I Casi

Le colpe, dai padri ai figli

di Francesca D'Elia

Angelo è in carcere da quasi 14 anni, e ha subito diversi trasferimenti. Da ormai 15 mesi si trova nel carcere di Melfi. La sua storia detentiva (e non solo, considerati i riflessi sulla sua persona e sulla famiglia) è nota a chi si occupa di carcere: è stata sottoposta a noi come al Ministro della Giustizia. Non può non essere raccontata.
Salvo un periodo di due mesi trascorso a Taranto nel 2008, Angelo, originario di quelle parti, ha sempre trascorso la sua detenzione lontano da casa. La lontananza dai due figli minori, ora di 13 e 15 anni, ha implicato l’impossibilità di vederli, con indubbie conseguenze, sia rispetto alle prospettive di reinserimento del padre, sia rispetto allo sviluppo emotivo e relazionale dei figli. E' infatti impossibile per i familiari spostarsi, sia per motivazioni economiche (i risparmi della famiglia, infatti, sono stati pressoché tutti impiegati per la vicenda giudiziaria), sia a causa della salute dei figli. Il più piccolo soffre di cinetosi e di gravi stati di ansia, al punto che aveva difficoltà e malori negli spostamenti per far visita al padre anche nel periodo in cui è stato provvisoriamente assegnato a Taranto, a soli 15 km da casa. Le visite specialistiche hanno attestato l’assoluta impossibilità del ragazzino a viaggiare. Non è esente da problemi di salute anche il figlio più grande, colpito da depressione al pari del fratellino, sempre a causa della lontananza dal padre, e dal non averlo incontrato per un lunghissimo periodo di tempo, come accertato dal Tribunale dei Minorenni di Taranto che, nel 2007, ha dichiarato la necessità di un apporto psicologico da parte dei servizi sociali in favore di entrambi i ragazzi. L'insorgere dei problemi psicologici dei figli risale al periodo detentivo trascorso dal padre a Carinola, durante il quale la famiglia non ha potuto recarsi in visita ad Angelo per più di due anni. Allo stato, sono più di 15 mesi che i figli non hanno la possibilità di far visita al padre.
Abbiamo sottoposto la vicenda all'attenzione dell'amministrazione penitenziaria, auspicando il trasferimento di Angelo nell’istituto più vicino alla residenza della famiglia (come, per altro, prevede l’ordinamento penitenziario). Peraltro, Angelo ha sempre tenuto in carcere un comportamento corretto e, in ogni caso, nel pieno rispetto delle regole degli istituti nei quali è stato recluso, come riportato nelle relazioni degli operatori penitenziari. Proprio per questo ha anche ottenuto lo sconto di pena previsto dalla “liberazione anticipata” per un totale di 1080 giorni.
Sappiamo che il caso è nuovamente in corso di valutazione negli uffici dell’Amministrazione penitenziaria. Speriamo che le colpe dei padri possano smettere di ricadere sui figli.