I Casi

Ma perché? Perché no!

di Fiorentina Barbieri

« A.B., 69 anni, italiano, ha 4 bypass e patologie collaterali, è stato trasferito da un grande carcere del Centro Italia ad un altro, piccolo e non attrezzato, perché il suo processo si dovrà celebrare in un’altra città, non dov’è il carcere, solo più vicina…» Così avevamo scritto ad agosto, denunciando la pesante situazione di Alfredo, che aveva una pena da scontare, ma poi ne stava arrivando anche un’altra e il processo, ancora da celebrare, si sarebbe dovuto svolgere in una città delle Marche. Per questo era stato trasferito, ma non proprio lì, vicino, più o meno.

Da un grande carcere romano era finito nel piccolo carcere di un centro abruzzese che, come capienza regolamentare, dovrebbe contenere circa 200 detenuti. Al momento, invece, gli operatori denunciano un organico ridotto e l’aumento del numero dei detenuti, che è arrivato a 310.

Alfredo era incappato nel mucchio dei trasferimenti “per sfollamento”, quelli che simulano l’alleggerimento del numero dei detenuti, spostandoli dai grandi istituti delle grandi città, più soggetti ad essere osservati, alle piccole carceri, sottratte ad un monitoraggio indiscreto.

Lo stato di salute di Alfredo era e resta assai precario e così, in attesa di un processo che tardava, lui aveva già fatto domanda per lasciare quel luogo sprovvisto di attrezzature terapeutiche adeguate e tornare a Roma.

Si è poi capito perché quel processo non veniva celebrato: è stato annullato. Alfredo ne è uscito indenne ed ora deve terminare di scontare la pena precedente, quella per la quale stava benissimo (si fa per dire) nel carcere romano. Ma è ancora lì, gravemente sofferente e solo nel piccolo carcere abruzzese, dove l’Amministrazione lo ha trasferito, o sfollato. O dimenticato. 

Alfredo è persona di una certa cultura. A Roma si era iscritto ai corsi universitari in carcere. Da libero svolgeva un’attività di notevole livello di specializzazione in una importante società e insieme ad altri compagni di detenzione aveva iniziato ad organizzare percorsi di formazione per gli altri detenuti. Sono loro che ce lo hanno segnalato e oggi chiedono di riaverlo tra loro per proseguire nei loro progetti: ci chiedono perché Alfredo debba restare ancora lì, a rischio della sua vita, quali le ragioni di un provvedimento che ha tolto a loro e al loro amico occasioni di essersi utili vicendevolmente.

Il criterio è che la pena debba non solo prevedere che il tempo sia sottratto, ma anche sprecato? Perché il trasferimento non viene revocato?