ROMA - Si dilatano ancora i tempi per la riforma della cittadinanza.
Secondo il calendario dei lavori della Camera, il testo unificato in cui è confluita la proposta di legge presentata dal governo doveva arrivare in aula il 28 maggio, ma quel termine non potrà essere rispettato. Ieri la commissione affari costituzioni ha chiesto infatti una dilazione per la conclusione dell'esame del provvedimento e, visto che la prossima settimana a Montecitorio non si lavora, è difficile che i deputati inizino a discuterlo prima di giugno.
A rallentare il cammino della riforma questa volta sono le obiezioni sulla sua copertura finanziaria, nate dopo che un resoconto della ragioneria dello Stato ha sottolineato come le previsioni di spesa contenute in una nota del ministero dell'Interno sono sottostimate e non abbastanza dettagliate. Prima di esprimere il suo parere (che alla luce di queste incongruenze non potrebbe che essere negativo) la commissione bilancio ha quindi chiesto che il testo venga modificato.
La palla è tornata così alla commissione affari costituzionali dove ieri, in rappresentanza del governo, è intervenuto il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi spiegando come Viminale e ministero dell'Economia stiano già lavorando per raggiungere i chiarimenti necessari ad assicurare la precisa quantificazione degli oneri della riforma. Ma questa messa a punto richiede tempo, di qui lo slittamento.
Intanto sono arrivati anche i pareri delle altre commissioni, tutti favorevoli, ma accompagnati da osservazioni che peseranno sul testo finale della riforma.
In particolare, la commissione Esteri ha evidenziato il carico di lavoro che si riverserà sui consolati allargando il diritto per l'acquisto o il riacquisto della cittadinanza per gli oriundi italiani e i loro discendenti. Oggi sono già 800mila le domande presentate da discendenti di italiani all'estero (sopratutto in Brasile, Argentina e Uruguay) in attesa di una risposta. Con la riforma sarà quindi indispensabile, come si legge nel parere, un "contestuale adeguamento delle risorse umane e finanziarie della rete consolare" e andrebbe inoltre valutata "l'opportunità di introdurre un termine cronologico nel riconoscimento della cittadinanza secondo lo jus sanguinis".
Elvio Pasca
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