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IV Rapporto di Antigone, articoli tratti da Redattire sociale, 13/11/06

Antigone: meno affollamento, ma i problemi restano immutati

 

Redattore Sociale, 13 novembre 2006

 

Nelle carceri italiane la pressione si abbassa. L’indulto ha quasi dimezzato il numero dei detenuti, anche se in alcuni istituti continua a persistere il problema del sovraffollamento e continua a essere emergenza per i continui nuovi ingressi, anche se in minima parte dovuta ai rientri. La percentuale delle persone che ha beneficiato dell’indulto e che è poi stata di nuovo arrestata è infatti molto bassa: solo 1336 persone sono rientrate in carcere in questi mesi per aver commesso nuovi reati dopo la scarcerazione. Ma molti di questi sono immigrati irregolari che avendo avuto il foglio di via appena usciti dal carcere, hanno cercato di salvarsi dai controlli, ma poi sono stati arrestati perché appunto senza regolare permesso.

Sono queste le tendenze principali individuate dal rapporto Antigone di quest’anno, pubblicato da Carocci e presentato oggi a Roma. Titolo del rapporto 2006: "Dentro ogni carcere". La novità di quest’anno, dal punto di vista editoriale, è la pubblicazione di 208 schede relative alle altrettante carceri italiane in tutte le regioni, isole comprese ovviamente. Le schede - curate da Laura Astarita, Paola Bonatelli e Susanna Marietti - sono organizzate appunto per regioni e propongono una prima vera mappatura del sistema penitenziario italiano. E danno anche la cifra concreta degli effetti dell’indulto perché registrano sia la capienza delle carceri, sia il numero delle persone scarcerate con l’indulto e sia anche il numero di presenze a cui si era giunti prima del provvedimento di quest’estate. Finora, sia il rapporto annuale di Antigone, sia i dati statistici del ministero ci davano un quadro generale aggiornato della situazione nelle carceri nel loro complesso. Con la mappatura, che si ripeterà anche nei rapporti futuri, potremo avere un monitoraggio continuo anche sui singoli istituti.

Per quanto riguarda le tendenze generali che possiamo ritrovare nel rapporto di Antigone, si riscontra una continua crescita della popolazione detenuta negli ultimi anni. Dal 1991 al giugno 2006 quando erano 31.053, i detenuti in Italia sono praticamente raddoppiati, superando le 61 mila unità. Nel giugno del 1992 le persone in carcere erano già diventate 44.424, nel giugno 1999 erano 51.814, nel giugno del 2006 61.264, una crescita continua che si è arrestata solo nella scorsa estate con l’applicazione delle norme sull’indulto. Da agosto 2006 alla fine di ottobre sono uscite dal carcere circa 25 mila persone. Risulta ancora complesso quantificare il dato preciso dei rientri. L’unico dato certo, secondo Antigone, è che al 31 agosto 2006 risultavano presenti in carcere 38.847 detenuti. Da quel momento hanno continuato a uscire dal carcere una media di 1500 detenuti ogni mese. I rientri registrati ufficialmente sono stati 1336. Si tratta di persone che hanno commesso nuovi reati subito dopo l’uscita dal carcere per il beneficio dell’indulto. Tra questi - che sono comunque come si vede una piccola minoranza in confronto alla cifra totale dei beneficiari - ci sono molti immigrati che non hanno commesso reati appena usciti dal carcere, ma che sono stati trovati senza permesso di soggiorno.

Molti immigrati che erano in carcere risultavano infatti irregolari e al momento dell’uscita hanno visto consegnarsi il documento del foglio di via. A quel punto hanno cercato di cavarsela, ma molti senza fortuna. Sono stati fermati magari solo poche ore dall’uscita dal penitenziario e rimessi in carcere perché irregolari. Tra i tanti dati colpisce infatti quello relativo alla composizione dei reati commessi dagli immigrati riarrestati dopo l’indulto. Secondo le informazioni in possesso di Antigone, dei 271 immigrati rientrati in carcere in questi mesi dopo aver beneficiato dell’indulto, 118 sono stati arrestati perché trovati sprovvisti di permessi regolari di soggiorno. Al 25 ottobre risultava che erano rientrati in carcere 537 immigrati. Di questi circa 200 non avevano commesso alcun reato, ma erano ancora irregolari e quindi fuori legge.

Anche il problema del sovraffollamento è stato tamponato con l’indulto, ma non definitivamente risolto. E ora servono nuove politiche sia in campo penitenziario, sia soprattutto in campo penale. È anche illusoria - si legge infatti nel rapporto di Antigone - la strategia di chi vorrebbe risolvere il problema del sovraffollamento attraverso la costruzione di nuove carceri. Quello che manca, sostengono i curatori del rapporto Antigone, è una vera politica nazionale delle carceri. Troppe sono ancora le differenze che si riscontrano da regione a regione e perfino nella stessa città. È facile trovare a Padova un carcere modello e magari a pochi chilometri un penitenziario dove i detenuti sono chiusi in cella senza poter fare nulla per 20 ore al giorno.

Sempre per rimanere ai dati generali, si coglie un aumento dell’età media dei detenuti, mentre si conferma il fatto che circa un terzo dei detenuti sta scontando (o stava scontando prima dell’indulto) una pena inferiore ai 3 anni. "Considerando la ripartizione dei detenuti per l’entità della pena inflitta - scrive Giuseppe Mosconi nel rapporto - vediamo confermato un aspetto decisamente problematico che già avevamo rilevato negli anni precedenti: circa un terzo dei detenuti (30,74 per cento) avendo subito una condanna inferiore ai tre anni, potrebbe fruire, ai sensi della legislazione vigente, dell’affidamento in prova al servizio sociale, della detenzione domiciliare o della semilibertà....Ciò sta a dimostrare, da un lato, la già rilevata inefficacia, almeno parziale, della legge Simeone-Saraceni del 1998 nell’evitare il carcere per peni brevi; dall’altro la difficoltà di fruire delle misure alternative per una buona parte di detenuti, dovuta a non conoscenza dei propri diritti e delle necessarie procedure per farli valere, mancanza di un’adeguata difesa, di opportunità esterne idonee al reinserimento, particolare severità dell’amministrazione o dei giudici, problemi disciplinari o altro ancora". L’altro dato generale riguarda la conferma della provenienza sociale dei detenuti. Sono ancora gli immigrati e le fasce più deboli della popolazione a dover subire i provvedimenti restrittivi. Risulta infatti molto alta la percentuale dei detenuti che proviene da quattro regioni meridionali. E risulta sopratutto molto diversificata la condizione del detenuto a seconda appunto dell’istituto.

Antigone: manca una linea di politica penitenziaria omogenea

 

Redattore Sociale, 13 novembre 2006

 

Le carceri italiane sono un mosaico frastagliato dove non si rintraccia ancora una linea di politica penitenziaria omogenea e dove le condizioni variano a seconda delle capacità dei direttori. Nel rapporto Antigone del 2006 ("Dentro ogni carcere", Carocci editore), questo carattere frammentario del sistema penitenziario italiano emerge con tutta evidenza nella lettura delle 208 schede sui singoli istituti. Ne proponiamo qui solo alcuni esempi, soprattutto per evidenziare che almeno il grave problema del sovraffollamento è stato molto ridimensionato dall’indulto.

Le carceri sarde sono definite dagli stessi operatori "di sfollamento" in quanto vengono usate per ridurre la popolazione degli istituti del nord e della Campania. Si tratta quindi di una situazione che porta spesso queste carceri sull’orlo del collasso. Con l’indulto si è ridotta però anche in Sardegna la forte pressione che si riscontrava prima dell’estate di quest’anno. Ci sono 12 istituti che risultavano, prima dell’indulto, quasi tutti sovraffollati o sull’orlo della massima capienza raggiunta. Ad Alghero, per esempio, la capienza regolamentare del carcere è di 145 detenuti, con una presenza effettiva di 194 persone detenute, che si sono poi ridotte di 52 unità con l’indulto. Ad Is Arenas le cose vanno anche meglio, con 176 di capienza e 124 presenze che sono state ridotte di 103 con l’indulto. Il carcere di Iglesias ha una capienza regolamentare di 59 persone con un affollamento che sfiora le 100 presenze. A Nuoro Badu ‘e Carros, 273 di capienza, 297 di presenze.

Le carceri siciliane sono 26, di cui 4 case di reclusione e un Opg. Qui il problema è che la gran parte degli istituti presenta gravi problemi strutturali, edifici vecchi o ex conventi che necessitano di continua manutenzione. Anche qui il sovraffollamento era la norma, ma ora le cose sono parzialmente migliorate con l’indulto. Ad Agrigento-Petrusa su una capienza di 253 detenuti si registrano 380 presenze a cui bisogna però sottrarre le 120 persone (tra cui 12 donne) che hanno beneficiato dell’indulto. Stesso discorso a Caltanissetta, 180 posti per 253 presenze. Era ancora più grave la situazione ad Augusta dove per l’indulto sono uscite dal carcere 190 persone, ma dove la capienza era di 329 posti anche se si era arrivati a una presenza di 636 detenuti. Anche a Messina grande affollamento del carcere, con una capienza di 278 posti e una presenza effettiva di 408 detenuti, con un alleggerimento lieve di 10 persone uscite per l’indulto. Indicativo anche il dato relativo al carcere di Caltagirone dove sono uscite 113 persone per l’indulto su 244 presenti prima del provvedimento. Da tenere presente però che la capienza regolamentare di quel carcere era di 75 posti.

La carceri calabresi sono 12. Anche qui si era a livelli di sovraffollamento prima dell’indulto. A Cosenza-Sergio Cosmai, per esempio, la capienza regolamentare è di 191 detenuti. Con l’indulto sono uscite 85 persone, ma le presenze erano arrivate a 150. Dal carcere di Crotone sono uscite 67 persone, la presenza era arrivata a 108, con una capienza regolamentare di 117. A Lamezia Terme la capienza è di 30 posti. Prima dell’indulto le presenze erano arrivate a 58, con l’indulto sono uscire 23 persone. Nel carcere di Reggio Calabria, prima dell’indulto c’erano 265 detenuti per una capienza di 160 posti. L’indulto ha permesso l’uscita di 71 persone.

In Basilicata le carceri sono 3. Melfi e Potenza erano, prima dell’indulto, sopra il livello di sopportazione perché nel primo carcere c’erano 220 persone per una capienza di 126 posti e con l’indulto sono uscite 44 persone. A Potenza la capienza è di 171 posti, ma i presenti erano arrivati a 225 detenuti, che con l’indulto sono diventati 126.

Le carceri pugliesi sono state sempre caratterizzate dal sovraffollamento. Il carcere di Bari è stato preso sempre come cartina al tornasole della situazione disperata di molti istituti del sud. Con l’indulto si è avuto un minimo di sollievo per quanto riguarda il sovraffollamento, ma non certo la soluzione definitiva. Il carcere di Bari, infatti ha una capienza regolamentare di 311 posti. Prima dell’indulto si era arrivati però a una presenza di 561 persone che si sono ridotte a 402 con l’indulto. A Brindisi con l’indulto sono uscite 25 persone su 46 presenti. Anche a Taranto l’indulto ha ridotto, anche se parzialmente la pressione visto che su una capienza regolamentare di 315 posti, i presenti erano arrivati a 622 che sono poi stati ridotti a 458 con l’applicazione dell’indulto.

In Campania ci sono attualmente 17 istituti di pena per adulti, tra i quali due CR, uno femminile e due Opg, con una popolazione di oltre 7 mila persone per una capienza che si aggira sui 5 mila posti. Anche in Campania si sono sentiti gli effetti dell’indulto. Ad Avellino la capienza regolamentare era di 347 persone, la presenza era arrivata a 364 che però si è ridotta di 169 unità con l’indulto. Tre le carceri di Napoli, Poggioreale, Sant’Eframo e Secondigliano. Dai tre istituti sono uscite complessivamente circa 1300 persone. (vedi lancio successivo per le carceri del centro e del nord d’Italia).

Antigone: indulto svuota carceri più piccole, le grandi già piene

 

Redattore Sociale, 13 novembre 2006

 

"Chiuse per indulto": è questo il cartello che si può trovare affisso nelle piccole carceri italiane, svuotate dopo il provvedimento varato dal Parlamento oltre tre mesi fa. I dati dello spopolamento, scomposti secondo i flussi di uscita dei 208 istituti di pena italiani, sono stati pubblicati nel Rapporto Antigone 2006. Dal quale emerge anche, però, che nelle grandi città le celle sono di nuovo piene.

La scena che si presenta in alcune carceri è paradossale; gli agenti penitenziari sono in servizio, ma fanno la guardia a celle vuote. Il primato spetta alla Puglia, dove due istituti sono stati chiusi per effetto dell’indulto: quello di San Severo, in provincia di Foggia, e quello di Spinazzoli, nel Barese. In Sardegna la situazione non è molto diversa. Nell’alta valle del Tirso, c’è la colonia di Lodè-Mamone con 19 detenuti; ad Is Arenas sono rimasti in 26, mentre a fine luglio erano in 124.

Gli effetti dell’indulto sono evidenti, come sottolinea Dino Martirano sul Corriere della Sera. Lo svuotamento ha permesso alle carceri di tornare a una situazione di normalità e ha fornito un’occasione unica per effettuare i lavori di manutenzione straordinaria necessari da tempo. D’altra parte, però ha messo in rilievo un problema di gestione delle case circondariali più piccole.

In base a quanto riferisce il Rapporto Antigone, al 31 agosto 2006 i detenuti erano circa 40mila, mentre tre mesi prima erano oltre 60mila. Ma alcune carceri, come il Regina Coeli di Roma, sono già a livelli di guardia. Per questo l’osservatorio ha lanciato all’amministrazione un ultimatum: tre anni di tempo per fare le riforme necessarie, altrimenti tutto tornerà come prima e si ripeterà il sovraffollamento.

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