Brainstorming d'evasione

di Fiorentina Barbieri e Gennaro Santoro

Solito agosto, in cui, a turno, cerchiamo di esserci, specie quest’anno, in cui l’estate - se non altro per i numeri - sembra la peggiore delle stagioni peggiori, a Rebibbia come in qualsiasi carcere. Nei primi mesi di lavoro dello “Sportello per i diritti” si sono precisati i temi di più urgente necessità: le sanzioni disciplinari, la salute, il lavoro. In carcere si può essere sanzionati anche se si è “negligenti” nella cura di sé e della propria cella. Nonostante le Regole penitenziarie europee chiedano che si sia assistiti da un avvocato, le garanzie nel procedimento disciplinare sono scarse e la sanzione comporta l’impossibilità di beneficiare della liberazione anticipata, con un prolungamento effettivo della pena da scontare di ben 45 giorni. Così abbiamo predisposto un reclamo tipo e abbiamo proposto e ottenuto dalla Direzione maggiore trasparenza nella procedura.
Sulla salute stiamo lavorando su singoli casi con molte difficoltà, alcune di queste storie le abbiamo già raccontate, qualcuna risolta. Ma continuiamo a scontrarci contro l’inerzia della burocrazia, che spesso fa sì che le esigenze della persona malata detenuta rimbalzino contro un muro di gomma impenetrabile, e contro la difficile messa a regime di una sacrosanta riforma (il passaggio di competenze dal Ministero della giustizia al Servizio Sanitario Nazionale) priva però delle risorse necessarie a funzionare adeguatamente. Quanto al lavoro, il carcere funziona per un buon 85% grazie a quello dei detenuti che si occupano di quasi tutte le mansioni interne, dalla preparazione e distribuzione dei pasti al mantenimento delle condizioni igieniche, fino ai lavori di manutenzione. Tutto per una paga mensile che raramente supera i 250 euro netti.

Nel composito gruppo di lavoro dello Sportello (avvocati ed esperti esterni, ma anche “scrivani”, studenti e referenti “interni) qualche forma di separatezza non scatta tanto tra “interni” ed “esterni”, ma tra chi possiede e chi no competenze tecnico-giuridiche, acquisite per professione o per necessità. Discorsi accesi, a volte in competizione, come si conviene a un gruppo a dominanza maschile. Qualcuno privo di titoli, stufo del protagonismo di chi duetta in modo sempre più sofisticato con gli avvocati, si dev’essere preparato e tiene dignitosamente testa agli altri.

Il brainstorming settimanale porta fuori dalla dimensione penitenziale del carcere, e anche agli avvocati, anche a quelli di più lungo corso, qualcosa sembra succedere, se si accalorano tanto discutendo. Chi di noi è giuridicamente meno competente e non riesce a entrare in ambiti a volte troppo tecnici, guarda scorrere la narrazione e si sorprende a guardare la scena, come in un film. Passano così due ore d’evasione, prima del ritorno nei reparti e nella calura agostana.
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