Per venti delle persone coinvolte nell’indagine per i pestaggi nel penitenziario sassarese e arrivata la sentenza definitiva di assoluzione dopo la dichiarazione d’inammissibilità dell’appello della Procura di Sassari. Vennero prelevati dalle loro abitazioni e costretti a spogliarsi della divisa davanti ai familiari. Accusati di aver abusato del loro potere, picchiando e umiliando numerosi detenuti del carcere di San Sebastiano.
Oggi per venti delle persone coinvolte nell’indagine per i pestaggi nel penitenziario sassarese è arrivata la sentenza definitiva di assoluzione, dopo la dichiarazione d’inammissibilità dell’appello della Procura di Sassari. Si tratta di agenti e altre figure, anche funzionali, della polizia penitenziaria, che operarono all’interno e all’esterno del carcere sassarese nell’ambito di una missione disposta dopo alcuni episodi avvenuti a San Sebastiano. L’avvocato Mario Perticarà, legale degli agenti (Paolo Abis, Antonio Maria Andria, Giovanni Ara, Sergio Aresu, Serafino Caboni, Mario Bichiri, Pier Vincenzo Scioni, Pietro Sanna, Giovanni Pinna, Tommaso Pais, Diego Floris, Bruno Pois, Francesco Mura, Antonio Ortu, Giovanni Pinna,Antonio Cannas, Salvatore Chirra, Sergio Castellacelo, Mario Derudas, Giuseppe Spanu e Gian Pietro Vargiu), sta ora preparando le azioni legali per le richieste di risarcimento danni provocate da ingiusta detenzione. Gli agenti trascorsero infatti diversi giorni sottoposti a misure cautelari, ma per loro i problemi furono anche altri e in qualche caso le conseguenze di quelle terribile giornate vengono pagate anche oggi.Ma non ci sono buone notizie per i protagonisti, oggi scagionati, di quella terribile nottata. In un caso, infatti, è stata già accolta e soprattutto liquidata una richiesta di una persona arrestata, uno dei primi agenti ad essere assolto. Lo Stato ha pagato 1.500 euro per le accuse rivelatesi poi infondate e la conseguente carcerazione preventiva.Tra le storie più emblematiche c’è quella di Antonio Cannas, 41 anni, di Castelsardo, denunciato e arrestato, e poi scagionato perché lui quel giorno non entrò neanche nel carcere di San Sebastiano, era stato infatti inviato in missione come autista di un automezzo dell’amministrazione penitenziaria. "Abbiamo sempre .avuto fiducia nei giudici - dice Cannas, attualmente dirigente del Sappe, sindacato della polizia penitenziaria - ora dobbiamo pensare ai nostri colleghi che ancora non hanno definito le loro posizione. Posso soltanto dire che ancora oggi ci sono degli agenti che lottano contro le conseguenze del trauma di quelle giornate tremende".In effetti qualcuno ha preferito chiudere con la sua esperienza nella polizia penitenziaria, anche per stati d’ansia depressivi, riconosciuti da specialisti. Un’altra storia particolare è quella dell’allora comandante del carcere di Tempio, Giovanni Dettoli, il sottufficiale subito dopo i 95 arresti, con un’intervista a L’Unione Sarda difese pubblicamente i 4 uomini inviati da lui a Sassari, Paolo Abis, Antonio Cannas, Pietro Sanna e Sergio Aresu, oggi tutti assolti. "Accolgo con gioia questa notizia - dice Dettoli - dopo gli arresti presi posizione pubblicamente, perché sentivo la responsabilità di avere scelto quattro persone tra le migliori a disposizione e averle inviate per una missione che per loro si trasformò in un dramma. Ma nessuno potrà cancellare le sofferenze di questi uomini e delle loro famiglie".Il prossimo 12 marzo, a Roma, presso la Casa Internazionale delle Donne, presenteremo il volume "L’esecuzione penale delle donne: temi, ricerche, prospettive", curato da Costanza Agnella e Susanna Marietti. Interamente consultabile...
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