Campagna 'Il carcere dopo l'indulto': i dati relativi ai primi tre mesi di attività

 

 

La Campagna è iniziata il 15 febbraio e terminerà il 15  agosto. Le visite sono normalmente effettuate da deputati e consiglieri regionali del PRC-SE e da osservatori di Antigone. Lo scopo della campagna è di  verificare le condizioni di detenzione post indulto, con particolare attenzione al funzionamento dell'assistenza sanitaria, oggi allo stremo, e alla mancata attuazione del regolamento penitenziario.Delle 50 visite in carceri e ospedali psichiatrici giudiziari programmate, al 13 maggio sono state effettuate 24 visite in 23 istituti: OPG SANT’EFRAMO NAPOLI, BELLUNO, REGINA COELI, VALLETTE TORINO, SALUZZO, IMPERIA, SANREMO, VITERBO, AVELLINO, SAVONA, VOGHERA, CUNEO, PARMA, CASTELFRANCO EMILIA, BRESCIA, PALMI, LA SPEZIA, CHIAVARI, ALESSANDRIA, SAN VITTORE MILANO, COMO, REBIBBIA FEMMINILE (2 visite), CAMERINO.  Per ciò che attiene l’attuazione del regolamento penitenziario sui 23 istituti oggetto di osservazione si è rilevato che nessun istituto ha dato piena attuazione alle prescrizioni ivi previste.Secondo i dati finora pervenuti, in 4 carceri su 5 non ci sono mediatori culturali e le docce non sono collocate all’interno della cella. In 3 carceri su 5 le finestre sono dotate di schermature. In circa il 40% dei casi i servizi igienici delle celle non sono dotati di acqua calda e non sono collocati in un vano separato rispetto a quello che ospita i letti; ancora nel 50% dei casi non sono consentiti colloqui in spazi all’aria aperta e nelle sezioni femminili i servizi igienici delle celle non sono dotati di bidet. Per ciò che attiene l’assistenza sanitaria desta preoccupazione l’uso massiccio di psicofarmaci: oltre il 50% dei ristretti fa uso di psicofarmaci. Alto il numero di tossicodipendenti. Le malattie maggiormente diffuse sono le epatiti e le malattie della pelle. Si riscontrano problemi per l’approvvigionamento dei farmaci. In molti istituti non è garantita la presenza di personale medico h24. I farmaci maggiormente utilizzati sono: ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici, antinfiammatori, antidolorifici, farmaci per lo stomaco.

 

 

I DATI POST INDULTO

 

I detenuti prima dell’approvazione dell’indulto erano 61.246 per una capienza regolamentare di circa 43.000 unità.

I ristretti nelle carceri italiane sono scesi a 38.847 a settembre 2006, sono risaliti oggi a 42.702 (il 35% è rappresentato da stranieri).

Sono 26.201 (di cui 16.158 italiani e 10.043 stranieri) gli ex detenuti usciti dal carcere negli ultimi nove mesi grazie all’indulto.

Dall’ultimo screening del Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria (Dap) emerge che 18.189 (pari al 69,4% del totale) sono gli ex detenuti condannati in via definitiva che hanno beneficiato dell’indulto, mentre 8.012 sono coloro che grazie al provvedimento di clemenza hanno avuto una revoca della misura cautelare su decisione del magistrato di sorveglianza.

Ad oggi si sta registrando un preoccupante aumento della popolazione carceraria.

Soltanto il 12% degli indultati ha commesso un nuovo reato, contro il 68% fisiologico del tasso di recidiva. Per approfondimenti: Indulto e recidiva: studio dopo sei mesi dall’approvazione del provvedimento

 

CARCERE E PENA DOPO UN ANNO DI GOVERNO

 

BREVI CONSIDERAZIONI SULL’OPERATO DEL PARLAMENTO, DEL GOVERNO E DIPARTIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA (DAP)

L’approvazione del provvedimento di indulto, come ha ricordato Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della recente visita al carcere femminile di Rebibbia, ha rappresentato un “passo eccezionale ma necessario - viste anche le difficoltà del programma di edilizia penitenziaria - per decongestionare e rendere più vivibili, più umane, più degne le carceri italiane. E anche per alleviare le difficoltà di quanti operano in questi istituti al servizio dello Stato.”

Dopo l’approvazione del provvedimento di indulto risulta però opinabile il fatto che, soprattutto nei piccoli istituti, le direzioni di diversi istituti di pena hanno chiuso molti reparti per risparmiare personale, ma non li si è ristrutturati per renderli più vivibili, così la popolazione detenuta in diversi istituti ha continuato a vivere disagiata.

 

Per altro verso, il primo anno della XV Legislatura si è caratterizzato positivamente per l’approvazione di due importanti disegni di legge alla Camera dei deputati relativi alla istituzione di una Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, e alla introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento giuridico.

Bisogna ricordare infatti che l’Italia è uno dei pochissimi paesi in Europa (e nel mondo) a non aver adottato tali provvedimenti nonostante l’esistenza di obblighi internazionali, vincolanti per l’Italia, che dispongano in tal senso.

È stato inoltre licenziato dalla Commissione giustizia della Camera il disegno di legge relativo alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.

 

Per quanto concerne l’operato del Ministero della Giustizia risultano sicuramente condivisibili le prime misure adottate, dall’istituzione della Commissione di riforma del codice penale, presieduta dall’avv. Giuliano Pisapia, alla realizzazione e diffusione della indagine conoscitiva relativa al tasso di recidiva dei detenuti prima e dopo l’approvazione dell’indulto.

 

Se da un lato si plaude l’operato e le dichiarazioni programmatiche del Ministro della Giustizia Mastella, del Presidente della Commissione di riforma del codice penale Pisapia e del Sottosegretario Manconi (ad es., completamento del passaggio di competenze al Sistema sanitario nazionale dell’assistenza sanitaria penitenziaria,  istituzione di un commissione di indagine sullo stato di attuazione del regolamento penitenziario), dall’altro risulta opinabile l’operato del Dipartimento dell’Ammnistrazione penitenziaria, in particolar modo per la emanazione delle circolari relative ai circuiti di alta sicurezza e la richiesta, fatta propria dal Ministro Mastella, di inasprimento del 41 bis.

 

LE RIFORME DA FARE: IL CARCERE COME EXTREMA RATIO

In primo luogo deve indurre a riflettere il seguente dato. La percentuale di recidivi tra coloro che beneficiano delle misure alternative al carcere è di gran lunga inferiore rispetto a coloro che sono in carcere e vengono liberati alla scadenza della pena: ricade il 19% degli ammessi alle misure alternative, contro il 68% di chi è uscito dopo aver scontato la pena in stato di detenzione.

Tale dato deve indurre il Legislatore italiano a riformare il sistema penale riducendo il ricorso al carcere a extrema ratio in linea con la filosofia di fondo che sta ispirando i lavori della commissione di riforma del codice penale.

Le altre riforme urgenti sono, in via di prima approssimazione:

riduzione della fattispecie di reato, riduzione delle pene edittali, diversificazione delle sanzioni all’interno del nuovo codice penale; abrogazione della legge ex - Cirielli sulla recidiva; abrogazione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe e contestuale depenalizzazione di tutte le pratiche di consumo; abrogazione della legge Bossi-Fini sull'immigrazione e depenalizzazione di tutto ciò che riguarda la condizione giuridica dello straniero; approvazione della legge istitutiva del garante delle persone private della libertà; introduzione del crimine di tortura nel codice penale; nuovo ordinamento penitenziario per i minori; esclusione dal circuito carcerario dei bambini figli di madri detenute; applicazione della legge Bindi sulla sanità del 1999 con passaggio della medicina penitenziaria alle Asl; applicazione piena e incondizionata del Regolamento di esecuzione entrato in vigore il 20 settembre del 2000; superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.

 

FOTOGRAFIE DAL CARCERE

 

PER APPROFONDIMENTI VEDI:

SCHEDE VISITE IN CARCERE - Campagna "Il carcere dopo l'indulto"

Rassegna stampa Campagna Il carcere dopo l'indulto, maggio '07

Rassegna stampa Campagna 'Il carcere dopo l'indulto - Aprile '07
Rassegna stampa Campagna 'Il carcere dopo l'indulto' - marzo '07
Rassegna stampa Campagna 'Il carcere dopo l'indulto' - febbraio '07  

MILANO

E’ da porre, anche per questa visita, la situazione di degrado che versa nel CONP, il reparto all’interno del presidio sanitario, riservato all’osservazione neuropsichiatria. Le celle  e il reparto stesso sono ambienti degradati e degradanti, con i muri scrostati in stato di abbandono. Ciò che colpisce è l’odore di stantio e di sporco.

 

BRESCIA

Nella sezione non ancora ristrutturata le celle sono fatiscenti, i muri scrostati, il lavandino pieno di ruggine e gocciolante, la turca (di cui non c’è più traccia del candido colore bianco che la contraddistingueva) è sporca e vicina al lavandino dove vengono lavate le stoviglie e dove si cucina. Effetti personali, cibo, biancheria, stracci e detersivi…convivono penosamente insieme in un unico armadietto o su un’unica mensola. C’è un solo educatore per 350 detenuti

 

IMPERIA

Mancano i fondi per convenzioni con specialisti; il servizio di guardia medica è stato ridotto da 18 a 10 ore; servizio psichiatrico sert attivo per 8 ore al mese con problemi di obbligo di 4 entrate mensili (4x2) e relativa impossibilità di monitorare i nuovi entrati, così come per il servizio della psicologa che ha 18 ore al mese.

Assente servizio di Psichiatria (non Sert), pare per mancanza personale disponibile ASL (stesso problema di Sanremo: assoluta mancanza di interesse da parte del responsabile ASL)

 

VITERBO

Dopo il provvedimento di indulto due sezioni a rotazione sono state chiuse per consentirne, ci viene detto, la manutenzione ordinaria. Ciò determina una situazione di sovraffollamento nelle restanti sezioni, tale per cui le celle singole sono occupate da due persone. Nella sezione precauzionale (circa 30 detenuti) non viene svolta alcuna attività. Ci sono vari progetti in corso, ma la direzione ci dice di non avere detenuti con un comportamento penitenziario tale da poter andare a lavorare all’esterno. Pochi gli articoli 21. Si intende creare una sezione EIV, alla quale la direzione sarebbe contraria.

 

AVELLINO

Drammatici i dati sanitari: circa il 70% dei ristretti fa uso di psicofarmaci, il 60% è tossicodipendente, il 40% ha l’epatite; ancora, l’ASL di competenza non fornisce farmaci violando, di tal guisa, la normativa vigente.

Il magistrato di sorveglianza, organo essenziale per il rispetto dei diritti dei detenuti e per il loro graduale reinserimento sociale,  entra in istituto una volta ogni sei mesi mentre la legge prescrive almeno una visita al mese.

Anche per questa ragione non è positivo il giudizio sulle attività trattamentali: non ci sono detenuti semiliberi, soltanto 5 detenuti lavorano all’esterno dell’istituto; 95 i lavoranti, a turnazione e per sole 3 ore la giorno, all’interno della struttura; al momento non si svolgono corsi di formazione professionale.

Sono 2 i bambini presenti al momento della visita. Persiste il dramma della loro permanenza in istituto per l’intero arco della durata della pena della madre, al contrario di quanto avviene in altri istituti carcerari italiani.

 

PALMI

I colloqui con il Magistrato di Sorveglianza e le visite mediche alla presenza degli agenti di Polizia Penitenziaria. Alcuni detenuti lamentano di non riuscire ad ottenere permessi pur rientrando nei termini di legge inoltre, per alcuni, è difficile riuscire ad ottenere la declassificazione dall'EIV anche se la sintesi non presenta elementi ostativi, in particolare un detenuto attende da 7 anni la declassificazione ed ha prodotto diverse istanze, l'ultima un anno e mezzo fa circa, rimaste senza risposta dal DAP. 

 

OPG SANT’EFRAMO

Vedi Giustizia: il Medioevo dell’Opg di Sant’Eframo (Napoli), di Dario S. Dell’Aquila, Il Manifesto, 25/3/07