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L’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Guterres apre il meeting annuale del Comitato Esecutivo UNHCR, unhcr.it, 2/10/06

L’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Guterres apre il meeting annuale del Comitato Esecutivo UNHCR

UNHCR - Affrontare i flussi migratori misti: un Piano d’Azione in 10 punti

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres ha oggi esortato ad intraprendere un’azione internazionale concertata al fine di preservare l’istituzione dell’asilo e al tempo stesso di cercare migliori modalità di gestione del fenomeno delle migrazioni irregolare, delle fasi di recupero post-conflitto e della drammatica condizione di milioni di persone sfollate all’interno dei propri paesi.

Nell’intervento di ampia portata con il quale ha aperto il meeting annuale di una settimana del Comitato Esecutivo (ExCom) - l’organo direttivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - Guterres ha affermato che l’Agenzia di cui è alla guida si trova in un “momento della verità” in cui deve confrontarsi con diverse sfide, interne ed esterne. Prima tra queste è quella di correggere uno dei più “grandi fallimenti” della comunità internazionale, l’aver trascurato decine milioni di persone sfollate, che – poiché sono rimaste all’interno dei loro stessi paesi – non godono delle garanzie e dell’assistenza che vengono invece fornite ai rifugiati che si trovano fuori del proprio paese d’origine.

L’Alto Commissario ha dichiarato ai delegati dei 70 paesi membri dell’ExCom che, oltre al suo mandato originario di proteggere i rifugiati di tutto il mondo, l’UNHCR è adesso un’agenzia pienamente impegnata nel nuovo approccio congiunto mirato ad assistere i circa 24 milioni di sfollati di tutto il mondo.

“Adesso l’UNHCR è parte della risposta collettiva del sistema Nazioni Unite e della comunità internazionale, e in questo ambito ha assunto la responsabilità per la protezione, per gli alloggi d’emergenza e per la gestione e il coordinamento dei campi” ha aggiunto Guterres. “Le lezioni apprese dai progetti pilota in quattro paesi – Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Liberia e Somalia – ci aiuteranno ad orientarci in futuro”.

Il nuovo approccio, ha proseguito l’Alto Commissario, ha già contribuito al ritorno alle proprie case di oltre 300mila sfollati in Uganda, “trasformando una drammatica situazione umanitaria in una potenziale operazione di successo”. L’UNHCR sta inoltre riconsiderando la sua attività in favore degli sfollati in Colombia, Sri Lanka, Caucaso e Costa d’Avorio.

Nonostante i positivi sviluppi in alcune situazioni di sfollati, comunque, ancora circa 2 milioni di sfollati nella regione sudanese del Darfur hanno un disperato bisogno di protezione e assistenza.

“Di fronte a una situazione come quella in Darfur, il ruolo delle organizzazioni come l’UNHCR è seriamente limitato” ha affermato Guterres. “Può sembrare intollerabile, ma la nostra disperazione è nulla rispetto a quella delle vittime e dei milioni di sfollati. In assenza di un quadro chiaro per esercitare la cosiddetta ‘responsabilità di proteggere’, la comunità internazionale resta sostanzialmente impotente. L’insicurezza del Darfur si è estesa anche al Ciad e minaccia la stessa Repubblica Centrafricana”.

Passando in rassegna i positivi sviluppi verificatisi lo scorso anno in diverse regioni, l’Alto Commissario ha evidenziato la fondamentale importanza della protezione e dell’asilo in un mondo in rapido mutamento. “In un periodo di crescente intolleranza, alimentata dalle preoccupazioni sulla sicurezza e dalla confusione dell’opinione pubblica tra migranti e rifugiati, dobbiamo in primo luogo preservare l’asilo e ricostruire la fiducia nei sistemi d’asilo” ha proseguito. “Si stanno verificando sviluppi critici – molti dei quali deliberatamente incoraggiati dal populismo sia in politica che nei media, che ci portano nella direzione sbagliata”.

Preservare l’asilo significa opporsi a tutte le forme di refoulement – o di rimpatrio forzato di rifugiati – e assicurare il rispetto del diritto internazionale sui rifugiati, che “non può essere sostituito dalle legislazioni nazionali, da trattati di estradizione o ridefinito tramite accordi bilaterali”.

Guterres ha inoltre citato gli sforzi intrapresi con i governi e con gli altri partner nel far fronte alle necessità di protezione dei rifugiati che si trovano tra le decine di milioni di migranti che oggi si spostano in tutto il mondo. Concentrandosi sulle regioni d’origine e sui paesi di transito e di destinazione, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati ha proposto un piano d’azione in 10 punti che definisce le misure che possono essere incorporate nelle procedure sulle migrazioni.

“Conosciamo la differenza tra un migrante e un rifugiato e non intendiamo diventare un’agenzia per la gestione delle migrazioni” ha aggiunto Guterres. “Ma assistiamo sempre di più a flussi misti, all’interno di quali la grande maggioranza di persone è costituita da migranti, ma in cui vi sono anche persone bisognose di protezione internazionale: rifugiati, donne vittime di tratta, minori non accompagnati. Il ruolo dell’UNHCR è quello di contribuire a creare le condizioni grazie alle quali queste persone possono essere individuate e ricevere protezione. Ad essi deve essere garantito l’accesso fisico alle procedure d’asilo e un equo trattamento delle loro domande. Le misure tese a contrastare l’immigrazione irregolare non devono mai mettere in dubbio questi diritti”.

Nell’anno passato, l’UNHCR ha contribuito a trovare soluzioni per centinaia di migliaia di rifugiati, soprattutto attraverso il rimpatrio volontario, una volta in atto le condizioni. Ma la sostenibilità dei ritorni in paesi devastati che escono da conflitti costituisce una “drammatica preoccupazione” ha affermato l’Alto Commissario. Tra i paesi che hanno bisogno di sostegno internazionale per poter garantire che coloro ritornano nel proprio paese possano rimanervi, Guterres ha menzionato Repubblica Democratica del Congo, Sudan meridionale, Burundi, Afghanistan e Liberia.

“In ogni operazione, la promozione del rimpatrio giunge solo dopo che sono state raggiunte le condizioni minime e che l’UNHCR è stato in grado di verificare che, una volta rientrate, le persone sono al sicuro” ha affermato Guterres, aggiungendo che i rimpatriati non possono vivere di sola speranza. “Far fronte ai problemi legati alla fase di transizione, tra la fine di guerre o conflitti e l’inizio dell’aiuto allo sviluppo è qualcosa in cui la comunità internazionale non eccelle”.

Evidenziando gli sforzi dell’UNHCR per la riforma istituzionale, Guterres ha affermato che l’Agenzia ha migliorato la sua capacità di risposta nelle emergenze ed è coinvolta in un processo di cambiamento sistematico mirato in parte ad abbassare i costi fissi, compresi quelli relativi a personale e spese amministrative, per assicurare che ai beneficiari arrivi il massimo delle risorse possibili. Tra le possibili misure, si annoverano il trasferimento del personale in località più vicine al punto di consegna dell’assistenza e il trasferimento di alcune attività che si svolgono nella sede internazionale dell’Agenzia a Ginevra.

“Non possiamo dimenticare il nostro obbligo morale nei confronti delle persone di cui ci prendiamo cura” ha proseguito Guterres, aggiungendo che il budget dell’UNHCR di circa un miliardo di dollari l’anno è ancora insufficiente per fornire adeguata assistenza ai rifugiati che vogliono rimpatriare o per fornire assistenza medica di base come l’ultimo protocollo per la malaria o farmaci anti-retrovirali. “Non possiamo accettare che il denaro che dovrebbe essere utilizzato per i nostri beneficiari venga speso in maniera non necessaria nella gestione dell’organizzazione”.

Il Comitato Esecutivo rivede ed approva i programmi e il bilancio dell’UNHCR, fornisce pareri su questioni di protezione e discute un’ampia gamma di altre materie. L’Alto Commissario Guterres ha infine ringraziato i donatori per il loro prolungato sostegno. La sessione di oggi del meeting comprende anche il discorso del dottor Akio Kanai, l’oculista giapponese che, per il suo impegno nel fornire cure oculistiche a circa 100mila persone sradicate negli ultimi vent’anni, questa sera riceverà il Premio Nansen per i Rifugiati 2006.

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