Storia di Sabri, in sciopero della fame al Cpt di Gradisca, meltingpot.org, 12/06/07

Storia di Sabri, in sciopero della fame al Cpt di Gradisca

"Se sei clandestino devi rischiare di morire per poter vivere".

Sabri ha 29 anni, gli ultimi otto trascorsi in Italia lavorando saltuariamente, in nero, accontentandosi del lavoro che trovava. L’ultimo che ha svolto era il muratore, poi una mattina mentre si stava recando al cantiere, alla stazione dei treni di Padova la polizia l’ha fermato. Due giorni di Questura e poi il Cpt di Gradisca d’Isonzo, Gorizia.

Dentro il Cpt
E’ bastata una settimana di reclusione a Gradisca perchè Sabri capisse che vivere li è impossibile, che la vita all’interno del Cpt non può neppure essere definita tale.
Sabri non sa che fuori da quelle mura la Coop. Minerva si vanta di gestire un Cpt modello, di aver attivato laboratori ed attività per riempire le giornate dei migranti reclusi. Nella realtà, una volta dentro sei lasciato a te stesso, abbandonato in poche stanze costantemente sotto controllo delle telecamere, circondato da inferiate e obbligato a subire i soprusi da parte degli operatori.
Stare nel Cpt di Gradisca per Sabri vuol dire anche rischiare la vita, un’eventuale espulsione lo condannerebbe a morte. Lui nel suo paese, dalla sua famiglia e comunità non può tornare. Sabri in Italia ha avuto un trascorso di tossicodipendenza, è tantuato da più parti, ha l’orecchino. La sua famiglia lui la definisce integralista, le donne portano tutte il velo, niente alcol, figuriamoci droga! Il padre gli ha detto chiaramente "Fa di tutto per rimanere in Italia perchè se torni a casa ti amazziamo".
Sabri sa che non è un modo di dire.

Lo sciopero della fame
E’ così che Sabri inizia lo sciopero della fame e della sete, l’estremo gesto per cercare di salvarsi, un gesto che all’interno del Cpt rischia di passare inosservato, nel silenzio degli operatori e dei medici. Sabri non è l’unico a fare lo sciopero della fame, ci sono anche altri che all’interno della struttura di Gradisca hanno scelto questa forma di protesta per rivendicare diritti, come Fakhri che vorrebbe solo poter vedere la sua compagna incinta ma che si vede rifiutata la richiesta perchè non sposati ufficialmente.

Passano i giorni e le condizioni di Sabri peggiorano ma invece che ricevere cure riceve calci e pugni, la tecnica usata dalla polizia per disincentivare il suo sciopero. Sabri infatti racconta che dopo qualche giorno di sciopero si è sentito male. La prima visita in ospedale però è stata inutile, il tempo di ricevere una flebo di sali minerali che Sabrì viene riportato al Cpt.

Le botte
Le sue condizioni peggiorano, parte la "mobilitazione interna" dei suoi compagni che riescono a chiamare con il cellulare alcuni attivisti di Razzismo Stop e chiamano loro stessi l’ambulanza. E’ venerdì 8 giugno. Ma Sabri all’ospedale non ci arriverà. Poco prima di salire sull’ambulanza della Minerva racconta che alcuni poliziotti l’hanno pestato e poi volevano salire sull’ambulanza con lui. Sabri si è opposto, ha chiesto e preteso di essere portato in ospedale con un’ambulanza pubblica, che non è arrivata, Sabri ha rifiutato di salire sull’ambulanza della Minerva e se n’è tornato in stanza.
Per sua fortuna la sua storia comincia ad uscire dal Cpt, attarverso gli attivisti dell’associazione Razzismo Stop avvisati della sua lotta, delle sue condizioni. Per fortuna perchè le condizioni fisiche di Sabri si aggravano, lo sciopero della fame e della sete sta aggravando probabili patologie pre-esistenti.

In ospedale
Sabato 9 giugno, sera, una telefonata allarmata dei suoi compagni di camera fa sapere all’esterno che nel pomeriggio Sabri era stato portato in ospedale, ma ora era dinuovo nel Cpt con una carta da lui firmata di rifiuto del ricovero, una carta il cui significato l’aveva capito del tutto solo una volta tornato dentro, con l’aiuto dei suoi amici. Poteva morire nella sua stanza che la Minerva aveva tutti i documenti per lavarsene le mani.
Ricomincia la mobilitazione interna ed esterna.
Partono le chiamate al centralino del Cpt, chiamate al pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia, alcuni attivisti accorrono fuori dal Cpt per sincerarsi dell’arrivo dell’ambulanza. Gli operatori Minerva dicono di non avere personale sufficiente per un traferimento all’ospedale e che all’interno del Cpt non c’è in quel momento personale medico. Alla fine, a suon di minaccie di denuncia, il centralino del Cpt chiama il 118 e l’ambulanza arriva verso l’una di notte.
Sabri viene portato in ospedale a Gorizia. Li c’è ancora, finalmente sta ricevendo le cure dovute, peccato che in questo paese se sei clandestino devi rischiare di morire per poter vivere.

di Marco Visintin, Melting Pot Friuli Venezia Giulia