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"Così la Romania aiuterà gli emigrati", Metropoli, 17/07/07

"Così la Romania aiuterà gli emigrati"

Aiuti agli emigrati che decideranno di tornare in Romania, consolati più efficienti, maggiore collaborazione con l'Italia nella lotta alla criminalità. Sono alcuni dei punti principali del programma del governo romeno in tema di emigrazione. Il premier Calin Popescu Tariceanu ne parla qui in un'intervista esclusiva al sito internet di "Metropoli": "Sono certo - dice tra l'altro il premier - che l'ingresso nell'Ue comporterà una crescita del Paese e risultati concreti sulla vita della gente"di Gabriela Preda


ROMA – Nuove strategie per incoraggiare il rientro in patria dei romeni che lavorano all'estero, una rete consolare più ampia, accordi sul riconoscimento dei titoli, progetti mirati di collaborazione per combattere la criminalità. Sono queste alcune delle priorità della nuova tabella di marcia del governo di Bucarest per tutelare i romeni che vivono in Italia. Lo ha riferito il primo ministro romeno Calin Popescu Tariceanu, in una recente visita a Roma, ai primi di luglio. “Metropoli” lo ha intervistato.
Qual è la situazione dei flussi dei lavoratori romeni verso l'Italia dopo l'ingresso
del paese nell'Unione Europea il 1 gennaio 2007?

Le statistiche mostrano un flusso continuo, ma senza crescite significative dopo la data dell'ingresso effettivo nell'Unione Europea. E' vero l'Italia è sempre stata una delle destinazioni preferite dei romeni all'estero ma non ci risulta che il numero dei nostri connazionali sia cresciuto a dismisura neanche dopo l'eliminazione dei visti. Per quanto riguarda il futuro, non vorrei sbilanciarmi ma non posso essere che ottimista perché credo nel futuro del mio paese. Sono sicuro che gli effetti positivi del processo avviato in Romania a seguito dell'integrazione nell'Unione Europea comporteranno una crescita economica maggiore nell'intero paese e avranno risultati concreti sul tenore di vita della gente.
Qual è il suo messaggio per i romeni che vivono in Italia?
Nella mia visita a Roma, ho incontrato i rappresentanti delle varie associazioni dei romeni che rappresentano svariate tipologie di lavoratori – dai docenti universitari agli operai. So che la maggior parte dei romeni che vive e lavora in Italia è ben integrata. Mi ha fatto molto piacere per esempio sapere che gli studenti romeni sono molto apprezzati nelle scuole italiane. Qui, come del resto anche in Spagna, è più facile sentirsi integrati poiché la lingua è molto simile al romeno ed, in più, tra i nostri popoli latini le similitudini culturali hanno fatto la storia. Nello stesso tempo, è vero che all'interno della comunità esistono anche alcune persone con atteggiamenti antisociali che possono oscurare gli sforzi della stragrande maggioranza dei romeni che vive in Italia. Ma la criminalità non ha nazionalità. Ho sentito per esempio che recentemente un romeno è riuscito a fermare due connazionali che avevano intenzione di rapinare un ufficio postale di Roma. Questo tipo di eventi dimostrano lo spirito civico e l'onestà dei romeni. Nel futuro, sono sicuro che gli aspetti negativi che si notano a volte più facilmente di una buona notizia non danneggeranno l'immagine del paese e dei romeni onesti che lavorano qui.
Parlando di criminalità transfrontaliera, come valuta la collaborazione con lo stato italiano in merito?
La polizia romena e quella italiana collaborano da tempo poiché a Bucarest siamo stati molto decisi a perseguire coloro che commettono reati. I dati, infatti, parlano da soli, soltanto nella prima metà dell'anno più di 100 persone sono state arrestate, nelle varie fasi del progetto di collaborazione italo- romeno ”Itaro”. Al momento, quattro poliziotti romeni sono stati affiancati ai loro colleghi dell' Interpol e della Squadra Mobile di Roma e alle Questure di Bologna Torino. Inoltre, l'Italia è uno degli snodi chiave della nostra rete di addetti agli affari interni. Due esperti lavorano da tempo a Roma e a Milano ed in più da questo mese una squadra di 5 poliziotti romeni è in missione a Roma. Amplieremo, inoltre, anche la rete consolare, a partire da Torino, dove quest'estate sarà inaugurato un Consolato Generale. Abbiamo avviato infine le procedure per creare altri consolati onorifici in varie città, come Trento, Perugia, Ancona, Palermo o Bari.
Parlando di lavoratori invece, che tipo di incentivi avrebbero i lavoratori romeni che vivono in Italia per tornare in patria?
Ho sempre insistito sulla necessità d'incoraggiare il rientro a casa dei romeni che lavorano all'estero. Molti sono partiti da tanti anni dal paese, ma non troveranno la stessa Romania che hanno lasciato alle spalle. Il paese vive sul piano economico un momento straordinario di sviluppo senza precedenti. E' proprio questa la prima garanzia per far tornare i lavoratori romeni. Pensate solo che l'anno scorso, la crescita economica del paese è stata più alta di quella della maggior parte dei paesi membri dell'Unione Europea. Certo, noi stiamo recuperando adesso il divario… ma per i lavoratori romeni questo significa che possono essere pagati bene anche a casa, avendo in questo modo la possibilità di tornare con le loro famiglie. Abbiamo creato infatti un gruppo interministeriale che sta analizzando vari progetti in merito. In più, anche all'Agenzia Nazionale per l'Occupazione stiamo adesso finalizzando un progetto per definire varie procedure che facilitano il rientro dei migranti. Su questo versante, ci possono dare una mano anche le compagnie private. Ad esempio l'azienda Pirelli, che ha fatto investimenti notevoli in Romania nella città di Slatina, vuole far conoscere il suo progetto di ampliamento in Romania all'interno della comunità romena in Italia, in modo tale che loro possano essere informati sulle possibilità di impiego sul posto.
E' vero che in Romania manca la manodopera in svariati settori dato che molti dei suoi connazionali lavorano da tempo all'estero?
L'altro giorno ho letto uno studio sulla disoccupazione in Romania che sottolinea che a Bucarest e nella regione di Timisoara, due poli economici della Romania, è stato registrato un tasso di disoccupazione pari al 2 %. Ma in genere, molti uomini d'affari romeni mi hanno confessato la loro difficoltà nel trovare soprattutto manovalanza generica. Anche per questo cerchiamo di stilare una specie di tabella di marcia per far tornare i romeni in patria. Al momento, circa 2 milioni di romeni lavorano all'estero il che è veramente molto.
Parlando infine di studenti e ricercatori, ha novità per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli?
Al momento, non è stato ancora siglato nessun documento tra la Romania e l'Italia sul riconoscimento incondizionato dei diplomi, certificati o titoli scientifici. Una delle priorità del Ministero romeno dell'educazione, ricerca e gioventù è proprio quella di firmare al più tardi l'anno prossimo un accordo con l'Italia attraverso il Centro Nazionale romeno di Riconoscimento dei Diplomi Inoltre, abbiamo previsto a Bucarest varie modifiche formali di alcune norme legislative nel settore entro il 20 ottobre 2007, come prevedono del resto le norme vigenti dell'Unione Europea e le disposizioni della Convezione di Lisbona sul riconoscimento dei diplomi universitari negli stati europei, già ratificate dallo stato romeno nel 1998, con una legge apposita (legge 172).

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