Decreto flussi 2007 - Le quote vanno allargate. Gli invisibili devono essere riconosciuti, meltingpot.org, 15/02/08

Decreto flussi 2007 - Le quote vanno allargate. Gli invisibili devono essere riconosciuti

La politica, il mondo del lavoro, i migranti. Il 16 febbraio una giornata di mobilitazione

E’ la prima giornata di mobilitazione, non certo l’ultima, per rivendicare l’accoglimento di tutte le domande d’assunzione inviate con il decreto flussi emanato dall’ormai "caduto" Governo Prodi negli ultimi giorni dello scorso anno. Le iniziative sono dislocate in diverse città italiane ma è evidente che nei prossimi mesi il dibattito intorno a questo tema avrà occasione di essere ripreso più volte.
Centosettantamila sono i posti a disposizione, stimati, secondo la compagine governativa uscente, rispetto alle esigenze dei settori produttivi che dichiarano la necessità di forza lavoro migrante.
Settecentomila sono invece le domande inviate, testimonianza fin troppo evidente dell’inutilità di ogni politica, peraltro spietata, di gestione dei flussi migratori.
Non che le migrazioni, la mobilità globale, non abbiano a che vedere con gli attuali assetti produttivi o con le spinte del mercato del lavoro, anzi, proprio la mobilità del lavoro stesso è diventata uno dei nodi centrali dell’economia contemporanea. Quella che però, ormai da tempo, è diventata una realtà incontestabile è la natura incontrollabile dei movimenti migratori globali che, solo attraverso politiche di confinamento, di imposizione sui corpi, di esclusione, o meglio, di inclusione stratificata, possono essere piegati e messi a valore.

Nonostante la procedura telematica abbia elimiato le file agli uffici postali, è cosa risaputa come la quasi totalità delle domande inviate riguardino persone già presenti sul territorio italiano, "non persone", "non cittadini" visibili solo alle cronache ed ai proclami che della condizione di irregolare, della "clandestinità", hanno costruito una immagine losca e criminale, quasi fossero una scelta.
"In Italia solo con un lavoro, con una casa", questo è stato il leit motive che la politica ha ripetuto negli ultimi quindici anni: poco importa se il mercato del lavoro oggi sia una giungla senza garanzie, poco importa se la fuga dalla miseria sia un diritto sacrosanto, poco importa dei sogni e dei desideri che spesso sono il motore dei progetti migratori.
Sbagliato sarebbe però dire che i diritti, la dignità, sono subordinati alla produttività: forse migliaia di irregolari in Italia senza uno straccio di diritto non sono utili al sistema produttivo? Forse centinaia di migliaia di migranti regolari e regolarmente impiegati non sono comunque ricattati?

Tutta la retorica sulla "guerra all’immigrazione clandestina" impallidisce di fronte ai dati di questa ultima tornata di domande. Chi ha partecipato al decreto flussi ha un lavoro ed una casa a disposizione, ma l’allargamento delle quote non sembra essere parte dell’agenda politica di chi aspira a governare il paese. Per qualcuno è diventato un cavallo di battaglia solo dopo la caduta del Governo, ma questo ormai poco importa.
Ciò che invece ancora importa sono le eredità che questi anni di legislatura ci hanno lasciato.
Non si tratta di un paragone con il passato o peggio, con il Governo che nella precedente legislatura aveva promosso la spietatissima legge Bossi Fini, non facciamo, soprattutto in questo momento, considerazioni politiche o elettorali, certo è però che tutte le promesse che avevano animato speranze e miraggi per un miglioramento delle condizioni di vita dei migranti, non solo non si sono tradotte in realtà, ma sono state a dir poco travolte ed è con questa relatà che oggi abbiamo a che fare.

Una serie di direttive e circolari hanno tentato di ammorbidire le ingiustizie prodotte dalle attuali procedure, mentre la riforma Amato Ferrero non ha mai dato l’impressione di essere capace di rappresentare una vera e propria inversione di tendeza, senza contare i tempi lunghi previsti per la sua entrata a regime, frutto della scelta dello strumento della legge delega. Perchè non cambiare con semplici decreti la durata dei permessi? Perchè non abolire con strumenti più immediati l’istituto del contratto di soggiorno?
Ma è sul piano culturale che gli ultimi due anni ci consegnano il bilancio più pesante: la criminalizzazione dei migranti ha subito un ulteriore inasprimento che potremmo fotografare nell’emanazione urgente del Decreto Sicurezza seguita immediatamente all’omicidio di Giovanna Reggiani, attribuibile ad un cittadino rumeno.
Mentre si continuava a dichiarare la volontà di abolire la legge Bossi Fini, il suo regime di applicazione veniva allargato anche ai cittadini comunitari, con tanto di espulsione e detenzione nei Cpt.
Solo la confusione che ha animato gli ultimi mesi di vita della maggiornaza ha poi fatto decadere il provvedimento riproposto con alcune modifiche negli ultimi giorni del 2007.
Una serie di ordinanze e delibere hanno poi preso piede nelle attività delle amministrazioni locali, inserendosi nel solco tracciato dal contesto generale. Lavavetri, prostitute, senza tetto e baraccati, ognuno ha trovato il suo pericolo da debellare.
L’eredità non sembra essere certo confortante.

Alla spinta degli invisibili, alla loro tenacia, alla loro centralità nella costruzione della società che ci circonda si rivolge la speranza.
Quello dei diritti di cittadinanza è un campo di tensione sempre aperto su cui costruire nuove conquiste...nonostante tutto.
Le migrazioni non hanno confini.

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