Carta dei valori, presto coinvolte le altre fedi
Continuano gli incontri per preparare la carta dei valori che, come noto, non riguarderà soltanto l'islam italiano ma anche le altre religioni. L'11 novembre il comitato di esperti incaricati di redigere la carta incontrerà nuovamente la Consulta islamica, ma in seguito saranno coinvolti gli esponenti di altri fedi. Proprio su questo punto rimangono forti perplessità all'interno della Consulta: per molti, il dibattito allargato rischia di essere troppo generico. Prima di coinvolgere tutti vanno affrontati alcuni temi prioritari: il velo, le scuole, le moschee
Il comitato scientifico, composto da esperti nominati dal ministro dell'Interno Amato, che comprende cinque professori (Roberta Aluffi Beck Peccoz, Carlo Cardia, Khaled Fouad Allam, Adnane Mokrani e Francesco Zannini) incaricati di redarre la carta dei valori per l'integrazione degli immigrati in Italia, tornerà a riunirsi, insieme ai 16 rappresentanti della consulta islamica, l'11 novembre prossimo. In quell'occasione si affronteranno le priorità: immigrazione e cittadinanza, laicità, persone e famiglia. In seguito, si coinvolgeranno nelle consultazioni gli altri gruppi etnici e religiosi presenti in Italia: ortodossi, ebrei, buddisti e anche esponenti di altre comunità, come i cinesi. Saranno circa cinque mesi di lavoro, la carta - come già noto da alcuni giorni - sarà pronta ad aprile.
"L'elenco non è ancora completo - spiega uno dei cinque esperti, Adnan Mokrani - sarà comunque una carta per la cittadinanza e l'integrazione di tutti gli immigrati in italia, non solo per gli islamici: non si può iniziare l'integrazione con la discriminazione". Ai musulmani, tuttavia, viene dedicata un'attenzione particolare: "Perché si tratta della comunità più numerosa - continua Mokrani -. Se poi loro ne sentiranno il bisogno, potranno anche pensare di fare un altro testo specifico, parallelo o conseguente alla carta, ma quello non è il nostro compito".
Non c'è però unanimità all'interno della Consulta islamica. Ci sono perplessità e dubbi soprattutto sul coinvolgimento delle altre religioni. "Trasformare il documento in un documento di tutte le religioni è molto complesso, rischia di dare un altro orientamento socio-culturale al contenuto - dice Sergio Yahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis, la comunità religiosa islamica - accomunarci ad altre religioni ed etnie come i cinesi rischia di diventare discriminatorio rispetto all'islam. Massimo rispetto per il pluralismo etnico e religioso, ma la carta- conclude Pallavicini- avrebbe dovuto comporre insieme l'italianità e le radici della nostra religione. Così rischia di accomunare tutti in un'unica discussione generica. Faremo buon viso a cattivo gioco". Secondo l'esponente del Coreis, in questo momento dovrebbero essere altre le priorità. "Essere stati coinvolti dal ministro Amato ad elaborare questa carta per l'integrazione è senz'altro positivo - spiega Pallavicini - ma in questo momento non facile per la comunità musulmana in Italia, con priorità urgenti come il problema del velo, delle moschee e delle scuole islamiche, sarebbe stato meglio concentrare su questi problemi la discussione".
Pallavicini giudica comunque corretta la posizione del ministro Amato, che ha sempre tentato di risolvere con il confronto le polemiche sull'Ucoii: "Io continuo a credere che da parte del ministro amato ci sia stata lungimiranza politica - conclude - atteggiamento che lo ha portato a rinunciare ad una posizione troppo rigorosa contro l'integralismo".
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