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Rivolta nella notte a Corelli dopo un pestaggio e l’omissione di soccorso, meltingpot.org, 11/07/08

Rivolta nella notte a Corelli dopo un pestaggio e l’omissione di soccorso

Una testimonianza diretta dal centro di detenzione

Riportiamo una testimonianza diretta sulla rivolta che ha avuto luogo la notte del 10 luglio nel Cpt di Via Corelli, a Milano. Ricordiamo che da giorni i detenuti del centro sono in stato di agitazione, e molti di loro in sciopero della fame.

Chi parla descrive le condizioni di questo centro di detenzione, gestito dalla Croce Rossa, come insostenibili da un punto di vista igienico-sanitario e di assistenza.
Dal racconto, però, traspare anche tutta la violenza congenita in questo tipo di strutture detentive, la solitudine dei trattenuti (che si trovano lì senza aver commesso alcun reato penalmente reseguibile), la difficoltà di fare sentire la propria voce.

Eppure è un dato di fatto che oggi, sempre di più, in tutta Europa, le rivolte dentro i Cpt si susseguono e i migranti hanno sempre meno paura di raccontare quel che subiscono e di attuare pratiche di resistenza.

Testimonianza di Vale, amica del trans picchiato nel Cpt:

"Tutte le sere dobbiamo prendere le nostre medicine per la terapia e andiamo a prenderle e poi torniamo indietro normalmente per andare a dormire tranquille, le trans principalmente. Non andiamo in giro per drogarci o fare dei casini. Sono andati un trans nero e due bianche e il poliziotto che era là fuori, non lo so se era drogato o se era arrabbiato, o solo forse non gli piacevano i trans, e li ha guardati male. Lui era a telefono anche se non poteva parlare al cellulare e loro gli hanno chiesto qualcosa e lui ha risposto: ‘stai zitto! Sto parlando con la mia fidanzata”. È iniziato tutto così.
Il trans nero gli ha detto: “ma non vedi questo cartello che dice che è vietato parlare per telefono?” e il poliziotto ha risposto: “che cazzo te ne frega a te, negro schifoso di merda? Sei un trans nigeriano di merda!”. Allora quella ha preso le pillole della terapia e gliele ha tirate addosso.
Sono arrivati in sei, l’hanno presa per le braccia, l’hanno portata in una stanza chiusa e in sei l’hanno bastonata. Sulla testa, su tutte le parti del corpo.
Era gonfiata tutta e le avevano dato tanti di quei colpi in pancia che quando è entrata qua dentro vomitava sangue. E la Croce Rossa non ha fatto nulla!
Quando abbiamo chiesto all’ispettore che cosa era successo con questo trans ci ha risposto che non è successo niente, che ha sbattuto la testa! Qualcuno ha visto qualcosa? E quelli della croce rossa hanno detto: No, no, no. E sono rimasti lì.

Ma una manganellata sulla testa può causare anche un trauma cranico e io ho pensato: bisogna fare qualcosa! Anche perché sennò ogni giorno qui spaccheranno la testa a qualcuno! Ho parlato con i marocchini davanti e poi con quelli a fianco, e abbiamo iniziato a fare questo casino.
E ora rischiamo la galera per tre quattro, sei mesi e non è giusto perché non l’abbiamo fatto per andare via ma per aiutare una persona che stava male.
Solo dopo che c’era il fumo dappertutto l’hanno portata all’ospedale e allora l’infermiera della Croce Rossa è andata all’ospedale anche lei piangendo e dicendo che neanche un cane si tratta come era stata trattata quella persona. Abbiamo dovuto reagire.

E poi è difficile stare qua dentro perché il bagno puzza, fuori dal bagno fa schifo e poi lì fuori dovevano tagliare l’erba e non l’hanno tagliata e allora le zanzare ci stanno mangiando vivi e portano pure le malattie. Tutti abbiamo i funghi sui piedi perché se vai in bagno a fare la doccia li prendi subito. Dovreste venire qua a vedere per credere a quello che vi dico. (…) Non c’è nessuna condizione di assistenza e noi abbiamo bisogno di qualcuno lì fuori a cui importa di noi. Nessuno può entrare e noi non abbiamo la possibilità di parlare con nessuno.

(A cura di Alessandra Sciurba. Testimonianza raccolta da Maria Fiano)
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