"La legge Bossi-Fini viola i diritti umani", Metropoli, 24/05/07

"La legge Bossi-Fini viola i diritti umani"

L'Italia continua a non avere una legge sul diritto d'asilo e a non prevedere nel proprio ordinamento il reato di tortura. Dure le accuse di Amnesty International che ha presentato ieri il rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani. Fra i problemi segnalati il fatto che la legge Bossi-Fini sull'immigrazione "comprende clausole non in linea con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani". Amnesty punta il dito anche contro i centri di permanenza temporanea e contro la pratica delle espulsioni sommarie

ROMA - "L'Italia ha continuato a non avere una legge sul diritto di asilo. Il governo non ha inoltrato richiesta di estradizione per 26 cittadini statunitensi coinvolti nel caso di “rendition” di Abu Omar". A seguito della legislazione anti-terrorismo in vigore dal 2005, "diversi migranti hanno ricevuto ordini di espulsione e alcuni sono stati rimandati nel Paese d'origine. La legislazione italiana non prevede specificatamente il reato di tortura".

E' questo il quadro dei diritti umani in Italia tracciato da Amnesty International che ha presentato ieri il rapporto annuale sul 2006. Sotto accusa la mancanza in Italia di "una legge organica sul diritto di asilo”, e il mantenimento in vigore “della legge Bossi-Fini sull'immigrazione, che comprende clausole non in linea con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani". Ma anche "la pratica di detenere sistematicamente i minori migranti appena giunti sulle coste italiane, in violazione delle leggi internazionali sui diritti umani e sui rifugiati".

In molti casi, avverte Amnesty, "non è stato rispettato il diritto dei minori di essere detenuti separatamente dagli adulti che non siano membri della stessa famiglia". Frequentemente, "i minori non hanno ricevuto né assistenza legale, né informazioni sui loro diritti e, in alcuni casi, in mancanza di un'accurata valutazione della loro età, essi hanno rischiato di essere rimpatriati forzatamente".

Talvolta alcuni minori non accompagnati sono stati sottoposti a perquisizioni corporali, ispezioni e confisca di oggetti personali. Ad alcuni non è stato garantito l'accesso immediato alle procedure di asilo, mentre altri sono stati ritenuti richiedenti asilo a loro insaputa e hanno ricevuto permessi di soggiorno di cui non comprendevano la natura.

Amnesty punta il dito anche contro i centri di detenzione, in molti dei quali ''le condizioni di vita sono risultate ancora una volta problematiche e sono stati segnalati casi di personale che chiedeva somme di denaro per fornire merci a caro prezzo ai migranti rinchiusi e condizioni di carente assistenza legale, sanitaria e psicologica''.

Il rapporto esprime preoccupazione anche per le espulsioni sommarie, affermando che ''non è stato effettuato alcun controllo giudiziario per stabilire se le persone espulse fossero coinvolte in attività criminali, se l'espulsione stessa fosse legale o se, al ritorno in patria, i migranti espulsi rischiassero di subire violazioni dei diritti umani''.

L'organizzazione critica poi il governo italiano per la cooperazione con la Libia. ''L'Italia - si legge nel rapporto - ha avviato trattative diplomatiche di alto livello con le autorità libiche riguardanti azioni congiunte volte ad arginare l'immigrazione verso l'Italia e comprendenti promesse di aiuti finanziari da parte dell'Italia alla Libia affinché quest'ultima costruisca nel proprio territorio centri di detenzione per migranti e pattugli i propri confini meridionali'', ma ''tali impegni sono stati assunti nonostante la Libia non abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni unite sui rifugiati e il relativo protocollo, né si sia dotata di una procedura di asilo''.

Amnesty si dice infine preoccupata per il fatto che ''l'Italia ha continuato a non avere nel codice penale il reato di tortura, così come definito dalla Convenzione delle Nazioni unite contro la tortura''. Anche l'operato della polizia non e' esente da critiche: ''non è stato istituito un organismo indipendente per esaminare le denunce nei confronti della polizia e accertare le responsabilità',' e ''le operazioni di mantenimento dell'ordine pubblico non sono in linea con il Codice etico europeo, ad esempio laddove viene richiesto che gli agenti portino ben visibile qualche segno di identificazione''.

Infine, Amnesty ricorda che ''il Comitato diritti umani delle Nazioni unite ha raccomandato che l'Italia istituisca un organismo nazionale indipendente sui diritti umani, in conformità ai Principi di Parigi'' e che ci siano ''maggiori sforzi per assicurare che vengano condotte indagini immediate e imparziali nei casi di maltrattamento ad opera di agenti delle forze di pubblica sicurezza''.

Altre due raccomandazioni del Comitato, conclude il rapporto, sono state che ''che venga ridotto il periodo massimo di arresto in flagranza, anche in circostanze eccezionali, a meno degli attuali cinque giorni e che l'arrestato possa ricorrere immediatamente all'assistenza legale'' e che ''l'Italia faccia in modo che la magistratura resti indipendente dal potere esecutivo e che la riforma del sistema giudiziario non infici tale indipendenza''.

(ASCA)