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Tra i due litiganti, ancora sconfitti gli immigrati... ed il buon senso, meltingpot.org, 11/10/06

Tra i due litiganti, ancora sconfitti gli immigrati... ed il buon senso

di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo

Il due ottobre scorso l’Alto Commissario delle Nazioni Unite ha lanciato da Ginevra un appello per salvaguardare l’istituto dell’asilo, per adottare metodi più adeguati per affrontare le immigrazioni irregolari, contro ipotesi di “ritorno forzato”, di espulsioni e di respingimenti che non siano conformi al diritto internazionale ed al rispetto dei diritti fondamentali della persona. L’alto Commissario sottolinea che in presenza di flussi misti composti da migranti economici e da richiedenti asilo, le misure di contrasto dei flussi migratori irregolari possano ritorcersi sui potenziali richiedenti asilo. Questo richiamo e gli allarmati report delle principali agenzie umanitarie sulla condizione degli immigrati in Italia non sembrano produrre nella sostanza quella discontinuità rispetto alle politiche di Berlusconi e Pisanu che il nuovo governo Prodi aveva promesso anche in materia di immigrazione d asilo.

Il Ministro Amato continua a dimenticare l’urgenza di una legge organica sul diritto di asilo, e d’intesa con il commissario europeo Frattini, si accinge a varare un pacchetto di misure che inaspriscono ulteriormente le pene per gli scafisti, come se la esperienza del passato non insegnasse a tutti che le conseguenze di queste misure si ritorcono soprattutto sulle vittime dell’immigrazione clandestina, costretti spesso a diventare “scafisti di se stessi” ed abbandonati in balia del mare su imbarcazioni sempre più piccole. Nessuno ricorda ill dato incontestabile che l’ingresso irregolare è l’unica via di ingresso per chi intende raggiungere l’Italia e l’Europa fuggendo da guerre e conflitti alimentati anche dalla corsa all’accaparramento delle risorse da parte dei paesi ricchi. Sullo sfondo rimangono i penosi tentativi di praticare a livello europeo una “solidarietà” nelle politiche di espulsione che spesso esiste solo sulla carta ( come nel caso di FRONTEX e dell’operazione Jason), ed i pesanti ricatti verso quei paesi di transito o di provenienza che non collaborano abbastanza nella riammissione dei migranti espulsi o respinti dall’Europa.
Ed ancora i migranti economici sono costretti ad entrare o a soggiornare irregolarmente nel nostro paese per effetto della sostanziale chiusura dei canali di ingresso legale. Mentre non si sa ancora quando sarà consegnato il permesso di soggiorno a coloro che ne hanno fatto richiesta in base al decreto flussi 2006, sembra che le nuove quote di ingresso saranno assai esigue, e la proposta di denunciare i datori di lavoro in nero rischia di alimentare soltanto uno scontro ad evidente scopo propagandistico. Se l’estensione dell’art. 18, che prevede il rilascio di un permesso di soggiorno a chi denuncia i propri sfruttatori o gli appartenenti ad una organizzazione criminale che sfrutta il traffico di clandestini fosse ridotta come intende Amato, resterebbe una misura premiale applicabile in poche centinaia di casi di collaborazione con le forze di polizia( come è successo finora con l’applicazione della norma alle vittime della prostituzione). Se la estensione della norma fosse ampliata ad ogni denuncia di lavoro irregolare ( come sembrerebbe sostenere il ministro Ferrero) non ci sarebbe nessuna sanatoria generalizzata ( quale badante denuncerebbe la famiglia presso cui lavora, oppure quale cameriere denuncerebbe il titolare del ristorante che gli fornisce l’unico reddito di cui dispone?), ma si innescherebbe una grave situazione di conflitto sociale di cui sarebbero vittima ancora una volta i più deboli, i migranti, insomma una vera e propria bomba a tempo. L’unico modo per affrontare il fallimento delle politiche migratorie fin qui perseguite è la regolarizzazione permanente su base individuale, che permetterebbe di legalizzare a regime, non appena raggiunta una certa stabilità lavorativa, chi è costretto all’ingresso clandestino ed al lavoro nero.

Le proposte di Amato di modificare la legge Bossi-Fini, contengono aperture minime ( ad esempio in materia di licenziamenti), oppure si limitano ad applicare quanto imposto dalle direttive comunitarie ( come nel caso della Carta di soggiorno) lasciandone inalterato l’impianto. Si camuffano i vecchi CPT in nuove strutture detentive nelle quali si accresce la discrezionalità della polizia. Altro che “superamento” dei CPT ! La introduzione fittizia di canali di reclutamento affidati a sponsor ed a liste consolari inesistenti e impraticabili e la persistente chiusura delle possibilità di ingresso per ricerca di lavoro, lasciano presagire la ulteriore crescita della clandestinità ed il ricorso a misure emergenziali, come il proliferare dei CPT “clandestini”, l’ultimo proprio a Roma, conferma già in questi giorni.

Malgrado il nuovo governo e le promesse di abrogazione della legge Bossi-Fini, chi rimane da clandestino dopo l’ordine di espulsione, e non abbocca all’amo del “ritorno assistito” finanziato con il nuovo fondo rimpatri, rischia ancora il carcere, ed in ogni caso può essere arrestato dalla polizia un numero indefinito di volte. Il diritto penale “speciale”, malgrado il richiamo formale alle sentenze della Corte Costituzionale che hanno demolito la >Bossi Fini, continua intanto ad essere utilizzato come strumento di politica migratoria e di intervento sociale, e di questa scelta- che sta inasprendo le pene già previste dalla precedente legislazione in materia di immigrazione- se ne avvalgono soltanto le organizzazioni criminali e quei privati, non molto misericordiosi che speculano sul business della sicurezza. L’aumento delle pene e delle misure repressive non ha fin qui ridotto la clandestinità e lo sfruttamento, eppure Amato sembra insistere ancora in questa direzione.

I problemi della sicurezza possono soltanto aumentare quando i responsabili delle politiche sull’immigrazione propongono nuove leggi senza curarsi della crescita esponenziale delle persone in stato di irregolarità, impedendo di fatto l’accesso alla procedura di asilo ed il soggiorno per motivi umanitari, mentre uffici periferici sempre più intasati giungono a negare il rilascio dei documenti attesi dagli immigrati, persino a ridurre le possibilità di un permesso di soggiorno per lavoro, e dunque di sostentamento, per i genitori di minori titolari di un permesso di soggiorno per motivi di salute.
Le possibilità di intervento sarebbero tante, a costi enormemente più ridotti di quelli ormai incontrollabili delle politiche di allontanamento forzato e di ghettizzazione nei centri di detenzione. Alcune proposte importanti erano già contenute nel programma del governo Prodi, che prevedeva la sostanziale abrogazione delle norme introdotte nel 2002 dalla Legge Bossi-Fini, ma sembra oggi che, di fronte al potere di interdizione delle destre ed alle divisioni interne ( perché Amato e Ferrero non si consultano insieme con le associazioni, magari anche con Prodi) prima di esporsi al puntuale rito del massacro mediatico da parte delle destre? E proprio così difficile difendere un programma di governo, già frutto di lunghe e faticose mediazioni ?

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