Quel Garante che non c'è

di Patrizio Gonnella

Pochi sanno cos’è il National preventive mechanism. Nel linguaggio specialistico dei cultori del diritto internazionale dei diritti umani è l’organismo che deve essere istituito da ogni paese che ratifica il Protocollo addizionale alla Convenzione Onu contro la tortura. Al pari di istituzioni sopranazionali  deve trattarsi di un organismo indipendente nazionale a cui è assegnato il compito di ispezionare, monitorare tutti i luoghi di detenzione. L’Italia, a fine agosto di sette anni fa - era in campo un altro governo Berlusconi - per mano della sottosegretaria agli esteri Margherita Boniver, provvide a firmare il Protocollo. Poi né il primo Berlusconi, né l’esecutivo di Romano Prodi, né il secondo governo Berlusconi lo hanno ratificato. Per cui il Protocollo non è attualmente in vigore per il nostro Paese.
Antigone due anni fa ha deciso di istituire un suo difensore civico proprio perché le istituzioni glissavano intorno alla richiesta di introdurre figure di garanzia istituzionali. Talune regioni hanno introdotto organismi di tutela su base territoriale: i garanti delle persone private della libertà. Per settembre Nichi Vendola ha preannunciato la nomina del garante pugliese. Operativi sono al momento quattro garanti: il laziale, il siciliano, il campano, il marchigiano. Le loro competenze sono però limitate.
 
Possono esercitare i poteri cogenti solo nei confronti dell’istituzione regionale da cui dipendono e da cui sono nominati, non certo verso l’amministrazione penitenziaria contro cui può essere usata solo la classica moral suasion. Una moral suasion tutto sommato paragonabile a quella che noi di Antigone con il nostro difensore civico abbiamo esercitato in questi due anni, puntando sulla autorevolezza e la storia personale del nostro difensore civico, sulla competenza, la qualità e la dedizione dei nostri operatori. Pertanto è decisiva la forza morale del Garante.
 
Detto questo risulta chiaro che non può essere la costellazione dei garanti regionali, come vorrebbe il Governo, a rappresentare ufficialmente il National preventive mechanism italiano. I garanti regionali sono privi di poteri effettivi di contrasto con lo Stato. Possono interloquire solo con le regioni, che però si occupano di sanità e poche altre cose. A settembre il Governo italiano dovrà rispondere al Comitato sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite, istituito dall’omonimo Patto del 1966, sullo stato dei diritti umani nel nostro Paese.
 
Noi presenteremo all’Onu le nostre osservazioni supportate dal racconto di due anni di lavoro che costituiscono una prova inconfutabile della necessità di occuparsi nazionalmente, istituzionalmente e quotidianamente dei diritti delle persone detenute.