I Casi

Aiutiamo Eduard a curarsi

 

di Claudia Pacileo

Staff Difensore civico Associazione Antigone

 

La vicenda carceraria di Eduard racconta la storia di quei detenuti, soprattutto stranieri, in condizioni di salute gravi, riconosciute tali anche dalla Magistratura, ma costretti a rimanere in carcere per l’assenza di strutture esterne disponibili ad accoglierli.

Eduard è un giovane ragazzo romeno, arrestato in Italia nel settembre del 2011 dopo essere stato dichiarato colpevole di una serie di reati e, per questo, condannato a scontare una pena detentiva di dieci anni.  

 

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Il 41bis e la voglia di forca

di Stefano Anastasia

Si sarà mostrato severamente accigliato, il Ministro della giustizia, mentre dal palco di un talk-show politico di tarda estate, rispondeva alla notizia dell’azione di “recupero crediti” intentata da Giovanni Brusca nei confronti di certi suoi fiduciari, ai quali avrebbe affidato, durante la latitanza, parte delle sue ricchezze.

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Il prezzo dell’incuria

di Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri

Lungamente atteso, l’ultimo giorno Nelson Mandela ha attraversato il terreno di gioco dello stadio di Johannesburg, dove Spagna e Olanda stavano per scontrarsi nella finale del mondiale sudafricano.

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Diritti umani

di Stefano Anastasia

Il più preciso ci ha mandato la piantina: dettagliata, proporzionata, inappuntabile. Potrebbero prenderlo alla Direzione generale Beni e Servizi, là dove con metro calce e cazzuola si stanno preparando al varo del fantomatico “piano-carceri”. Da agosto ad oggi, 932 detenuti ci hanno scritto per avere sostegno nella procedura di ricorso alla Corte europea dei diritti umani contro le condizioni di vita cui sono costretti nelle carceri italiane.

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Ripristino della legalità

di Stefano Anastasia

Giacomo è uno che sa il fatto suo: il 17 dicembre, nel Palazzo di giustizia di Udine si discuterà il suo ricorso contro il provvedimento disciplinare che gli è stato inflitto a luglio, quando protestò con la direzione del carcere di Tolmezzo perché nella sua cella di nove metri quadri era stato appena elevato il terzo piano a castello.

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Le colpe, dai padri ai figli

di Francesca D'Elia


Angelo è in carcere da quasi 14 anni, e ha subito diversi trasferimenti. Da ormai 15 mesi si trova nel carcere di Melfi. La sua storia detentiva (e non solo, considerati i riflessi sulla sua persona e sulla famiglia) è nota a chi si occupa di carcere: è stata sottoposta a noi come al Ministro della Giustizia. Non può non essere raccontata.

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Dalle stelle alle …

di Fiorentina Barbieri

Noi le vicende umane dei detenuti nelle carceri italiane cerchiamo di seguirli, monitorandone i percorsi burocratici e chiedendone ragione. Le risposte del Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria sono spesso elusive, generalmente convenzionali.

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Non è successo niente

di Stefano Anastasia

Dunque: il Ministro della giustizia assicura che si farà piena luce sulla morte di Stefano Cucchi, di Diana Blefari e sulla registrazione teramana in cui il caporeparto redarguiva un sottoposto reo di aver “massacrato” un detenuto alla vista di un “negro” e non, invece, al piano di sotto, dove queste cose vengono meglio e con la dovuta riservatezza.

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Un avatar kafkiano

di Stefano Anastasia           

Olindo e Rosa, a sentire la magistrata di sorveglianza di Reggio Emilia, devono potersi incontrare almeno una volta ogni quindici giorni, e l’Amministrazione penitenziaria deve assicurare che ciò avvenga, portando l’uno a colloquio dall’altra (o viceversa) con gli ordinari mezzi di traduzione dei detenuti.

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Rewind

di Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri

Ne abbiamo già parlato, quest’estate (Quell’errore che ha rovinato tutto, 20 agosto 2009): di Alberto, del suo senso di vuoto e di impotenza che lo avevano ulteriormente rovinato, dopo una vita di errori e la disperazione per ciò che si considera irrimediabilmente perduto. Una volta, ad un direttore di carcere fu chiesta ragione della concessione del lavoro esterno ad un uomo che ne aveva appena maturato il diritto.

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Il muro di gomma

di Stefano Anastasia           

Capita che ci scriva una signora, legata da una relazione di amicizia con un tale: come se ne possono avere tra vicini di casa, colleghi di lavoro o frequentatori abituali dello stesso bar del quartiere. Il suo amico, lei sa, è stato arrestato. Non ha quindi più occasione di incontrarlo. Sa anche che non ha relazioni familiari significative e potrebbe quindi avere bisogno di qualcosa: un cambio, un libro, generi di conforto.

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Ma perché? Perché no!

di Fiorentina Barbieri

 «A.B. , 69 anni, italiano, ha 4 bypass e patologie collaterali, è stato trasferito da un grande carcere del Centro Italia ad un altro, piccolo e non attrezzato, perché il suo processo si dovrà celebrare in un’altra città, non dov’è il carcere, solo più vicina…»

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Raschiando il fondo del barile

di Stefano Anastasia               
Sono ormai più di duecento i detenuti che nelle ultime settimane ci hanno scritto per avere sostegno e assistenza nel ricorso alla Corte europea contro le condizioni di sovraffollamento in cui sono costretti. Molti altri se ne aggiungeranno nei prossimi giorni. Con scrupolo e attenzione stiamo valutando, caso per caso, quelli che hanno ragioni per confidare in un risarcimento (monetario e, soprattutto, simbolico) dai giudici di Strasburgo.

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Una perdita di tempo

di Stefano Anastasia             
Il carcere, si sa, è una perdita di tempo. Lo è strutturalmente, per finalità istituzionale. Lo scorrere del tempo segna l'andamento della pena e la prima regola da imparare per sopravviverle è quella della pazienza. Avete presente il detto “chi ha tempo, non aspetti tempo”?

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L’eco del reinserimento

di Fiorentina Barbieri              
« … Ho già superato i 2/3 della pena e potrei usufruire dei vari benefici … ma dopo 2 anni qui non mi è stata chiusa la sintesi (la relazione degli operatori del carcere sugli esiti del trattamento sul detenuto, da redigere, secondo l’Ordinamento Penitenziario, entro termini che vanno da uno a nove mesi, n.d.r.) …mi hanno detto che non me la chiuderanno …. è inutile che presenti istanze al Tribunale perché mi verrebbero automaticamente rigettate … qui la parola reinserimento forma l’eco, anche se viene detta sottovoce …

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I detenuti tutti

di Fiorentina Barbieri           

L’impatto è forte per chi era in vacanza e torna ora: tra tutte le richieste di assistenza per il ricorso alla Corte Europea giunte ad agosto alla sede di Antigone, i nostri avvocati ne avevano selezionato una quarantina come ammissibili. Poi però capita che apri una busta e trovi lunghe liste di firme.

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Overbooking

pubblicato su Terra il 13 agosto 2009, (Linkontro 14 agosto 2009)
di Fiorentina Barbieri

Il gruppo del Difensore civico di Antigone si è dato dei turni per esserci anche ad agosto: la posta aumentava, soliti problemi ma esasperati: «Mio padre è detenuto in custodia cautelare, il carcere sa che ha un enfisema polmonare grave e rischia crisi respiratorie, per il sovraffollamento lo hanno messo in cella con due detenuti che fumano, come posso non farlo morire in carcere?». Il valore aggiunto - si fa per dire - sembra essere il sovraffollamento, che aggrava ogni cosa.
Per le proporzioni la questione è uscita dal circuito della stampa di settore per giungere ai media a più vasta diffusione. Con meno enfasi che per i voli in overbooking (le prenotazioni superano i posti disponibili) si denunzia che per la prima volta dal 1946 i detenuti sono 63.661, contro i 43.262 posti, in teoria, disponibili di fatto 37.742.

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L'inchiesta dispersa

di Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri*

Un anno fa si era concluso il processo penale nei confronti dell’internato che nel maggio 2007 aveva ucciso Maurizio Sinatti nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, dove erano entrambi rinchiusi: l’imputato aveva avuto dieci anni ed era stato trasferito ad un altro OPG. Ma per la compagna di Maurizio l’esito processuale lasciava troppe risposte inevase.

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Libero e vigilato

di Fiorentina Barbieri e Simona Filippi*

La storia di G. è quella di un libero vigilato che ci racconta le contraddizioni del sistema delle misure di sicurezza, una “pena aggiuntiva” che può durare per tutta la vita, se il magistrato a un certo punto non dichiara la fine della pericolosità sociale. Ciò non avviene solo per gli internati degli Ospedali psichiatrici giudiziari, anche le prescrizioni dei “liberi vigilati” possono essere eccessivamente vincolanti. Si pensi al non poter uscire o rientrare prima o dopo una certa ora, non incontrare pregiudicati né trattenersi dove vendono alcolici, dover vivere all’interno di una Comunità.

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Il facilitatore

di Fiorentina Barbieri*

I problemi di Gino erano dei soliti che arrivano al Difensore civico di Antigone: voleva il trasferimento per motivi di salute (varie patologie che aggravano la sua condizione di sieropositivo) e familiari (lui è di una città del Sud e tra un carcere e l’altro non vedeva la famiglia da anni). Così ci scriveva. Per molti mesi, in modo insistente ma cortese, via via più competente. Anche il fratello ci scriveva ed entrambi ci davano minuziosamente conto dell’evolversi della situazione - era stata presentata anche un’interrogazione parlamentare sul caso di Gino - che però sembrava bloccata.

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Sex offenders. Che ne è dei violentatori, una volta catturati?

di Fiorentina Barbieri e Flavia Fornari*

Il 14 luglio scorso la Camera ha approvato, quasi all’unanimità e con voto segreto, il testo unificato di legge concernente disposizioni in materia di violenza sessuale. Dovrà passare al Senato, dove forse qualcuno tenterà di ripristinare la norma, ora stralciata, sui cosiddetti manifesti wanted, con le foto dei latitanti macchiatisi di questo reato; oppure si riparlerà di castrazione chimica… Alla rapidità del percorso non può non aver contribuito l’attenzione dei media su recenti fatti di cronaca, che hanno riproposto, oscurando le ragioni profonde di un disturbo che è prima di tutto mentale, gli aspetti più morbosi delle azioni di stupro. Non saranno leggi più repressive ad abbattere i numeri dei reati di violenza sessuale, essendo difficile che una patologia così complessa possa venir meno attraverso forme di deterrenza poco efficaci in questi casi.

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Lontano da casa

di Fiorentina Barbieri e Flavia Fornari*
(Articolo pubblicato su Terra il 9 luglio 2009)
Ma la pena deve essere afflittiva? Oltre alla privazione della libertà è forse necessario, in qualche modo utile, aggiungere restrizioni che aggravino le condizioni di vivibilità di una persona in carcere? Così sembra, in alcune situazioni nelle quali il senso di impotenza che assale un detenuto  dipende per molto dal suo isolamento e dalla lontananza dai familiari: guardiamo ancora alle regole penitenziarie che riguardano l’assegnazione della sede carceraria (artt. 42 dell’ordinamento penitenziario e 30 del regolamento di esecuzione), che dovrebbe essere in istituti situati “nell’ambito della regione di residenza” del detenuto o almeno “in località prossima”. Tra poco sarà il compleanno di Pino, ragazzo di Gela (Caltanissetta), attualmente ristretto - è il termine tecnico - presso la Casa di Reclusione di Augusta (Siracusa).

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Una ordinaria notte da incubo

di Stefano Anastasia e Fiorentina Barbieri*
(pubblicato su Terra del 25 giugno 2009)

Il 26 giugno è la Giornata internazionale per le vittime della tortura proclamata dall'Onu. Dalle nostre parti ha un sapore un po' esotico: quando se ne parla, anche in luoghi istituzionali, sembra si parli di mondi lontani. Certo, Guantanamo e Abu Grahib ci hanno dato qualche brivido, ma – come ci disse un alto magistrato qualche anno fa – la tortura da noi non è prevista, e dunque è un problema che riguarda quei Paesi che la prescrivono. Sentite allora questa piccola storia di abusi di polizia, provate a darle un nome e indovinate dove è accaduta.

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In Sardegna è caccia all'arabo

di F. Barbieri e S. Anastasia  

Ci sono voci, che cominciano a prendere piede, sull’aggravamento delle condizioni  di vita e di detenzione nelle carceri sarde. Si dirà: perchè altrove è meglio? Il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha appena dichiarato il tutto esaurito, oltre ogni soglia di tollerabilità, e come volete che si stia, in carcere, di questi tempi?

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Lontano dagli affetti

di Fiorentina Barbieri             

Lui ha quasi 61 anni, è attualmente detenuto in un grande carcere del Centro Italia a causa di un arresto europeo per truffe risalenti a diversi anni fa. Appare una persona mite e comprensiva, a detta di tutti un detenuto modello. Lei ne ha 32 di anni, vive in un’importante città dell’estremo Nord Est d’Italia, ha dovuto lasciare il lavoro che aveva all’estero e ora non ha un lavoro fisso, né soldi per pagarsi il lungo viaggio per venire a visitarlo

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