Dal di Dentro - Lettera aperto al Consiglio Direttivo di Liberarsi

Ululati nel silenzio

A Voghera un gruppo di ergastolani, su indicazione dell’ Associazione Liberarsi, aveva fatto nascere un “Gruppo di lavoro per l’abolizione dell’ ergastolo”.
Ora, è appena giunta la notizia che uno dei suoi componenti è stato sottoposto per la terza volta, nuovamente, al regime di tortura del 41 bis.
A parole si vuole che i detenuti prendano coscienza e la stessa coscienza di fatto viene poi distrutta.
Ci si vuole costruttivi e positivi ma poi ci denigrano faccendoni sentire uomini inutili, uomini persi.
Ci vogliono non violenti, ma si crea nella realtà un ambiente più violento negandoci la parola su tutte le violenze che ogni giorno siamo costretti a subir, con il ricatto di stare peggio se si protesta.
Il “sistema” non vuole che il detenuto prenda coscienza, vuole solo che subisca in silenzio.
In carcere, organizzarsi, discutere e attirare l’attenzione della società civile e dei massa media è una lotta quasi senza speranza, com’è dal resto la lotta di una mosca per divincolarsi dalla marmellata.
E se ci riesci, è pericoloso, molto pericoloso, perché intervengono gli uomini in nero del Ministero di Giustizia e con la scusa che sei stato condannato per reati di mafia 20 anni fa, o che sei pericoloso, ti sottopongono per la terza volta al regime di tortura del 41 bis.
Con la scusa della lotta alla mafia uno stato ingiusto continua a fare come gli pare se gli pare e quando gli pare.
In questo modo molti ergastolani, per paura, smetteranno di lottare per la vita e inizieranno a rassegnarsi per morire poi in silenzio.
Che fare?
Difendersi con il diritto europeo e il diritto internazionale.
Come ergastolano in lotta per la vita invito tutti gli ergastolani in lotta per la vita d’Italia e in Europa a sollecitare l’Associazione Liberarsi a creare un collegio di avvocati europei con requisiti sociali e morali idonei per difenderci davanti alla Corte europea per l’abolizione dell’ergastolo (non è una tortura permanente una pena che non finisce mai?) e tutelare quei detenuti che si attivano in un modo pacifico, democratico e costruttivo per l’abolizione dell’ergastolo come faceva il compagno di Voghera.
Gli ergastolani in lotta per la vita di Spoleto e di Voghera chiedono all’associazione Liberarsi di scegliere nel loro Consiglio Direttivo un responsabile che apra un numero di conto corrente postale per spese legali, per raccogliere le offerte di tutti gli ergastolani in lotta per la vita -minimo 50 euro e massimo 100 euro- per un fondo legale specifico.

Carmelo Musumeci

Carcere Spoleto 27/11/08