Londra: Cpt sotto accusa per le condizioni di detenzione
Un altro centro di permanenza temporanea britannico è finito sotto accusa. Questa volta si tratta di "Harmondsworth", vicino a Heathrow, centro nato nel 2001 e gestito da un’azienda privata, la "Uk Deyention Service". Anne Owers, capo ispettore delle prigioni, ha nuovamente portato alla luce i metodi poco "ortodossi", adottati dai dipendenti, nei confronti degli immigrati in attesa di asilo politico. La Owers ha descritto una situazione interna simile più a un carcere di massima sicurezza che ad un centro di accoglienza. Il rapporto rivela dati preoccupanti: il 44 percento degli immigrati è vittima di abusi e il 60 percento dichiara di non sentirsi al "sicuro e tutelato".
Ogni anno passano per Harmondsworth almeno duemila clandestini in attesa di riconoscimento. Puntualmente nelle descrizioni dei trattamenti ricevuti ricorrono le stesse parole: intimidazioni, aggressività, poca disponibilità, maleducazione.
In particolare con le persone che non conoscono l’inglese. Il capo ispettore ha dichiarato che i clandestini vengono controllati con eccessiva attenzione, come si trattasse di criminali: tutti i loro movimenti sono monitorati, è negato il possesso di contenitori di qualsiasi tipo e cavi per apparecchiature audio. Il dato più sconcertante emerso è la punizione cui vanno incontro i detenuti il cui comportamento non è giudicato corretto: vengono confinati in stanze d’isolamento dopo essere stati denudati. La pratica è stata utilizzata ben 129 volte durante i primi sei mesi del 2006.
La Owers ha giudicato questi comportamenti assolutamente inaccettabili in un posto dove il principio fondamentale dovrebbe essere quello di un’accoglienza sicura, umana all’interno di un clima disteso. Il rapporto ritrae una delle situazioni più squallide e sconcertanti che l’ispettore abbia mai osservato in un Centro di accoglienza in Gran Bretagna. Il problema secondo la Owers risiede nella gestione, non tanto nel lavoro dei singoli dipendenti che, nonostante lo scarso supporto, tentano comunque di svolgere un buon lavoro.
Purtroppo non è la prima volta che Harmondsworth fa parlare di sé. Dalla sua nascita ha accumulato una serie di episodi allarmanti. Un clandestino turco, rinchiuso in una cella d’isolamento, è stato selvaggiamente picchiato. Una donna nigeriana, rifiutatasi di salire sull’aereo che l’avrebbe rimpatriata, è stata violentemente colpita al volto. Sono due dei tanti abusi che hanno portato nel luglio 2004 alla violenta rivolta di un’ottantina di immigrati. Scoppiata in seguito al suicidio di un clandestino che non aveva ricevuto il permesso di soggiorno, fu solo il pretesto per manifestare un disagio sentito da tempo.
Già nel 2005, la Owers aveva evidenziato lo stato in cui versavano altri centri come Yarl’s Wood, dove comunque, il problema era lo stesso: cattiva gestione e sensazione diffusa di insicurezza tra i detenuti. Un altro centro, quello di Oaxington, vicino Cambridge, era emerso da un rapporto ufficiale che lo descriveva come un luogo dove imperava una "sottocultura della malvagità" fatta di abusi e atti di razzismo. Oaxington era considerato uno dei centri più rinomati. La Owers aveva più volte denunciato il rischio che al suo interno una tragedia fosse imminente. Tale denuncia viene riproposta oggi in forma identica. Il ministro dell’Immigrazione, Liam Byrne, ha assicurato che intraprenderà un’azione nei confronti di tale situazione. Secondo le sue parole "la detenzione è una parte essenziale della questione sull’immigrazione e deve essere accompagnata da umanità e dignità". Sono in molti a sperare che un nuovo rapporto non contraddica le sue parole.
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