Immigrati, Veltroni scrive a Fini "Diritto di voto alle amministrative", La Repubblica, 01/09/08

Il segretario del Pd primo firmatario di una legge costituzionale
"Lei stesso, tempo fa, aprì a questa ipotesi. Ora faciliti l'iter"

Immigrati, Veltroni scrive a Fini "Diritto di voto alle amministrative"

ROMA - Gianfranco Fini ne parlò quando era vicepremier. Suscitando non pochi malumori nel suo partito. E ora Walter Veltroni prende carta e penna, e ricordando esplicitamente quella presa posizione, datata 2003, rilancia: anche gli immigrati votino per eleggere sindaci e presidenti di Provincia e Regione. "Lei stesso - scrive il leader del Pd a Fini - dimostrò sensibilità e apertura sulla possibilità che coloro che sono residenti in Italia da un certo numero di anni, anche se non in possesso della cittadinanza italiana, potessero esprimere il loro voto". "Nei prossimi giorni sarò primo firmatario di una proposta di legge costituzionale. E le chiedo fin d'ora, con questa mia lettera, di adoperarsi per consentire la sua più ampia discussione da parte della Camera dei deputati e di accelerarne quanto più possibile l'iter".

Nella lettera Veltroni scrive che "non è più tempo di pregiudizi dettati da ideologie o da semplificazioni", perché troppo frequenti e preoccupanti "sono gli episodi che segnalano il diffondersi di un virus pericoloso, nocivo socialmente, fatto di intolleranza, di pulsioni xenofobe, chiusura, ostilità, fino alla tentazione aberrante del farsi giustizia da sé".

Per questo, sostiene il leader Pd, "l'intera nostra classe politica ha una grande responsabilità", ovvero "garantire, insieme, accoglienza e legalità, integrazione sociale e sicurezza", e "costruire comunità dove ogni individuo che qui è nato o che qui vive e lavora da anni sia un soggetto riconosciuto in quanto possiede dei diritti e dei doveri".

Per cogliere tale obiettivo, Veltroni ribadisce la necessità del diritto di voto agli immigrati nelle amministrative, e quello a essere eletti nelle istituzioni locali, strumenti utili alla "ricerca e promozione dell'integrazione". "Il diritto di voto, la partecipazione, sono un vincolo, un'ulteriore assunzione di responsabilità verso la comunità in cui si vive, e insieme uno strumento di integrazione e di condivisione di un comune patrimonio di valori civili".

Le reazioni non si fanno attendere. "E' improponibile il diritto di voto agli immigrati slegato dalla cittadinanza" spiega Luca Volontè dell'Udc, a proposito dell'appello di Veltroni. "Senza la cittadinanza, più seria nei tempi e nelle prove da superare, non è ragionevole immaginare di concedere il diritto di voto". Una "proposta fuori dal mondo" per il leghista Luciano Dussin: "Solo il segretario di un partito da museo delle cere poteva pensarla". E continua: "Siamo convinti che la normativa che c'è già vada bene per cui dopo dieci anni un immigrato che è nel nostro Paese fa domanda di cittadinanza e dopo che l'ha ottenuta vota. La Costituzione vieta qualsiasi altra forma di partecipazione alle consultazioni", conclude.

Sulla stessa linea Maurizio Gasparri: "La Costituzione non si cambia, la solidarietà agli immigrati in Italia è forte". Antonio di Pietro gela l'iniziativa di Veltroni. "Non si metta a fare annunci anzi tempo e fuori tempo. E' inutile scrivere al presidente della Camera di mettere all'ordine del giorno una proposta di legge che non è stata ancora presentata e dei cui contenuti non conosciamo né capo né coda".

Per Gianfranco Rotondi (Pdl) "solo una politica responsabile e che non fa polemiche speciose può trovare dei punti di confronto seri e non strumentali su temi delicati come quello del voto agli immigrati". Secondo Paolo Ferrero, leader di Rifondazione, "Veltroni ha ragione e in questo senso mi sono sempre mosso, a costo di ricevere feroci e scomposte critiche, per lo più dai partiti di destra, quando ho avuto responsabilità di governo".
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