La riforma dell'Ulivo corregge Amato, Il Manifesto, 08/11/'06

Bossi-Fini
La riforma dell'Ulivo corregge Amato

Cinzia Gubbini
Roma

Ds e Margherita battono un colpo sullo scivoloso terreno della riforma (poiché di abrogazione non si parla più) della legge sull'immigrazione Bossi-Fini, finora teatro privilegiato degli scontri più o meno aperti tra il ministro dell'Interno Giuliano Amato e quello della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. Ora bisognerà fare i conti con le proposte del gruppo dell'Ulivo, che ha messo al lavoro Massimo Livi Bacci, stimato demografo eletto senatore nelle fila dei Ds. Il messaggio è che la bozza proposta da Amato - in fase di rifinitura per diventare una legge delega - va un po' temperata, rivista e corretta in base alle indicazioni contenute nel programma dell'Unione. Il ministro lo aveva snobbato, Rifondazione si era innervosita. Il ddl, depositato in senato, cerca di fare da «ponte» tra le diverse posizioni, ma non è detto che il Prc non se ne esca fuori con una sua proposta. Il testo, che non affronta il tema delle espulsioni, ha spiegato Livi Bacci «si rivolge a un paese che vive l'immigrazione come un fenomeno strutturale e non ciclico». Per Angela Finocchiaro, capogruppo dell'Ulivo, «questa è una buona base di partenza per discutere», assicurando di aver parlato tanto con Amato che con Ferrero, «perché la nostra non vuole essere una posizione di alterità».
Il ddl riprende moltissimo della legge Turco-Napolitano, a partire dalla riedizione dello «sponsor». Barra ferma, come vuole Amato, sulla possibilità soltanto per aziende, associazioni e sindacati di farsi garanti per l'ingresso - sempre entro il tetto numerico del decreto flussi - di uno straniero che voglia cercare lavoro in Italia. Niente da fare per famiglie, parenti, amici, come prevedeva la prima legge del centrosinistra. Viene recuperata invece l'«autosponsorizzazione», cioè la possibilità per uno straniero (che risponda a un certo profilo professionale) di depositare una somma, entrare in Italia per sei mesi grazie a questa «garanzia» e non prima di aver dimostrato di avere adeguate risorse per mantenersi. Durante questo periodo lo straniero non potrà usufruire della somma depositata, «così, però, i soldi eviterà di darli allo scafista», ha detto Livi Bacci. Curioso assai il meccanismo studiato per scegliere chi potrà usare l'autosponsorizzazione, visto che verrà stabilita una quota anche per queste: l'estrazione a sorte, «ma così si evitano clientele», ha spiegato il professore. La vera novità, però, è un'altra: il «permesso di soggiorno ad personam», che verrà concesso a discrezione del prefetto allo straniero presente irregolarmente da almeno cinque anni, eppure lavoratore e «concretamente integrato». Altra novità è poi il permesso di soggiorno per gli irregolari che abbiano compiuto atti «di rilevanza sociale e umanitaria». Il ddl affronta anche il tema del lavoro al nero degli irregolari. Ma senza entrare nel merito dell'articolo 18 - quello che prevede un permesso di soggiorno per protezione sociale - su cui si sono recentemente «scornati» Amato e Ferrero. L'Ulivo «aggira» il problema e prevede un permesso per il clandestino che contribuisca a far scoprire aziende e imprese commerciali irregolari, inserendolo nell'articolo di legge che stabilisce le sanzioni per i datori di lavoro. Una misura simile è prevista anche per gli stranieri vittime degli scafisti, che aiutino a rintracciare i responsabili. Segue il capitolo riguardante l'integrazione, con la previsione di uno specifico fondo. Rinasce, inoltre, la Commissione per le politiche di integrazione, che avrà poteri più ampi rispetto al passato.

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