I Casi

In Sardegna รจ caccia all'arabo

di F. Barbieri e S. Anastasia
(pubblicato su Terra del 18 giugno 2009)

Ci sono voci, che cominciano a prendere piede, sull’aggravamento delle condizioni  di vita e di detenzione nelle carceri sarde. Si dirà: perchè altrove è meglio? Il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha appena dichiarato il tutto esaurito, oltre ogni soglia di tollerabilità, e come volete che si stia, in carcere, di questi tempi? Eppure dalla Sardegna arrivano notizie un po' più preoccupanti, che ricordano le terribili vicende di Sassari, nel 2000, quando un gruppo di detenuti in via di trasferimento fu sottoposto a gravissime violenze e maltrattamenti.In particolare i rumors di “radio carcere” riguardano Macomer, dove ci sarebbe un trattamento persecutorio nei confronti dei detenuti islamici, che, non appena scesi dal blindato, verrebbero aggrediti con provocazioni e pugni sul collo e alla testa. Nelle perquisizioni, poi, chi ha girato molti istituti avrebbe confessato di non aver mai subito un trattamento simile. Gli interessati dicono che “non viene rispettato il Corano”, ma probabilmente neanche altri libri sacri potrebbero consentire il trattamento che viene loro riservato.
I detenuti islamici sarebbero portati, dopo la perquisizione, in una sezione organizzata come quelle dei 41 bis: isolamento totale, porta blindata chiusa 24 ore su 24; non si incontra nessun altro detenuto, solo i poliziotti che portano loro il cibo. E ogni volta che si esce dalla cella sarebbero perquisiti con tatto, letteralmente “palpati” da due poliziotti!
Niente giornali in lingua araba, libri e vestiti centellinati, la posta sarebbe consegnata con una media di 25 giorni di ritardo.
Al passeggio gli arabi di religione islamica resterebbero sempre divisi dagli altri: possono andare all’aria solo con quelli della propria sezione, circa 25 detenuti provenienti da diversi paesi del Nord Africa.
Tutto questo viene loro presentato come un regime prescritto dal Ministero, ma i detenuti sanno che non c’è nessun carcere in Italia in cui la porta blindata è chiusa 24 ore su 24 ore, a eccezione dei regimi speciali di massima sicurezza. A meno che non stiano sperimentando il regime post-Guantanamo che il Presidente del Consiglio intende riservare agli ex-nemici combattenti che si è impegnato a ospitare nelle carceri italiane.
Da aprile pare siano iniziate forme di protesta: battiture, uno sciopero della fame, altro. Anche perché aumenterebbero le provocazioni, le minacce, i maltrattamenti, nel caso qualcuno osasse fare denunce
Sembra un film già visto. Speriamo che non sia così. Attendiamo smentite e assicurazioni.