affrontare il tema dell'inserimento, a partire dall'educazione dei bambini
p.a.
Roma
«Non dobbiamo farci prendere dalla logica dell'emergenza o dagli allarmismi. Si tratta di affrontare i problemi sociali che riguardano in fondo poche persone, tra i 100 e i 150 mila rom. Noi abbiamo avviato il lavoro prima di Natale». Il ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ci tiene a precisare che il problema dei rom sta a cuore del governo, a prescindere dalle emergenze di questi giorni. Vediamo dunque come ci si sta muovendo.
Allora, Ferrero, che cosa pensa di fare il governo sulla questione dei rom?
Abbiamo avviato una discussione al ministero già da qualche tempo. L'ultima riunione del tavolo tecnico che abbiamo costruito sulla questione dei rom è stata quella del 13 dicembre scorso. Nel frattempo è stato avviato anche un altro tavolo tecnico presso il ministero degli Interni. E ora si tratta di metterli in contatto per elaborare politiche comuni. Anche con il ministero dell'Istruzione abbiamo già avviato un contatto operativo sulla questione specifica dell'inserimento scolastico dei bambini rom.
Su quali punti si è concentrata finora la discussione al vostro interno? Quali sono insomma i temi principali affrontati dal tavolo del ministero della Solidarietà sociale?
Abbiamo cercato di inquadrare il problema dei rom nel contesto più generale. Poi però la discussioni è stata approfondita e sono emersi tre temi principali. Prima di tutto ci sembra evidente che il disagio abitativo dei rom è la questione emergente e centrale. Si tratta di affrontarla per risolverla in modo strutturale e non come succede oggi con interventi estemporanei e spesso scoordinati. Noi pensiamo a varie forme di intervento per risolvere la questione abitativa o comunque per cercare di affrontarla in un modo civile sia per i rom sia per tutti i cittadini italiani. Pensiamo per esempio anche a possibili forme di autocostruzione, e comunque le formule urbanistiche su sui stiamo ragionando sono tutte all'insegna del superamento del concetto di «ghetto». I campi oggi non sono altro che ghetti. Dobbiamo però trovare delle alternative consone anche per rispettare la cultura rom. Non possiamo cioè passare dal campo come ghetto ai casermoni-alveare. Si tratta di trovare e almeno sperimentare soluzioni nuovi che siano anche più avanzate rispetto alla solita forbice «normalizzazione/emarginazione».
Quali altri problemi ci sono sul tappeto, oltre quello della casa?
L'altra questione decisiva, secondo il nostro modo di vedere, è quella dell'inserimento sociale, soprattutto scolastico ed educativo. Stiamo lavorando anche su questo e abbiamo avviato dei contatti con il ministro Fioroni per studiare le soluzioni migliori e avere prima di tutto il quadro esatto della situazione attuale a proposito dell'inserimento scolastico dei bambini rom e della dispersione. Io credo che si tratta comunque di problemi risolvibili perché riguardano in fondo un gruppo non esteso e in particolare alcune aree del paese. E' evidente che il problema del nostro rapporto con i rom si deve affrontare dalla radice ed è anche chiaro che ci sono state in passato e anche in questi giorni decisioni sbagliate che sono state poi l'origine delle emergenze sociali che si sono determinate e dei drammi che hanno coinvolto di nuovo i rom. Il rischio continuo che si corre nel nostro paese è quello di vedere il rom come uno zingaro, come un capro espiatorio di altri problemi. Non è un caso che i drammatici fatti di cronaca si verificano sempre nelle zone più degradate o dove la gente «normale» sta peggio.

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