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Rapporto annuale Sprar: più di 5.000 i rifugiati e richiedenti asilo accolti nel 2006, Ministero dell'Interno, 22/06/07

Rapporto annuale Sprar: più di 5.000 i rifugiati e richiedenti asilo accolti nel 2006

Confermata l'efficacia e la validità del Sistema. Per il Capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Mario Morcone si può parlare di 'un modello italiano'

Rapporto Annuale SPRARRealizzato da un gruppo di lavoro del Censis, in collaborazione con l'Anci, è stato pubblicato il secondo Rapporto annuale sul Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), con particolare riferimento all'anno 2006. Il documento si propone come strumento di analisi dei dati sull'evoluzione del fenomeno relativamente alla presenza in Italia dei richiedenti asilo, rifugiati e persone con permesso di soggiorno per protezione umanitaria.

Da una sintesi del Rapporto si evidenzia come, a fronte di una capacità ricettiva di 2.428 posti, sono state accolte 5.347 persone (con un aumento di quasi il 20% rispetto alla capacità ricettiva del Sistema nell’anno precedente).
Sono stati erogati ai beneficiari complessivamente 9 tipologie di servizi per un totale di 31.988 interventi, con una media di 6 interventi per beneficiario.
I beneficiari del Sistema nel 2006 sono stati soprattutto titolari di protezione umanitaria (43,1%), seguiti dai richiedenti asilo (42.9%) e dai rifugiati (14,0%).
I dati acquisiti denotano una netta inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Nel 2005 i beneficiari erano per il 52,9% richiedenti asilo, per il 31,0% persone con permesso di soggiorno per motivi umanitari e il 15,6% rifugiati. Nel 2004 l’80,0% dei beneficiari era costituito da richiedenti asilo, l’11,7% da persone con permesso di soggiorno per motivi umanitari e l’8,1% da rifugiati.

Il 70,4% dei beneficiari non rimane all’interno del Sistema di Protezione per più di 12 mesi e la maggior parte delle uscite (45%) è dovuta all’integrazione stabile sul territorio.
Il 64% dei beneficiari del Sistema è entrato nel circuito d’accoglienza a seguito di uno sbarco. La parte restante è arrivata attraverso una frontiera aerportuale (24%), il 9% sono i cosiddetti “casi Dublino”. Il restante 3% è nato in Italia: sono, infatti, 88 i fiocchi rosa o azzurri che sono stati attaccati alle porte dei progetti di accoglienza.
Complessivamente risultano accolti nei progetti del Sistema beneficiari appartenenti a 75 diverse nazionalità. Tuttavia risulta una forte predominanza (67,1 %) di origine africana: Eritrea, Etiopia, Somalia e Togo sono infatti tra i cinque Paesi più rappresentati all’interno del Sistema.

Per il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi, dalle pagine del rapporto emerge chiaramente che il 2006 è stato un anno di consolidamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. L’attività di accoglienza, protezione e integrazione ha confermato la sua efficacia e validità sul territorio nazionale, registrando una crescita significativa del numero delle persone accolte e della qualità degli interventi.
Tale vitalità si è evidenziata, infatti, anche attraverso la capacità del Sistema di adeguarsi al profilo giuridico dei beneficiari (che per il 2006 sono stati in prevalenza titolari di un permesso per motivi umanitari), il potenziamento degli interventi diretti all’inserimento socio-economico, il rafforzamento della rete degli Enti locali, gli sforzi compiuti per raggiungere quanti non rientrano nel circuito dell’accoglienza.

Analoghe considerazioni sono state espresse dal Capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Mario Morcone, che ha evidenziato come anche l'attività svolta nel 2006 ha rappresentato, attraverso il coordinamento dei servizi predisposti dagli Enti locali che hanno aderito al Sistema, un presupposto fondamentale per la piena attuazione dei diritti dei richiedenti asilo. La capacità di accoglienza dimostrata ha posto il nostro Paese a livelli di elevata qualificazione e, anche valutando come i patners europei abbiamo utilizzato la quota annuale del Fondo Europeo per i Rifugiati, si può senz’altro parlare di “un modello italiano”.
L’architettura dell’accoglienza è stata realizzata dal Ministero dell’Interno mediante un sistema che, da un lato prevede l’erogazione di contributi in favore dei progetti presentati dagli Enti locali (aderenti ai presupposti normativi), dall’altro con la prevista convenzione ANCI – attraverso il Servizio Centrale – svolge puntuale monitoraggio sulla presenza dei richiedenti asilo, sugli interventi realizzati e la loro efficacia e promuove altresì programmi di rimpatrio in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

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