In patria rischia il carcere Gay espulso può restare
In Marocco l'omosessualità è punita con una condanna da 6 mesi a 3 anni di carcere. Per questo motivo, un magistrato di Torino ha annullato l'espulsione di un immigrato marocchino omosessuale privo di permesso di soggiorno. Per il giudice, la sua espulsione sarebbe in contrasto con la legge sull'immigrazione, secondo cui non si può far tornare uno straniero nel suo Paese se rischia una persecuzione
TORINO - Un marocchino omosessuale non può essere espulso dall'Italia perché nel suo paese d'origine le sue tendenze sessuali sono punite con il carcere: questo principio è stato ribadito da una sentenza di un giudice di pace di Torino, che ha annullato l'ordine di allontanamento dal territorio nazionale di un immigrato senza permesso di soggiorno.
Il magistrato, Gianni Bruschi, nel suo provvedimento ha preso atto che in Marocco l'omosessualità comporta (all'articolo 489 del codice penale, "atti libidinosi o innaturali con individui dello stesso sesso") una condanna da sei mesi a tre anni di reclusione. L'espulsione, quindi, non è possibile: sarebbe in contrasto con quanto prevede lo stesso testo unico delle leggi italiane sull'immigrazione, secondo cui non è possibile costringere lo straniero a ritornare al suo paese se rischia una persecuzione.
Il marocchino, che in questa causa si è fatto assistere dall'avvocato Gianluca Vitale, è in Italia dal 2002, e ha convissuto a lungo con un italiano. Numerosi amici hanno affermato, nel corso del procedimento, che è omosessuale. Era stato espulso dopo un controllo delle forze di polizia (e aveva anche trascorso un periodo al Centro di permanenza temporanea di Torino) anche se, prima ancora di essere fermato, aveva chiesto alle autorità italiane un permesso speciale sottolineando che, in caso di rientro in Marocco, rischiava un processo.
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