Rapporto Annuale 2007 di Amnesty International, programmaintegra.it, 24/05/07

Rapporto Annuale 2007 di Amnesty International

 

Governi potenti e gruppi armati stanno volutamente fomentando la paura allo scopo di erodere i diritti umani e creare un mondo sempre più polarizzato e pericoloso: e’ questo il messaggio lanciato da Amnesty International, in occasione della presentazione del suo Rapporto Annuale 2007.


‘Attraverso politiche miopi che danno luogo a paura e divisione, i governi stanno compromettendo lo stato di diritto e i diritti umani, attizzando razzismo e xenofobia, separando comunita’, acuendo le disuguaglianze e preparando il terreno per altre violenze e altri conflitti’ – ha dichiarato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. ‘Le politiche della paura alimentano una spirale di violazioni dei diritti umani in cui nessun diritto e’ piu’ intoccabile e nessuna persona e’ al riparo. La ‘guerra al terrore’ e la guerra in Iraq, col loro campionario di violazioni dei diritti umani, hanno creato profonde spaccature che stanno gettando un’ombra sulle relazioni internazionali, rendendo cosi’ piu’ arduo risolvere i conflitti e proteggere i civili’.

Dominata dalla sfiducia e dalla divisione, la comunita’ internazionale e’ rimasta troppo spesso tiepida o impotente di fronte alle grandi crisi dei diritti umani del 2006, che si tratti dei conflitti dimenticati come quelli di Cecenia, Colombia e Sri Lanka o dei conflitti che sono sulle prime pagine, come quelli in Medio Oriente.
Le Nazioni Unite hanno impiegato settimane prima di riuscire a chiedere il cessate il fuoco nel conflitto in Libano, in cui hanno perso la vita circa 1200 civili. La comunita’ internazionale non ha mostrato coraggio nell’affrontare la disastrosa situazione dei diritti umani provocata dalle gravi restrizioni alla liberta’ di movimento imposte ai palestinesi dei Territori occupati, dagli incessanti attacchi dell’esercito israeliano e dagli scontri tra le fazioni palestinesi.
‘Il Darfur e’ una ferita sanguinante sulla coscienza del mondo’ – ha affermato Pobbiati. ‘L’azione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e’ minata dalla sfiducia e dal doppio standard adottato dai suoi Stati membri piu’ potenti. Il governo sudanese si prende gioco dell’Onu. Nel frattempo, sono morte 200.000 persone, il numero degli sfollati e’ dieci volte maggiore e gli attacchi delle milizie si stanno allargando al Ciad e alla Repubblica Centrafricana’.
Prosperando in una fascia di instabilita’ che va dal Pakistan al Corno d’Africa, i gruppi armati hanno gonfiato i muscoli e si sono resi responsabili di massicce violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
In Afghanistan, la comunita’ internazionale e il governo locale hanno perso l’opportunita’ di costruire istituzioni realmente fondate sui diritti umani e sullo stato di diritto. Hanno lasciato la popolazione in uno stato di insicurezza permanente e di corruzione e in balia del ritorno dei Talebani. In Iraq, le forze di sicurezza hanno incitato alla violenza settaria piuttosto che frenarla, il sistema giudiziario si e’ rivelato profondamente inadeguato e le peggiori pratiche del regime di Saddam Hussein – torture, processi iniqui, pena di morte e stupri nell’impunita’ – sono rimaste in auge.
‘In molti paesi, agende dominate dalla paura alimentano la discriminazione, allargando le distanze tra abbienti e nullatenenti, tra ‘loro’ e ‘noi’ e lasciando senza protezione i gruppi piu’ emarginati’ – si legge nel Rapporto Annuale. Nella sola Africa centinaia e centinaia di persone sono state allontanate dalle proprie case senza una procedura equa, una ricompensa o l’individuazione di un alloggio alternativo, e tutto questo spesso in nome del progresso e dello sviluppo economico.

Gli esponenti politici hanno sfruttato la paura di un’immigrazione priva di controllo per giustificare misure piu’ dure contro migranti e rifugiati in Europa Occidentale. In tutto il mondo, dalla Corea del Sud alla Repubblica Dominicana, i lavoratori migranti sono rimasti senza protezione e sfruttati.
La divisione tra musulmani e non musulmani si e’ acuita, alimentata nei paesi occidentali da strategie anti-terrorismo discriminatorie. Gli episodi di islamofobia, antisemitismo, intolleranza e di attacchi contro le minoranze religiose sono aumentati un po’ ovunque.
Contemporaneamente, i crimini dell’odio contro i cittadini stranieri hanno conosciuto una grande diffusione in Russia e in vari paesi europei si sono fatte evidenti la segregazione e l’esclusione delle comunita’ Rom, prove della clamorosa mancanza di leadership nel combattere il razzismo e la xenofobia.
[...]
‘Nulla puo’ esemplificare la globalizzazione delle violazioni dei diritti umani meglio della ‘guerra al terrore’ guidata dagli Usa e il programma di extraordinary rendition, che ha coinvolto governi di paesi lontani tra loro, come Italia e Pakistan, Germania e Kenya. Strategie antiterrorismo mal concepite hanno fatto poco per ridurre la minaccia della violenza o assicurare giustizia alle vittime del terrorismo, ma hanno fatto molto per danneggiare a livello globale i diritti umani e il primato della legge’ ha sottolineato Pobbiati.

Secondo Pobbiati, ‘vi sono segnali di speranza. Le istituzioni europee hanno raggiunto un risultato importante in termini di trasparenza e assunzione di responsabilita’ sul fenomeno delle rendition. Grazie alla pressione della societa’ civile, l’Onu ha accettato di sviluppare un trattato per il controllo delle armi convenzionali.
In diversi paesi, nuovi dirigenti e nuovi parlamenti hanno l’opportunita’ di rimediare ai fallimenti dei passati governi che hanno segnato il panorama dei diritti umani negli anni scorsi. Il nuovo Congresso Usa potrebbe dare il la a un’inversione di tendenza, ripristinando il rispetto per i diritti umani nel territorio nazionale e all’estero’.
Per consultare paese per paese la situazione dei diritti umani secondo Amnesty
cliccare sul sito ufficiale.

Per informazioni:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
Tel. 06 4490224
cell. 348-6974361
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Fonte: Amnesty International

 

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