Nordest, ogni anno 36mila immigrati
Il Nordest avrà bisogno di 36mila nuovi immigrati ogni anno per il prossimo ventennio. La previsione è contenuta nel Rapporto Nordest, presentato oggi a Mestre. "Si tratta - spiega Daniele Marini, direttore della fondazione Nordest - del fabbisogno necessario per mantenere inalterato il numero di cittadini in età lavorativa". Nei prossimi vent'anni, spiega la fondazione, un nuovo pensionato su tre dovrà essere sostituito con un lavoratore provenienti dall'estero. Il numero complessivo di ingressi richiesti è di 720mila
VENEZIA - Il Nordest avrà bisogno di 36 mila nuovi immigrati l'anno per un ventennio. La previsione e' del Rapporto Nordest 2007, presentato oggi a Mestre dalla fondazione Nordest. ''E' il fabbisogno futuro di popolazione per il prossimo ventennio - spiega Daniele Marini, direttore della Fondazione - per mantenere inalterata la popolazione in età lavorativa (20-59), in assenza di immigrazioni''. E' di 720mila il numero complessivo di nuovi immigrati necessari nei prossimi 20 anni.
''Il deficit – spiega Marini - dato dal fabbisogno di nuovi pensionati, è pari per il Nordest al 36%. In Italia nel prossimo ventennio sarà necessario sostituire 1/3 dei nuovi pensionati con lavoratori provenienti dall'estero''. Tra i Paesi ricchi ve ne sono solo quattro con deficit superiori a 25% (Italia, Spagna, Germania e Giappone); altri con deficit molto ridotti, inferiori al 10% (Svezia, Francia, Regno Unito, Australia, Corea del Sud), altri in posizione intermedia.
Tra i paesi poveri le cose sono molto diverse e la situazione è opposta con situazioni estreme di surplus: nel prossimo ventennio l'insieme dei paesi definiti come ''in via di sviluppo'' presenteranno annualmente un surplus oltre 20 volte superiore al deficit espresso nel ventennio dall'insieme dei paesi ''a sviluppo avanzato''.
''Nel Nordest nel prossimo futuro ci sarà sicuramente una situazione di deficit (a Trieste 51%, sopra il 40% le altre province del Friuli Venezia Giulia ma anche Belluno, Venezia, Rovigo) con situazioni differenti in base anche all'andamento del tasso di fecondità di questi anni''.
Se nel passato gli immigrati sono arrivati attratti da un mercato del lavoro che aveva bisogno di loro per ricoprire mansioni di fatica e poco retribuite è da attendersi che questo richiamo non verrà meno nei prossimi anni, accentuato anche dal ridursi dei lavoratori autoctoni. ''C'e', quindi, da attendersi che i flussi di immigrati seguiranno i ritmi degli ultimi dieci anni: 250mila ingressi annui in Italia e 35mila nel solo Nordest - conclude Marini -. Pertanto l'Italia e il Nordest sono destinati a divenire sempre più società multiculturali''.
La fondazione Nordest ha interpellato, per una lettura delle prospettive, anche i governatori Giancarlo Galan del Veneto, Riccardo Illy del Friuli Venezia Giulia e Dellai di Trento. 'Spiega Marini: “C'è chi, come Dellai, interpreta il Nordest ancora come luogo di sperimentazione di possibili e necessarie forme di integrazione sotto il profilo interistituzionale, economico e produttivo. Ma nello stesso tempo guarda anche alle relazioni con le altre regioni del Nord dell'Europa e prefigura la necessità di rafforzare l'idea di una regione ‘alpina'”.
E chi, invece, pur considerando il Nordest ancora una rappresentazione fortemente diffusa, tuttavia ritiene (come Illy) che si debba guardare alla costruzione di una “macroregione europea” con le aree transfrontaliere (Carinzia, Slovenia, le Contee Istriana e Litoraneo-Montana della Croazia). Chi infine, come Galan, osservando il Nordest sotto il profilo istituzionale riesce a intravederne una geografia contenuta al Veneto e al Friuli Venezia Giulia.
(ASCA)
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