Stamane a Trieste, a margine della Conferenza nazionale sulle droghe, il cartello di associazioni firmatarie del documento “A Trieste senza dogmi né pregiudizi” ha presentato un Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi. Abbiamo chiesto al curatore, Alessio Scandurra, della associazione Antigone, che cosa è emerso da questa ricerca.
Alessio Scandurra, come mai questa
iniziativa, e come mai proprio a Trieste?
La Conferenza nazionale sulle droghe sarà l’ennesima occasione di confronto
mancata. Molti temi resteranno fuori dalla conferenza, così come molti
interlocutori indispensabili, il tutto in violazione delle finalità che la legge
stessa alla conferenza attribuisce. Per questi motivi organizziamo alcune
iniziative esterne alla conferenza, tra cui quella di domani.
Quale è il quadro descritto dal Libro
Bianco?
Si tratta di un quadro molto allarmante. Aumenta il numero delle sanzioni
amministrative (dal 2004 addirittura +62,6%), ma aumentano anche le conseguenze
sul carcere. Subito prima della approvazione dell’indulto i tossicodipendenti in
carcere erano il 26,4% dei detenuti. Con l’indulto la percentuale è scesa
notevolmente (21,4%), perché i tossicodipendenti sono spesso condannati per
reati di modesta entità, e quindi molti sono usciti con l’indulto. Nonostante
questo già alla fine del 2007 la percentuale di tossicodipendenti in carcere era
risalita al 27,6%. Il numero dei detenuti, e dei tossicodipendenti in carcere,
cresce dunque con una velocità mai vista prima. Il dato relativo al numero delle
persone in carcere (anche) per spaccio resta invece stabile, ma impressionante.
Alla metà del 2008 il 38,2% dei detenuti è ristretto per l’art. 73 del DPR
309/90 (NdR, che punisce produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze
stupefacenti o psicotrope), e addirittura il 49,5% dei detenuti stranieri.
L’impatto del reato di spaccio sul carcere è incomparabile rispetto a qualunque
altro reato.
E come si caratterizza il flusso in ingresso nelle carceri italiane,
soprattutto per quanto riguarda i tossicodipendenti?
I tassi di carcerizzazione di questo paese sono ormai fuori controllo e, bisogna
ammetterlo, senza l’indulto avremmo tassi di sovraffollamento unici nel mondo
industrializzato, paragonabili solo ad alcune (poche) situazioni della America
Latina. Detto questo, rispetto a prima dell’indulto cresce notevolmente la
percentuale di persone che quotidianamente entrano in carcere dalla libertà per
violazione dell’art. 73 (+3,6%), ma soprattutto aumenta l’ingresso dei
tossicodipendenti (+8,4%). E se si entra facilmente, non altrettanto facilmente
poi si esce. Il numero delle misure alternative, a differenza di tutti gli altri
dati presentati, uguali o superiori al pre-indulto, è ancora fermo ad un quinto
rispetto alla metà del 2006.
Sono in vista soluzioni per contenere questa crescita della popolazione
detenuta?
Al contrario! Rispetto a prima della approvazione dell’indulto cresce del 31,5%
il numero di procedimenti pendenti per art. 73, e addirittura del 44,5% il
numero degli imputati per lo stesso reato. La macchina della criminalizzazione è
lanciata a pieno regime, e gli effetti che già si vedono sul sistema
penitenziario, anche per i tossicodipendenti, sono destinati ad aggravarsi.
(13 marzo 2009)
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