Espulsione dei padri 2 famiglie spezzate, Metropoli, 08/06/07

Espulsione dei padri 2 famiglie spezzate

Sono due futuri papà che rischiano di dover lasciare l'Italia proprio nel momento più bello: quando nasceranno i loro figli. Sono due extracomunitari e le pratiche di espulsione sono infinitamente più rapide della burocrazia a cui si sono rivolti per tentare di rimanere. E' la difficile situazione di due immigrati nordafricani trattenuti al Cpt di Gradisca. Uno dei due uomini ha iniziato lo sciopero della due settimane fa.da Il Piccolo

GRADISCA Stanno per avere dei figli dalle rispettive compagne. Ma rischiano di dover lasciare l'Italia, perché le pratiche di espulsione sono infinitamente più rapide della burocrazia a cui si sono rivolti per tentare di rimanere. È la triste situazione di due immigrati nordafricani trattenuti al Cpt di Gradisca, dove lunedì finalmente potranno entrare i giornalisti.
Loro sono Raji Tarik, marocchino, e Rhairi Fakiri, tunisino. Il primo, Raji, sposato con una connazionale regolarmente residente a Brescia, è già padre di una bimba di due anni ed è in attesa del secondogenito. Ha richiesto il permesso di soggiorno per ragioni familiari, ma l'espulsione rischia di arrivare molto prima. Il 19 giugno dovrebbe essere giudicato per una vecchia pendenza, ma lui quel giorno difficilmente sarà in aula a difendersi perchè nel frattempo potrebbe essere già stato rimpatriato. Il secondo, Rhairi, è fidanzato con una ragazza sudamericana regolarmente residente a Verona, che con i rispettivi Paesi d'origine stava già svolgendo le pratiche per il matrimonio. È in Italia dal 2004, ma risulta clandestino perché gli è stato rifiutato l'asilo politico. Da due settimane è in sciopero della fame, pare abbia già perso 9 chili. Sono stati loro stessi a chiedere aiuto dall'interno del Cpt, trovando il modo di contattare le associazioni Razzismo Stop e Tenda per la Pace, che da tempo si battono contro la struttura. Della vicenda si è interessato anche il consigliere regionale dei Verdi, Alessandro Metz.
«Quello che chiediamo all'Ufficio stranieri e alla direzione stessa del Cpt è di occuparsi con trasparenza di questi casi, che sono tutt'altro che rari ma forse ancora risolvibili – spiegano Cristian Massimo e Genni Fabrizio, esponenti delle due associazioni -. Stiamo parlando di persone che a tutti gli effetti si stavano integrando nel tessuto del nostro Paese. Nel caso di Raji, il tribunale di Brescia si pronuncerà oggi sulla concessione del permesso di soggiorno per ragioni familiari, ma il suo stesso legale è convinto che l'espulsione e il rimpatrio in Marocco siano imminenti. Questo gli impedirà non soltanto di vedere la moglie e la figlia, ma anche di avere un processo equo. Per la richiesta di Rhairi speriamo possa venire individuato un iter diverso vista la paternità. Vigileremo affinchè non vengano fatti sparire nel nulla. Certo è che entrambi sostengono che la permanenza al Cpt sia più alienante rispetto al carcere: nessun contatto con l'esterno, costanti tensioni». Raji, raggiunto telefonicamente, avrebbe confermato episodi di autolesionismo all'interno dell'ex caserma Polonio.

Secondo Metz «vicende drammatiche come queste non fanno che confermare quanto denunciavamo a suo tempo: strutture come i Cpt sono una realtà sommersa, silenziosa, occultata dove non viene annullata solo la personalità dei singoli trattenuti ma lo stesso stato di diritto».

l.m.

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