Costituzione in 10 lingue per le scuole d'Italia
Un ciclo di incontri nelle scuole sui principi fondamentali della Costituzione, tradotta per l'occasione nelle 10 lingue più parlate dagli immigrati. E' il progetto "Città aperte", realizzato dall'Arci con il ministero della Solidarietà sociale. Presentando il progetto in una scuola romana, il ministro Ferrero ha "interrogato" gli studenti e ribadito che i loro pregiudizi sull'immigrazione nascono da una "visione distorta della realtà"
ROMA - La conoscenza della lingua e della Costituzione italiana è il primo presupposto per l'integrazione degli immigrati. E' la convinzione alla base del progetto "Città Aperte" promosso dal ministero della Solidarietà Sociale e attuato dall'Arci in sette città, che è stato presentato ieri a Roma presso l'Itss Leonardo Da Vinci, dove il 50% degli studenti sono stranieri e di 49 diverse 49 nazionalità.
Il progetto, che partirà a settembre e durerà un anno e mezzo in sette città (Milano, Roma, Genova, Firenze, Bologna, Torino e Bari), si inserisce nella campagna "Costituzione e convivenza" e prevede la creazione di “laboratori sociali” per l'integrazione dei cittadini stranieri e momenti di incontro per discutere dei principi della Costituzione italiana.
In pratica a partire da settembre un ciclo di "Dialoghi sulla costituzione" coinvolgerà le scuole di ogni ordine e grado: per questo l'Arci ha realizzato un volumetto con i primi 54 articoli della costituzione in dieci lingue, dieci lingue, russo, arabo e cinese compresi.
La presentazione del progetto si è trasformata in un vivace 'question time' tra il ministro e gli studenti, che ha dato modo a Ferrero di "spiegare" il fenomeno immigrazione. E se i ragazzi sono stati i primi a porre domande, è stato poi lo stesso ministro a "interrogare" gli studenti. Quanti sono gli immigrati? "tantissimi", e sono più gli irregolari o i regolari?, "gli irregolari", Da dove entrano i clandestini? "dal mare".
Una serie di risposte che, secondo il ministro, dimostrano che "c'è tanta disinformazione e tanta paura" in parte dovuta anche al fatto che "i tre milioni di immigrati che vivono onestamente nel nostro paese non conquistano le pagine dei giornali come i tre che incendiano un autobus. La propensione a delinquere degli immigrati regolari - ha quindi spiegato il ministro - è più bassa di quella degli italiani. Gran parte della diffidenza esistente - ha quindi sottolineato Ferrero - nasce per leggenda".
Quasi tre ore di discussione in cui Ferrero ha, tra l'altro, spiegato "la situazione delirante che si è venuta a creare con la legge Bossi-Fini che, dal 2000 al 2006, ha fatto raddoppiare il numero dei clandestini che sono ora circa 500mila. Oggi - ha detto Ferrero - è difficile entrare legalmente in Italia. I clandestini fermati dalle forze di polizia vengono rinviati nel Paese d'origine e non possono rientrare in Europa per dieci anni. E' chiaro che rientrano in maniera illegale e non solo da Lampedusa, ma soprattutto via aerea e con gli autobus".
"E' ovvio che in questa situazione aumenta la possibilità di vicinanza con la criminalità organizzata che trova nelle situazioni di irregolarità manovalanza a basso costo. Per combattere la delinquenza -ha aggiunto Ferrero - occorre ridurre il numero dei potenziali delinquenti". Bisogna quindi, secondo il ministro, fare in modo che "la lingua italiana diventi la lingua di tutti e che vi siano per tutti le stesse regole e gli stessi diritti". La modifica della legge Bossi-Fini - ha concluso Ferrero - è un punto ma non la soluzione del problema, il cui nodo centrale è il potenziamento del welfare.
(Adnkronos)
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