Stato di diritto, una legge anti-democratica, di P.Gonnella, Il Manifesto 6/11/07



Il decreto legge sulle espulsioni non è votabile. Non lo è per ragioni giuridiche, politiche, culturali. Intervenire in materia penale con la decretazione di urgenza significa accettare l'idea che lo stato di diritto modifichi se stesso a causa di estemporanei eventi criminosi. I cultori del diritto penale ci direbbero che non può esserci crimine, per quanto efferato, che giustifichi la rottura dell'ordinarietà della legislazione penale. Mai ci saremmo immaginati che un governo di centro-sinistra arrivasse a tanto.

Stato di diritto
Una legge anti-democratica
Patrizio Gonnella


Il decreto legge sulle espulsioni non è votabile. Non lo è per ragioni giuridiche, politiche, culturali. Intervenire in materia penale con la decretazione di urgenza significa accettare l'idea che lo stato di diritto modifichi se stesso a causa di estemporanei eventi criminosi. I cultori del diritto penale ci direbbero che non può esserci crimine, per quanto efferato, che giustifichi la rottura dell'ordinarietà della legislazione penale. Mai ci saremmo immaginati che un governo di centro-sinistra arrivasse a tanto.
Se l'avesse fatto la destra avremmo parlato di decreto fascista e razzista. I prefetti d'ora in avanti potranno procedere a espulsioni, sottratte di fatto al controllo giurisdizionale, nei casi in cui «un cittadino dell'Unione o un suo familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, abbia tenuto comportamenti che compromettono la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona umana ovvero l'incolumità pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l'ordinaria convivenza».
Si tratta di una previsione generica e pericolosa, che potrebbe giustificare deportazioni di massa. Chi, senza commettere reato, compromette la dignità umana e non è compatibile con l'ordinaria convivenza? L'ubriaco, il lavavetri, il medicante, il povero? Sicuramente i rom, probabilmente i rumeni. La dicitura è vaga e priva di garanzie minime per il destinatario del provvedimento. La pericolosità che deve dare adito a provvedimenti repressivi non può che essere quella sancita dal codice penale. Altrimenti si entra nel campo del diritto penale sostanziale tipico dei Paesi illiberali (si pensi ai codici penali degli ex paesi comunisti). Si tratta di una norma violenta, in continuità culturale con la Bossi-Fini. Una norma in palese contrasto con lo spirito e i contenuti del disegno di legge governativo Amato-Ferrero di riforma del testo unico sull'immigrazione, in contrasto con la filosofia dei trattati comunitari e della mai approvata, ma molto lusingata, Costituzione europea. Nel decreto viene previsto anche l'allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino comunitario che per tre mesi vive in Italia senza sostentamento. Cacciare una persona solo perché priva di reddito significa opporsi ai flussi migratori infra-europei di persone povere.
È come se nell'Italia degli anni '50 avessimo vietato ai meridionali di andare a trovare lavoro al nord o se nell'Europa degli anni '80 avessimo vietato agli studenti di andare a vivere per qualche mese a Londra. Sui contenuti del decreto non c'è mediazione o tentativo emendativo che tenga. È da rispedire indietro al governo. Le forze della sinistra radicale possono in parlamento permettersi di farlo, anche se al governo, dove ogni astensione poteva venire strumentalizzata di fronte alla tragedia della donna violentata e ammazzata a Roma, hanno votato il decreto. Ma ora il parlamento può e deve riordinare le priorità, e la prima di esse è la cancellazione dell'orrenda Bossi-Fini. Proprio a Fini, recatosi in doppio petto a Tor di Quinto, è stata preparata un'autostrada per diventare sindaco della capitalePatrizio Gonnella
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