Immigrazione, al Senato Unione ok su flussi migratori, Liberazione, 27/10/06

Respinta la mozione Cdl. Ferrero: «Una decisione importante che apre la strada al superamento definitivo della Bossi-Fini»
Immigrazione, al Senato
Unione ok su flussi migratori
 
 
Frida Nacinovich
La maggioranza c’è, vota compatta e fa passare la sua mozione sui flussi migratori. Una buona notizia, ce n’era bisogno. Una buona notizia in primo luogo per gli immigrati. L’Unione non balla come l’altro ieri quando alcune assenze - giustificate e non - l’avevano fatta andar sotto sul decreto sfratti. La destra si esibisce in autentici numeri da circo: cori da stadio ben poco onorevoli, “pianisti” in azione, dichiarazioni da bar. Una partita così costellata di falli da costringere l’arbitro Franco Marini a tirar fuori il fischietto a più riprese. Un brutto spettacolo, anche se ormai ci siamo abituati. A palazzo Madama lo scarto fra maggioranza e opposizione è minimo, talmente piccolo da non concedere errori, distrazioni, assenze. Vietato ammalarsi, vietato arrivare in ritardo, vietate anche le missioni.
I conti dell’Unione tornano, questa volta sono stati fatti bene. L’aula approva con 151 sì e 143 no la mozione presentata dal senatore dell’Ulivo Massimo Livi Bacci sui flussi migratori. Un colpo secco alla Bossi-Fini. C’è anche un documento della Casa delle libertà (primo firmatario l’ex ministro di An Altero Matteoli). Viene bocciato: 151 i contrari, 147 i favorevoli. Oggi la Casa delle libertà non passa, il ministro Ferrero tira un sospiro di sollievo: «Una buona notizia». «La bocciatura da parte dell’assemblea del Senato della mozione presentata dalle destre sul tema dei flussi migratori e l’approvazione della mozione della maggioranza - spiega il ministro per la Solidarietà sociale - aprono la via alla possibilità di superare la legge sbagliata e punitiva voluta dal precedente governo». Una scelta, quella del Senato, arrivata all’indomani della presentazione del rapporto della Caritas che indica con cifre evidenti come l’Italia sia divenuta da paese di emigranti un paese di immigrazione. «Proprio per questo - osserva Paolo Ferrero - occorre offrire rapidamente ai nuovi cittadini un quadro di norme che garantiscano legalità, equità e diritti». In altre parole l’opposto della Bossi-Fini. Sarebbe una bella giornata se non fosse per le scene da avanspettacolo che vedono protagonista l’ex invincibile armata berlusconiana. Alcuni esempi. Ecco il presidente Franco Marini mentre cerca di tenere a bada la solita bagarre, che da inizio legislatura si registra puntualmente nell’aula del Senato ad ogni votazione. «Senatore Formisano mi dà un paio di divisioni, me le presta lei? Un battaglione me lo dà? Mi basta un plotone per mettere ordine qua dentro». E via di questo passo. Al termine delle votazioni si susseguono interventi tipo quello del nazional alleato Francesco Storace, che denuncia «intimidazioni» e «provocazioni» da parte dei senatori della maggioranza. Dice proprio così, «intimidazioni e provocazioni». Da non credere. Ad ogni operazione di voto nell’aula di Palazzo Madama si levano urla e proteste contro i “pianisti”, senatori che vanno a votare anche per il collega che non c’è, mentre il presidente Marini suda le fatidiche sette camicie per riportare ordine, invitare gli onorevoli a sedersi ai loro posti garantendo, attraverso l’opera dei senatori-segretari la regolarità delle votazioni. Ma ieri mattina, anche dopo le infuocate polemiche di mercoledì la votazione dell’aula del Senato ha richiesto oltre 10 minuti per bocciare la mozione della Casa delle libertà. Marini ha tentato in tutte le maniere di richiamare all’ordine senatori un po’ turbolenti. Ha usato termini da buon padre di famiglia, ha ricordato che c’erano italiani che seguivano questo spettacolo, ma tutti sordi ai richiami. Alla fine il senatore dell’Ulivo Antonio Boccia ha suggerito a Marini di fare svolgere le votazioni con le impronte digitali dicendo: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma una soluzione dobbiamo trovarla nell’interesse delle istituzioni». Già, le istituzioni. Qui però sembra un circo Barnum, organizzato da una destra che in tutti i modi cerca di dare una spallata al governo Prodi. Per andare dove? Questo la Casa delle libertà non lo dice, forse non lo sa. Fini, Casini, Berlusconi: il tridente d’attacco c’è, la squadra dov’è? Ognuno dei tre vorrebbe giocare al centro, ma non ce la può fare. Troppo affollamento.
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