D Repubblica - Nostre signore delle carceri

La prima donna a dirigere un penitenziario, Armida Miserere, morì suicida. Oggi il lavoro di direttore è ancora più duro. Ma le donne che lo scelgono - 86 le direttrici su 206 istituti penitenziari - sono più rivoluzionarie e coraggiose di molti colleghi uomini

Hanno a che fare con collaboratori di giustizia e mafiosi, con celle che scoppiano e con la reperibilità 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Devono farsi rispettare dal personale e tener fede - nonostante tutto - al mandato della rieducazione, nel Paese con le carceri più stipate d'Europa (142,5 detenuti ogni 100 posti, contro una media di 99,6). In Italia le donne dirigono 86 istituti penitenziari su 206. In molti altri sono vice direttrici o direttrici aggiunte. Quando non si irrigidiscono per farsi rispettare in un mondo maschile, riescono a fare grandi cose. Come? Mostrando coraggio, cura e sensibilità.

 Serve coraggio per scommettere sugli uomini
"Se c'è una cosa a cui non mi sono mai abituata del lavoro in carcere, è la contraddizione tra l'obiettivo istituzionale di restituire alla società cittadini "rieducati", e la prassi delle nostre prigioni, che si basa sull'annullamento totale della personalità dei reclusi. Ho sempre combattuto perché il potere assoluto della gestione delle carceri lasciasse ai detenuti l'esercizio di tutti i diritti dell'uomo compatibili con lo stato di detenzione...leggi tutto

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