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Milano, sfratti molto esecutivi, Il Manifesto, 19/9/06

Milano, sfratti molto esecutivi
La polizia sgombera alcuni immigrati dal palazzo di via Cavezzali, dove a febbraio morì un marocchino ucciso da un vigilante assoldato dai proprietari dell'immobile
Luca Fazio
Milano
A vederlo da fuori si stenta a credere che quello sia il «residence della malavita», comunque ieri più di cento poliziotti pronti a farsi obbedire a qualsiasi costo hanno fatto irruzione proprio nel residence di via Cavezzali 11, un alveare con decine e decine di mini alloggi affittati a prezzi esorbitanti a immigrati di diverse nazionalità, con giardinetto, telecamere, aria condizionata e servizio di portierato (vigilantes). Dunque non siamo in nessun Bronx, ma in una traversa di via Padova, zona ad alta densità di popolazione straniera, una delle tante a Milano. Perché lo sgombero? Non per una questione di droga o piccola delinquenza, «visto che venerdì scorso hanno arrestato un piccolo spacciatore, ma l'appartamento è ancora affittato a lui semplicemente perché paga regolarmente l'affitto», racconta un vicino di casa moto ben informato. La verità è che stanno facendo passare per un'operazione di sicurezza un semplice sfratto reso molto esecutivo dall'intervento degli agenti. Risultato: 19 persone senza permesso di soggiorno, tra cui quindici nodafricani, portate in questura, altre trentuno identificate, sfrattate e lasciate andare.
Lo sfratto, ancora una volta, è stato voluto dal proprietario della immobiliare Mercantile Ambrosiana, l'uomo che di fatto ha la delega da tutte le altre agenzie e da tutti i piccoli proprietari del palazzo per trattare con i turbolenti inquilini, alcuni dei quali, dopo i tragici fatti dello scorso inverno, si sono rifiutati di sottoscrivere un nuovo regolare contratto a prezzi ancora più alti: da 500 a 700 euro al mese per monolocali e bilocali (di 22 metri quadrati). Alle dipendenze dell'immobiliare in questione, anche se quel giorno il pistolero non era in servizio, c'era anche la guardia giurata che il 27 febbraio scorso sparò «accidentalmente» in testa a un marocchino, Abdel Khaled Nakab. L'omicidio rivelò una realtà che (per un paio di giorni) scandalizzò tutta la città. Affitti in nero, sovraffollamento, e metodi piuttosto bruschi - pistola alla mano, e porte sfondate - per chi aveva qualcosa da ridire. Una situazione di relativo degrado - a Milano c'è di molto peggio - che fino a quel momento non aveva impedito alle immobiliari di fare soldi sulle spalle degli stranieri.
Abdel Jabbar Moukrim, dell'associazione Al Quafila, insieme all'Arci e alla Casa della Carità, ha seguito tutta la vicenda. E' preoccupato, sostiene che di «sfratti» come questo ne vedremo ancora nelle prossime settimane. «Lo scorso 12 giugno - spiega - lo stabile era già stato in parte sgomberato, allora la proprietà propose nuovi contratti agli inquilini. Chi non ha accettato l'aumento dell'affitto è diventato moroso e ieri è stato sgomberato, ci sono clandestini che vivono ancora nel palazzo e nessuno si occupa di loro: significa che chi non ha i soldi per pagare viene sbattuto in mezzo alla strada, è un precedente pericoloso perché si tratta di uno sfratto eseguito dalla polizia senza passare dall'autorità giudiziaria».
Sei mesi fa, a proposito di quell'omicidio in uno stabile affittato a peso d'oro, Nando dalla Chiesa (Margherita) disse che «dietro le concentrazioni di immigrati regolari o clandestini e di una popolazione border line ci sono grandi e sordidi affarismi che fanno capo a persone considerate al di sopra di ogni sospetto». Sono gli stessi che oggi, impuniti, «suggeriscono» anche gli sgomberi degli immigrati morosi. Nel silenzio generale, e di fronte a tre sgomberi in pochi giorni (l'ex area Falck e l'ex istituto Marchiondi), solo il vicesindaco De Corato ha il coraggio di avanzare una proposta: «Chiederò al governo fondi per aprire nuovi Cpt».
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