Gli effetti dell'indulto, P.Gonnella, Italia Oggi 5/9/06

Mai così vuote le carceri italiane negli ultimi 15 anni. Al 31 agosto 2006,        sono ben 21.411 (di cui 1.044 donne) le persone che hanno riacquistato la libertà grazie all’indulto, e il numero seguita a crescere man mano che continuano a uscire tutti gli altri beneficiari che a luglio avevano ancora residui pena di poco superiori ai 3 anni. Le presenze in carcere si sono ridotte a cifre tali che non si vedevano dal giugno del 1991 quando i detenuti avevano raggiunto il record di sole 31.053 unità. Si era all’indomani dell’indulto del ’90, l’ultimo prima dell’attuale.

Mai così vuote le carceri italiane negli ultimi 15 anni. Al 31 agosto 2006, sono ben 21.411 (di cui 1.044 donne) le persone che hanno riacquistato la libertà grazie all’indulto, e il numero seguita a crescere man mano che continuano a uscire tutti gli altri beneficiari che a luglio avevano ancora residui pena di poco superiori ai 3 anni. Le presenze in carcere si sono ridotte a cifre tali che non si vedevano dal giugno del 1991 quando i detenuti avevano raggiunto il record di sole 31.053 unità. Si era all’indomani dell’indulto del ’90, l’ultimo prima dell’attuale. Se alla data del 30 giugno scorso i detenuti presenti erano 61.246, sono scesi oggi a 38.847, numeri che dal Ministero non sembravano ipotizzabili. Nell’arco di tempo intercorrente tra i due provvedimenti di clemenza la popolazione detenuta è cresciuta di svariate migliaia di unità l’anno, crescendo complessivamente di 30.000 persone in 15 anni. La stima originaria del Ministero parlava di circa 13.000 possibili fruitori immediati dell’indulto che sarebbero in agosto rientrati in libertà. Più vicina alla realtà è stata la stima di questo giornale, che in fase di discussione del testo di legge aveva parlato di circa 20.000 possibili scarcerazioni. Diversi fattori hanno verosimilmente avuto un ruolo nelle varie sottostime previsionali. Non si era innanzitutto tenuto conto del fatto che le Procure avrebbero applicato l’indulto anche a detenuti in custodia cautelare e ad appellanti o ricorrenti, emanando provvedimenti di scarcerazione qualora le previsioni di pena fossero inferiori a 3 anni; in secondo luogo, poco considerato nelle anticipazioni è stato anche l’effetto di coloro che grazie alla riduzione di pena hanno raggiunto la soglia necessaria per accedere a una misura alternativa che gli facesse lasciare il carcere; infine, si è trascurato probabilmente, nel valutare i numeri della popolazione penitenziaria, il suo ridotto tasso di crescita rispetto al passato, dovuto ai mancati ingressi di coloro che venivano via via condannati a pene inferiori a 3 anni.

I reingressi negli istituti penitenziari, per avvenuta commissione di reato, da parte di persone che hanno usufruito dell’indulto sono percentualmente molto basse. Si tratta di più o meno 200 detenuti. Numeri che al momento non giustificano particolari allarmismi; inoltre nessuno di costoro vi ha fatto reingresso per reati particolarmente gravi.

Bisogna ancora risalire all’inizio del ‘92 per rinvenire una situazione penitenziaria nella quale il numero dei detenuti presenti addirittura non superasse la capienza degli istituti di pena. Quest’ultima, che è oggi di 42.959 posti, viene calcolata secondo parametri spaziali valutati dal Ministero della Sanità originariamente nel lontano 1976. Fino a 2 mesi fa, circa 18.500 detenuti in eccesso vivevano nelle galere italiane, con un’ovvia ricaduta negativa sull’adeguatezza degli spazi, del personale e dei servizi. Capitava, in alcune carceri, soprattutto nel nord, che vi era un educatore ogni 100 detenuti. Il provvedimento di fine luglio ha riportato la vita carceraria ai suoi presunti standard di ordinarietà per quanto riguarda il tasso di affollamento, consentendo al sistema penitenziario di uscire da una situazione di grave pregiudizio per la salute fisica e psichica dei detenuti. Ora nelle grandi carceri metropolitane finalmente si respira e qua e là in provincia ci sono istituti quasi privi di utenza. Si pensi che a Giarre, Massa Marittima, Altamura e Arienzo ci sono 9 detenuti; a San Severo 4; a Empoli, Locri e Spinazzola addirittura sono solo  3.

Adesso si tratta di capire entro quanto tempo le carceri italiane rischiano di sovraffollarsi nuovamente se non si interverrà con profonde riforme legislative. Se prendiamo l’arco di tempo 1991-2005 la crescita è stata in media di 2.000 unità l’anno, con picchi di 9.000 persone nel 1992 proprio all’indomani del precedente indulto. Si può, quindi, ragionevolmente presumere che in meno di 3 anni si rischi di superare nuovamente la soglia della capienza regolamentare.

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