Immigrati, quella direttiva che peggiora la Bossi-Fini, Il Manifesto, 07/05/08

Immigrati, quella direttiva che peggiora la Bossi-Fini

di P.Gonnella

     

L'accordo raggiunto in ambito Unione Europea in materia di rimpatrio di extracomunitari clandestini è un pessimo e grave compromesso tra le supposte esigenze di sicurezza nazionale e la tutela dei diritti fondamentali delle persone extracomunitarie. L'Unione Europea ha previsto che la permanenza nei centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpt) possa estendersi sino a sei mesi prorogabili fino a un anno e mezzo.
 

Chi lo avrebbe mai detto che la legge Bossi-Fini sull'immigrazione sarebbe diventata la frontiera da difendere? L'accordo raggiunto in ambito Unione Europea in materia di rimpatrio di extracomunitari clandestini è un pessimo e grave compromesso tra le supposte esigenze di sicurezza nazionale e la tutela dei diritti fondamentali delle persone extracomunitarie. Gli estenuanti negoziati con il Consiglio Europeo, l'Europarlamento e la Commissione hanno prodotto un accordo da brividi. Il voto finale del 4 giugno pare abbia numeri certi. Ci appelliamo al senso di responsabilità, di umanità e di misura politica delle componenti socialiste, liberali, cattoliche, verdi e di sinistra affinché rivedano quell'accordo. In Italia la legge Bossi-Fini sull'immigrazione prevede che il periodo massimo di reclusione in attesa di rimpatrio sia di trenta giorni prorogabile fino a sessanta. L'Unione Europea ha previsto che la permanenza nei centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpt) possa estendersi sino a sei mesi prorogabili fino a un anno e mezzo. La Ue in materia di immigrazione ha optato per il modello punitivo/dissuasivo. Una scelta al ribasso. Diciotto mesi in una galera senza le regole, i diritti e i controlli tipici della galera, sono una enormità per chi non è un criminale ma solo un clandestino. Contro questa enormità che contrasta con un'altra storia europea, quella del dialogo interreligioso, dei diritti umani, del welfare universale, va innalzata una diga sociale, politica e culturale. Gli ultimi mesi sono stati duri. Gli analisti della comunicazione politica hanno sostenuto che l'indulto e il dibattito sulla sicurezza hanno favorito la vittoria di Berlusconi e Alemanno. Di fronte a questo va ribadito che è meglio perdere piuttosto che tracimare verso la dis-umanità e il proibizionismo punitivo. E' una sconfitta provvisoria. Quella definitiva sarà la loro, quando si ritroveranno a vivere in un mondo privo di solidarietà tra umani. Il punto, però, oggi non è quello di urlare a squarciagola contro fascisti e razzisti ma di avere chiaro quale debba essere il modello sociale e politico di governo della complessità. L'immigrazione è il tema politico per eccellenza. La questione sicurezza è in realtà una questione immigrazione. Le violenze, gli stupri, gli omicidi di italiani su italiani non allarmano quanto quelli commessi da stranieri. Si mischiano paure vere a paure inventate, insicurezze vere a insicurezze artefatte. È difficile dare risposte democratiche a queste paure. Una cosa è certa: va ripreso un lento e faticoso lavoro culturale capace di costruire ponti tra il sottoproletariato marocchino e rumeno e i proletari, i deboli, gli sfruttati e i potenziali sfruttati italiani. In attesa che questo lavoro culturale dia i suoi frutti - ci vorranno forse decenni - va mantenuta ferma la barra dei valori nel nome dei diritti inalienabili della persona. L'esistenza dell'Europa ha un senso se quest'ultima diventa esportatrice di politiche di pace, di integrazione, di diritti umani. Una Europa trasformata in una piccola e chiusa America è qualcosa che ci allarma e rattrista. Si è molto discusso di radici cristiane da inserire nel Trattato della Ue. I sostenitori di quelle radici dovrebbero ora ricordare a se stessi e a tutti che Cristo è morto in croce tra due ladroni e che lui stesso era uno straniero in terra.